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domenica 21 dicembre 2014

Una festa per i non credenti

Londra festeggia il Natale ma evita di collegarlo per nessun segno all’Incarnazione, favola o vangelo che sia. L’Italia si pregia di non festeggiarlo, le città per queste notti natalizie oscurando o ingrigendo. Una convergenza di opposte esigenze, che si vogliono ispirate e razionali, il culmine della buona volontà, e ne denudano l’angustia, se non la stupidità.
Per contro, il senso del Natale si moltiplica e imbellisce negli Usa, la cultura forse più materialistica in corso. Senza ridursi ai fini utilitari delle sue poche manifestazioni residue in Italia, la culla del cristianesimo, allo scambio cioè dei doni, anche se indigesti: l’Incarnazione vi è un’occasione per suoni, canti, poesia, colori, leggende, gentilezze. O nei paesi non cristiani, in India per esempio, dove molte scuole fanno il presepe, con la Madonna, il Bambinello, san Giuseppe, i Magi – scuole indù e islamiche. O in Cina, che pure è sempre comunista. Solo la concorrenza semita si astiene, ma per ragioni appunto di concorrenza.
Il rifiuto del Natale è triste non in sé. Ci può stare, le feste non sono obbligatorie. Ma per il ragionamento che sta dietro, specie negli educatori, che ormai sono soltanto educatrici. Un falso senso dei doveri, dei diritti. Dei diritti che sono da inculcare. Esito di generazioni di un linguaggio falso, fazioso al fondo, anche se non sapeva – non sa – di che, e tartufesco in superficie, che non muore e anzi imperversa più che mai.
Una ragione stitica cui la chiesa di Roma si è adeguata con l’aggiornamento conciliare, abbandonando e anzi  stigmatizzando il rito, la preghiera, la festa. Qualche anno fa alla “Franceschi” di Roma, asilo-scuola materna per un duecento bambini, il presepe non si faceva per non urtare la suscettibilità dei bambini mussulmani. Che erano due, di genitori assenti, e magari avrebbero volentieri fatto una festa a scuola. A Bergamo invece sappiamo la sorpresa dei genitori mussulmani, a vedere i bambini privati di una festa che si attendevano -  anche perché l’assimilazione in questa fase aiuta.

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