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venerdì 24 febbraio 2012

Notte uterina, che la vita genera

Un libro forte di coiti - incisi, dipinti, detti: la “notte sessuale” è la “scena primigenia”, da cui pare che tutti i bambini sono ossessionati dopo Freud. Un tour de force, ma non senza senso: “All’inizio del XXImo secolo la riproduzione delle società umane cessò di transitare dalla voce maschile (legge, matrimonio, abito, regola, linguaggio, identità, statuto). La riproduzione s’attorniò allora di una luce radicalmente nuova, per ridiventare unaria, violenta, silenziosa”. Heidegger sarebbe stato invidioso. “Prima viene l’infantia, la parola seconda. L’oblio è primo, la memoria seconda. La lèthè prima, la verità (l’alètheia) seconda”. Analitico, sintetico, immaginifico: “L’umanità si è moltiplicata attraverso generazioni di coiti – millenari di coiti – che sono essi stessi delle immagini zoologiche sideralmente instancabili”.
I chiaroscuri un tempo i pittori chiamavano “le notti”, e i romani elucubrationes, le attività che si esercitavano alla luce delle lampade. Pene era in latino penicillus, un pennelino. Revelatio è “togliere il velo”: “Le quattro più grandi religioni attuali non furono soltanto collezioni di miti come tutte le ideologie originarie: esse pretesero di essere religioni «rivelate»”. Il “Noli me tangere” di Cristo a Maria (Maddalena?) nel Vangelo, e così li ritrae il Bronzino, è “interdizione di vedere” nel senso di non scoprire le parti intime. Hades, la tenebra, l’infero, è l’in-visibile, Ha-ides. Cholera era in greco la nerezza. Nero è il colore dello spazio, “ogni volta dietro gli astri, la terra, i pianeti, le comete: la “natività (è) notturna”. Nulla di scandaloso: coire è viaggiare insieme. E “il sadismo è la pulsione sociale essenziale”. Anche Lacan sarebbe stato invidioso – furtivo è in latino fur, il ladro.
L’uomo viaggia per tre notti, uterina, terrestre, infernale. Da qui la difficoltà di vedere, di penetrare il buio, per quanta cura ci metta. “Tua est nox”, dice sant’Agostino a Dio – non soltanto la notte, per la verità. La notte, dunque. Che però è bisogno di luce – il discorso gira sempre – e cioè d’immagine: “Noi abbiamo bisogno, appena nati, di qualcosa che ci guarda”. E questa cosa che sorge dal nero, a opera del nostro sguardo piatto, fisso, delimitato, chiamiamo “immagine”. Perché in realtà, come nella “notte sessuale”\“scena primigenia”, non si vede, la scena s’immagina. Attribuendo a sant’Agostino, che invece amava la sua mamma, l’errore-orrore di essere stati concepiti nel peccato – non nel peccato originale, nel coito.
Che resta della furia - Quignard è scrittore sempre furiosamente accattivante? Il piacere delle immagini. Qui migliori del testo: “Il piacere in immagine (Denken in Bilden – ma intende i Denkilder di W.Benjamn) è più allucinante della deliberazione mentale”. Dato per scontato che il verbo è allucinante, tutto lo è di più. Guignard ne fa la dimostrazione, allucinata, con le parole e con le immagini: aggressive, anche in quest’epoca di porno etereo.
Pascal Quignard, La nuit sexuelle, J’ai lu, pp. 219 € 6,70

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