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venerdì 10 aprile 2015

Il mondo com'è - 212

astolfo

Coscienza – È acquisizione recente e ancora non ben definita. È facoltà di distinguere il bene dal male, e insieme la capacità di sapere, la consapevolezza. L’italiano distingue, come l’inglese: conscience e consciousness. In latino e greco la stessa parola ha i due significati, e anche il francese conscience. Come è anche giusto, per la identica radice etimologica. È ambigua in sé, una facoltà non chiara.  “La coscienza acquisterà uno specifico carattere morale solo quando diventerà uno strumento d’ascolto della parola divina, e non più di quella umana”, voleva Hannah Arendt, “Alcune questioni di filosofia morale”, 1965-1966. Ma la tendenza è evoluta al contrario, e la coscienza dovrà aspettare..

Desinenza – È la sfumatura – la diminuzione, la declinazione, la coniugazione – che fa la realtà della parola. La radice spesso è comune a parole cui poi la desinenza dà un significato diverso e anche opposto. La coscienza è uno. L’anima-le un altro.

Diffamazione – Era il diavolo: διάβολος è il diffamatore che dice il falso.- da δια-βαλλω, butto tra le gambe. Il diavolo è anche altro. È il tentatore (Satana, Mefistofele), e l’angelo della luce (Lucifero), ma propriamente è un diffamatore. È quindi una forma umana. Le stesse leggi che lo sanzionano più spesso lo propagano-ndano.

Genocidio – Si accompagna al silenzio, non da ora. Il crimine peggiore è serpe stato noto e coperto – trascurato, minimizzato: in Turchia contro gli armeni, in Russia contro i kulaki, in Germania contro gli ebrei, e ora quello arabo e islamico contro i cristiani. È fragoroso il silenzio sulle stragi non solo delle masse arabe, anche in Europa, ma degli europei stessi e i cristiani in genere. Si argomenta, si obietta, si precisa. Più che altro si cataloga. Se si tratta di persecuzioni o di terrorismo. Di martirio o di provocazione. Di stragi, o di genocidio. Che vuole essere generalizzato, preordinato, organizzato (il famoso “ordine” della Soluzione Finale che non si trova in Germania…). Ma sempre è ben fattuale. E noto. La caccia ai cristiani nei paesi islamici non si nasconde e anzi si dichiara, in chiesa, per strada, a scuola, nelle forme anche più efferate, con tre-quattromila morti l’anno. Che non sono pochi, e comunque potrebbero essere dieci e cento volte tanto per gli islamisti se solo avessero abbastanza cristiani per le mani. L’espulsione in massa dei cristiani dall’Iraq e dalla Siria, e il tentativo solo temporaneamente fallito in Egitto – come già in Algeria. Il traffico di braccia, un neo schiavismo tollerato, con molte buone parole naturalmente.

Questo dei cristiani non sarebbe passato sotto silenzio con Giovanni Paolo II. Ma quando il successore Benedetto XVI ne accennò a Ratisbona, fu sommerso da critiche esagerate. Intenzionali cioè, mirate a zittirlo. C’è una volontà di genocidio, per i più diversi motivi.  

