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martedì 15 settembre 2015

Il mondo com'è (230)

astolfo

Astensione – Era raccomandata dalla filosofia antica. Dagli stoici - Seneca ne fa la virtù migliore. Dagli epicurei. Non propriamente quella del voto, di chi si astiene perché in dubbio. Ma in generale: astenersi dal dire, fare, partecipare. La politica contemporanea dei paesi ricchi e liberali, dunque, dove uno su due non vota, si può dire “filosofica”. Ma in sé è il mancato esercizio di un diritto che è anche un dovere. La rinuncia a esso equivale a un atto in certa misura sovversivo. Quando non è - come è stata a lungo, quando non votava uno su quattro - indolenza.
Che segno dare all’astensione? Zero.

Alberi – Il professor Giovanni Sole chiude “L’invenzione del calabrese” con la sorpresa che lo ha colpito al cimitero di Belsito, un paesino vicino Cosenza: “I bellissimi cipressi posti davanti al cimitero erano stati mozzati a mezza altezza”. Il professore si scandalizza, ma “molti paesani, recatisi a commemorare i defunti, mi hanno detto che approvavano il taglio perché non nascondevano più l’entrata, somigliavano a siepi e il cimitero sembrava più pulito”. Di più: “Una donna mi ha confessato che avrebbe volentieri sradicato anche gli altri cipressi: in fondo non erano che piante inutili, malate, maleodoranti e tristi”. Si dice che piantare un albero è un segno duraturo di vita. Ma se ci sono troppi alberi? Molti alpeggi nei parchi nazionali sono stati rimboschiti, con effetti deleteri sul rspporto con la montagna, e per gli stessi boschi. Il rapporto con la natura si vuole bilanciato – l’albero è necessario dove non c’è.

Berlinguer – Ricorda Pansa a Vittorio Zincone su “Sette”, dell’intervista al “Corriere della sera” con cui Berlinguer ripudiava Mosca, nel 1975 o 1976, che lo ha fatto in un’intervista a domande e risposte scritte, il cui testo fu poi rivisto minuziosamente dal segretario del Pci prima della pubblicazione, e fu pubblicato inalterato. Ma ricorda anche: “Eravamo d’accordo che (l’intervista) uscisse contemporaneamente sull’ “Unità” e sul “Corriere”.… Quando presi “l’Unità” in mano feci un balzo. Non c’erano le risposte sulla Nato. Berlinguer aveva pensato bene di farle leggere ai lettori del primo quotidiano della borghesia, ma non a quelli delle sezioni comuniste”.
È a questa carica di bigotto machiavellismo, e cioè proprio a Berlinguer, che si deve la scomparsa repentina del Pci? È possibile. Che non fu per la caduta del Muro: dopo il Muro il Pds-Ds ha raccolto sempre un buon quarto del voto. Con la doppia verità per la borghesia e per le sezioni comuniste era arrivato a un quarto del voto, ma evidentemente non era una base solida di consenso, se ora è il reggicoda del nuovo democristianesimo.

Brigantaggio – Fu il primo caso di “guerra che non c’è stata” di Jean Baudrillard (il sociologo francese la coniò per la Guerra del Golfo, 1991)? Non si pubblicano gli archivi del brigantaggio, della lotta dello Stato italiano post-unità al brigantaggio, e questo è un mistero. Dopo 150 anni. Non che i dati difettino. Ma quelli finora emersi sono contraddittori, non consentono una ricostituzione storica del fenomeno, e in sua assenza  naturalmente la vulgata prevale, quella che accompagnò l’offensiva.
La vulgata vuole un vero esercito di briganti al soldo, lo comunque a beneficio, del Borbone. Mentre la colonna Borjès organizzata dall’ex re Borbone nel 1861 non trovò nessun aiuto in Calabria, e dovette risalire la penisola, prima di finire dispersa. Una stima – accademica! – dà le vittime del brigantaggio, da un lato e dall’altro, in 700 mila…. Mentre la provincia di Reggio in Calabria ne fu esente del tutto, e così l’alto Tirreno cosentino, circa due terzi di tutta la Calabria, la regione che sarebbe stata al centro del brigantaggio. Sono ballerine anche le cifre dei briganti arrestati o uccisi o giustiziati. Un documento militare li cifra in 5.212. Molto meno che i 700 mila, ma sempre troppi per altri resoconti, che invece li cifrano in centinaia, e perfino in diecine.

