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venerdì 9 settembre 2011

Il malato d’Europa è la Germania

Non è un problema dell’uovo e della gallina, di chi viene prima, qui il fatto è evidente, ed è che la Germania non ha digerito la Banca centrale europea, che in pochi mesi ha attaccato con due dimissioni eccellenti, dopo una serie di autorevoli indiscrezioni critiche, di Weber e di Stark, e le critiche del presidente della Bundesbank Weidmann. Il quale non parla, politico di fresca nomina, consulente di Angela Merkel, ma fa: vendendo e facendo vendere il Btp italiano – dal Btp non si può passare che al Bund tedesco, che così costa sempre meno (ed è solo uno degli artifici, non il peggiore, per evitare che la Germania debba dichiarare un debito pari al pil).
Il fatto è che non c’è speculazione nei mercati. Non così determinante come si dice. I mercati sono manipolati dalla politica europea, cioè tedesca, e gli operatori non fanno altro che porre un’attenzione un po’ più vigile ai fatti della politica. O meglio: la speculazione c’è, ma è solidamente impiantata sulla politica della Germania.
Si può arguire al contrario tutto quello che si vuole. Che non c’è “Germania” senza il suo feudo europeo. Che Stark, Weber e Weidmann non sono la Germania. Che la Germania ha accettato perfino la presidenza di un italiano alla Bce, Mario Draghi. E che sta facendo quello che deve col Fondo europeo d’intervento a difesa dell’euro. Come si può arguire per la verità che la Merkel non è Kohl, che la Germania di Berlino non è quella di Bonn, non è europeista, anche perché il Muro è caduto e la Germania non ha più paura, e che la Germania usa trucchi colossali per camuffare il suo debito. Ma il fatto parla chiaro: la Germania ha assistito e assiste la Grecia perché è una sorta di Land tedesco fuori le mura, delle banche e assicurazioni tedesche.
Un banchiere che si dimette platealmente, mentre i mercati sono in fermento, a mezzo di una sessione di Borsa, sa che cosa fa: sabotaggio. Questo a Stark non si può rimproverare, perché è tedesco. E il problema è proprio questo: all’origine c’era la Grecia, ma poi, e sono tra poco due anni, c’è stata la Germania.
Weber e Stark hanno alimentato per un anno, ccon indiscrezioni e con tutto l’apparato della Bundesbank, la speculazione. Hanno opposto ogni resistenza al consolidamento europeo di una parte del debito, gli eurobond. E hanno creato, letteralmente, il “caso Italia”, che è quanto dire la fine dell’euro. L’hanno creata con indiscrezioni e con lettere di diffida. Che un banchiere sa bene che cosa significano. Si dice: è la sensibilità eccessiva della Germania ai fatti monetari. No, è un attacco, determinato, perfino cattivo nei termini, alla solvibilità dell’Italia. Fino a quell’incredibile spread tra il Bund tedesco e il Btp italiano che niente giustifica. Si dice anche la le sorti della Germania sono legate all’euro e quindi all’Italia. Ma non è vero.

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