Germania – L’Europa germanica non nasce con l’allargamento a tappe forzate verso l’Est voluto da Romano Prodi quindici anni fa. Pur non proponendosi in nessuna dottrina o ipotesi pangermanista, è stato un movimento generalizzato nel mondo balcanico e orientale, dall’Estonia alla Macedonia, sia nella prima che nella seconda guerra mondiale. Nella prima una serie di “società” germaniche erano sorte in Belgio e in Olanda, e in molti territori dell’impero russo – sorta di partiti politici filotedeschi. La più attiva, anche perché annessionista, fu la Società tedesco-fiamminga in Belgio. Altre operarono un po’ ovunque, spontanee e militanti: una società tedesco-ucraina, una società tedesco-lituana, una società perfino tedesco-georgiana, e altre - il ducato di Curlandia (Lettonia).... Il fenomeno è poco studiato, se ne trova traccia solo nella storia di Fritz Fischer cinquant’anni fa, “Assalto al potere mondiale”. Ma fu diffuso. Creato e gestito da Berlino.
Nella seconda guerra molte formazioni militari si costituirono, sempre negli stessi territori, per affiancare la Wehrmacht. Grazie allo statuto di libero accesso decretato da Himmler nel 1940 per le unità combattenti, questi volontari furono inquadrate nelle SS. Nel 1945 erano costituite da volontari stranieri 25 delle 38 divisioni delle Waffen-SS, le unità combattenti. Il 57 per cento degli effettivi delle Waffen-SS. Volontari in senso pieno, senza alcuna forma di costrizione – a parte una ristretta minoranza di prigionieri di guerra che scelsero la collaborazione.
La prima divisione, e la più importante, fu costituita da fiamminghi e olandesi nel 1939, che l’anno successivo si integrerà con unità corazzate tedesche nella divisione più famosa, la Viking. Nel 1942 fu costituita una divisione Nordland, con norvegesi e danesi. A queste due divisioni furono affiancate quattro legioni, in Olanda, Fiandre, Norvegia e Danimarca, di volontari locali in funzione di ordine pubblico. In Belgio fu costituita anche una divisione di francofoni, la Wallonie. Ma più di tutti si distinse la divisione Charlemagne, di volontari francesi, che combatté fino alla fine della guerra, specie nella difesa di Berlino. Altre divisioni erano a base ucraina, ungherese, croata etc.
Le cifre dei volontari per nazionalità, ricostituite anche grazie alle pensioni di guerra poi erogate dalla Germania Federale, vedono al primo posto cosacchi e olandesi, con 50 mila volontari per parte, Lettoni 35 mila, Ucraini non cosacchi 30 mila, Fiamminghi 23 mila, Estoni, Croati e Italiani (quasi tutti prigionieri) 20 mila, Valloni 15 mila, etc.  Nelle Waffen-SS si censiscono in totale 400 mila “tedeschi del Reich”, 137 mila europei occidentali, e 200 mila europei orientali. Più 200 mila tedeschi allogeni: 80 mila dell’Ungheria, 45 mila della Cecoslovacchia, 25 mila della Croazia, 8 mila della Romania, 5 mila della Polonia, come della Serbia, e altri per cifre minori.
In Jugoslavia fu tentato già durate la guerra un primo attacco alla Serbia, mettendo assieme una sorta di guerra di religione, con i croati, cattolici latini, e i mussulmani bosniaci e albanesi. Ma furono sciolte presto, per l’ineffettività.

Velo - È la manifestazione più antica della discriminazione sessuale – non della differenza, della discriminazione. I capelli scoperti erano una manifestazione dell’impurità della donna. Temporanea mestruo) o professionale (prostituzione). Mentre le donne per bene avevano l’obbligo del velo, da tempo immemorabile.

Virtù – Ha un premio. Ce l’ha da oltre due secoli, quasi due secoli e mezzo, anche se poco propagandato - la filosofia, passata la stagione dell’illuminismo, non la tiene più in considerazione (giusto quella spuria di Machiavelli, mezza forza e mezza fortuna, che non manca a chi “ha carattere”). È anzi il premio più antico in vigore, letterario e scientifico, attributo dall’Accademia di Francia. Creato e finanziato da un filantropo illuminista, il barone Jean-Baptiste de Montyon, avvocato ed economista sotto l’Ancien Régime, emigrato con la Rivoluzione per salvare la testa. Nel 1814 ritornò in Francia, con la Restaurazione.
Montyon aveva creato e dotato il premio prima della Rivoluzione, nel 1782. Era all’origine tre premi: di costume, letterario e scientifico. I primi due assegnati dall’Accademia di Francia, il terzo dall’Accademia delle scienze. Solo il primo era intitolato premio di Virtù. Ma anche gli altri due dovevano andare a persone o attività morali.
Se ne è persa l’eco anche nella letteratura, dove pure ritorna spesso nell’Ottocento. Specie nei romanzi di Balzac. Baudelaire invece cita il premio di Virtù per criticarlo, e così pure dopo di lui Rémy de Gourmont e Octave Mirbeau.

astolfo@antiit.eu 

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