Carcere preventivo - 24 mila riconoscimenti per ingiusta detenzione dal 1992 a oggi: sono molti, sono pochi? Sono un’enormità. Considerando che almeno altrettanti carcerati ingiustamente, è legittimo presumere, si saranno guardati dall’avviare le procedure per il riconoscimento, felici di essersela cavata. La giustizia s’intende in Italia nel senso della colpevolezza –tutti colpevoli, eccetto  giudici, e i loro confidenti giornalisti.
Il caso di Mirko Felice Eros Turco, di Gela, che su 35 anni di vita ne ha passati la metà in tribunale per un assassinio che non ha commesso, e undici in carcere, condannato all’ergastolo, apre un altro fronte del sistema giudiziario, che pure si vuole perfetto, col massimo delle garanzie per la difesa. Turco fu condannato sull’accusa di un certo numero di collaboratori di giustizia, sette, tutti concordi. Senza riscontri, ma sette testimonianze, seppure dubbie, possono avergli valso l’ergastolo. Solo che nel 2008, quindi già sette anni fa, si accusarono del delitto a lui imputato  e furono riconosciuti colpevoli due criminali. Ma Turco ha dovuto aspettare sette anni per essere riconosciuto innocente, e liberato.
Imperialismo – Soprattutto è persuasivo: un fatto di propaganda riuscita. Anche nella sua stagione d’oro, il secondo Ottocento: nessun dubbio sulla necessità della missione civilizzatrice. Akl congresso di Berlino e anche prima. Anche, successivamente, meno di un secolo fa, del fascismo, fatto troppo sottovalutato, e perfino del nazismo – anzi, il nazismo “convinceva” di più. La condanna dell’imperialismo è sempre successiva al fatto, quando altre ragioni, magari di un imperialismo concorrente, riescono ad affermarsi.
L’“età delle indipendenze”, negli anni 1960, non ne ha scalfito i presupposti. Molto di essa fju dovuta all’opera degli Stati Uniti, che scalzarono definitivamente Francia e Gran Bretagna, indebolite dalla guerra contro il nazifascismo, dalla rete mondiale di potenza. Con le indipendenze l’imperialismo si è voltato in neo colonialismo, come all’epoca si chiamavano le pratiche  di aiuto allo sviluppo, o di integrazione economica.  

Sanfedismo – È una delle categorie che si fanno valere per il Sud, spesso contro l‘evidenza. Nella storia italiana poggia sul caso preclaro del cardinale Ruffo di Calabria, che risalì da Scilla a Napoli per abbattere la Repubblica Partenopea nel 1799. Mentre il cardinale, nella raccolta di lettere curata nel 1943 da Croce che più non si ristampa (“La riconquista del Regno d Napoli nel 1799. Lettere del cardinal Ruffo, del Re, della Regina e del ministro Acton”), la presenta in altro modo. A Tarsia, sopra Cosenza, fu perfino attaccato dai briganti. Il cardinale non aveva una colonna ma una scorta. Tra i due gruppi armati ci fu un lungo scontro a fuoco, al termine del quale quindici briganti si arresero – due furono giustiziati e gli altri condannati a varie pene.

Toccarsi – Gli inglesi a lungo si emozionavano in Italia alla vista dei giovani che si toccavano, si spingevano, facevano le lotte o camminavano sottobraccio, ritenendoli omosessuali. Non perché i viaggiatori o turisti inglesi fossero essi stesi omosessuali, ma semplicemente perché sembrava loro abnorme e anzi inconcepibile che le persone si toccassero se non per eccitarsi a vicenda. Vigeva anche nelle famiglie bene piemontesi, Susanna Agnelli ne fa la chiave di volta del ricordo d’epoca “Vestivamo alla marinara”: una sorta di impegno costante, non  detto ma “regolamentare”,  a evitare non solo gli sbaciucchiamenti ma qualsiasi contato fisico con i bambini. Poi è venuto ilo dottor Spock e la pedagogia dell’affetta. Culminata un paio d’anni fa in una psicologia creativa (di Fagioli?), anche al Parco della Musica a Roma, che invece proponeva: “Abbracciatevi!”. Per darvi fiducia, prendere fiducia in se stessi. Ora si discute se il personale sanitario negli ospedali non debba avere un badge che inviti a evitare i contati fisici, una sorta di avvertenza ai congiunti dei degenti contro effusioni di riconoscenza con i sanitari e le stesse strette di mano. Ma l’alito non è anch’esso portatore di germi? Bisognerebbe impedire anche di parlare, oppure imporre una mascherina.

Si vuole la distanza per un fatto di igiene. Nei supermercati bisogna usare un guanto di plastica per prendere la merce, e si è serviti da addetti sempre in guanti, loro di gomma. Ma la plastica e la gomma non sarebbero portatori di germi? Il tutto si riduce a una moltiplicazione dei rifiuti di plastica – forse ai fini del riciclaggio? Lo stesso con le mascherine anti-smog. Che andrebbero cambiare di frequente, e comunque a ogni utilizzo, altrimenti accumulano i vapori e le sostanze che si vorrebbero scacciare.

leuzzi@antiit.eu 

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