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sabato 10 settembre 2011

Premafiosità, c’è chi non passa l’esame

Umberto Santino, animatore del Centro Giuseppe Impastato, il primo centro studi sui fenomeni mafiosi in Italia, specie dei legami tra politica, affari e mafia, approfondisce qui il suo concetto di “premafiosità”. Che definisce come “quei fenomeni che mostrano come la violenza privata venga usata come mezzo di arricchimento e di dominio”. I fenomeni sono le grassazioni, l’abuso di potere, se non il terrorismo, la violenza generalizzata, e l’impunità garantita dal potere, compresa la stessa giustizia. Che Santino spiega attraverso il riutilizzo di documenti d’epoca, dal Cinquecento in poi, pubblicati ma inosservati: le lettere di Montalto, delegato fiscale a Palermo, a Carlo V, la giustizia privata, il brigantaggio urbano, il “teatro” dei Beati paoli, i “pugnalatori di Palermo”, e altre succose storie.
Lo studioso, che ai fenomeni mafiosi ha dedicato molte riflessioni da contemporaneista, in particolare ai legami mafia-politica da Portella della Ginestra e Lima-Andreotti, è ben attento a non cadere nell’anacronismo, che la storia fa tutta uguale. Sulla base del semplice presupposto: “Perché altrove fenomeni completamente o parzialmente assimilabili sono abortiti e solo in aree determinate hanno dato i frutti che sappiamo?” Nella domanda c’è una prima risposta: perché altrove questi fenomeni sono stati: 1) contrastati, 2) deviati, 3) canalizzati nella legalità. La risposta Santino cerca invece “nelle condizioni e nelle forme specifiche in cui si sono configurati i processi di transizione dal feudalesimo al capitalismo e di formazione dello Stato, e si è articolata l’interazione tra fenomeni criminali e dinamiche economiche e di potere”. Ma le mafie sono congruenti a queste dinamiche?
La premafiosità bordeggia, modernamente, tutta la storia del capitalismo, dell’Europa, dell’Occidente – anticamente e altrove, prima e fuori dello stato di diritto, tutta la storia. Il concetto cioè finisce all’omologazione, alla sterilizzazione della funzione politica - di governo, e di giustizia, o repressione. Circoscrivere non è in questo caso operazione ideologica, diminutiva della forza della mafia e quindi assolutoria e complice, ma di efficienza, di repressione efficace. Si studia la mafia per reprimerla, con la mafia la guerra è sempre aperta, circoscrivendo e non allargando, benché con realismo, il fronte. La premafiosità può servire come Santino la usa, come esame per (non) passare alla mafiosità.
Umberto Santino, La cosa e il nome, Rubbettino, pp. 248 €12,39

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