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domenica 13 settembre 2015

Letture - 227

letterautore

Autobio - “Ogni narrazione autobiografica è una finzione”, per i motivi che si sanno: parte sul sicuro Agnes Heller a Pordenonelegge sabato prossimo, nell’intervento che “Il Sole 24 Ore” anticipa. Ma dice anche di più: “La memoria autobiografica ricorda per certi versi i sogni”. Come i sogni vengono rielaborati e raccontati, a se stessi, ai familiari e amici.

Bambini – Sono d’obbligo per ogni editore, e quindi per (quasi) tutti gli autori, dacché Ammanniti azzeccò il primo blockbuster, nel 1999 , “Io non ho paura”, un milione di copie (in Italia). Ma anche prima erano stati materia, prima del boom. Ivan Karamazov decide di non credere finché ci sarà un solo bambino sofferente. Lo straniero di Camus non accettava la divinità di Cristo poiché era nato con la strage egli innocenti. Flannery O’Connor, che ha studiato la tendenza già cinquant’anni fa (nell’introduzione a “Un ricordo di Mary Ann”, ora in “Il volto incompiuto”, è cattiva: “In questa pietà popolare si guadagna in sensibilità e si perde in visione”. Si guadagna a spese della capacità di raccontare, del “bene”.

Colonna Infame – Fu “scoperta” e trascritta da Joseph Addison in uno dei “Remarks on several parts of Italy”, le sue note di viaggio 1701-1703: “Camminando per le strade di Milano fui colpito da questa iscrizione, concernente un barbiere che aveva cospirato con il commissario alla Sanità e con altri per avvelenare i concittadini. C’è uno spazio vuoto dove c’era la sua casa, e nel mezzo una colonna, con  l’iscrizione “Colonna Infame”. La storia è raccontata in ottimo latino, che trascrivo”, etc.
  
Donne – Il grande romanzo borghese, da madame de Lafayette o prima ancora da Richardson, e da Stendhal fino a Tolstòj, anche fino a Proust, ha creato figure di donne. Tutte memorabili, alcune imponenti, madame de Merteuil, Emma Bovary, Anna Karenina, e tutte irrisolte e irrisolutive. Quasi tutte seduttrici, ma nessuna virago, nessuna cavaliera senza paura. Non c’è la materfamilias, pure così corrente, da ultimo centrale nella psicoanalisi, non c’è la donna che ha voluto vivere sola, l’imprenditrice, la ribelle, la seduttrice magari onesta invece che civetta, e indipendente, magari solo per eredità. Non c’è, questa diversificazione, neanche nei romanzi d’autrice: la donna è monotematica, in qualche modo legata all’amore (sentimento, sesso, abbandono). La trilogia di Larsson, “Millennium”, un chilo di robaccia, si ricorda per avere creato Lisbeth Salander, una fuori dai cliché.

Italia – Tutta arte e natura, e oppressione politica: lo schema fu stabilito presto, nel primo Settecento, dal primo “viaggiatore” – il primo che ne scrisse: Addison, giornalista, diplomatico e studioso di politica (il primo che ne scrisse in inglese, dopo il fortunato racconto di viaggio italo-francese di Montaigne). Addison ha dedicato all’Italia due testi che non si ristampano: “Letter from Italy to the Right Hon. Charles Lord Halifax”, e i “Remarks on several parts of  Italy”. Tra il 1701 e il 1703. Anni delle sue missioni diplomatiche nel continente. L’Italia è un paradiso di suoni, templi, palazzi, giardini e sole: “But what avail her unehausted Store,\ Her blooming Mountains and her sunny Shores,\ With all the Gifts that Heav’n and Earth impart,\ The Smiles of Nature, and the Charms of Art,\ While proud Oppression in her Vallies reigns,\ And Tyranny usurps her happy Plains?” Attento, dedicato, in versi facili, a rima baciata - questi versi sono della ”Letter”.
I “Remarks”, che Samuel Johnson (call) ha liquidato annoiato - “non è una censura troppo severa dire che in buona parte avrebbero potuto essere scritti a casa” – sono invece dettagliati. Precisi, e anche vivaci. Addison non ha personaggi, solo monumenti , richiami classici e itinerari, urbani e extraurbani. Da Genova a Milano e Venezia, quindi Ferrara, Ravenna, Ancona sulla via per Roma, Roma , Napoli, le isole, ancora Roma, i ducati di Toscana – più Ginevra, per via dei laghi,  e la Svizzera. Molto materiale è annotazione di classici, al punto che Horace Walpole poté liquidare i “Remarks” dicendo altrettanto perfidamente che Johnson: “Addisomn ha viaggiato attraverso i poeti e non attraverso l’Italia”.
Il primo “viaggio” inglese è dunque insoddisfacente. Ma Addison è anche chiaro: lo schema è sempre quello della “Lettera”, tanta bellezza, tanta ricchezza anche, e nessuna saggezza. Questa risiede nelle costituzioni inglesi, nell’assetto liberale del potere, dell’organizzazione politica inglese.

Lady Chatterley – La signorina Julia di Strindberg è la prima, e la più vera, lady Chatterley: la giovane ricca borghese che si annoia e la notte di san Giovanni – la notte di mezza estate - seduce il prestante servitore. D.H.Lawrence sembra averla copiata anche nei dettagli. Con l’eccezione del marito poco dotato, o portato, che Giulia naturalmente non  ha.

Otello – È certamente la “tragedia della gelosia” – alla gelosia non c’è risposta:  Desdemona, che non ne dà, ne è la vittima esemplare (cosciente, rassegnata). Ma su un fondo di misgenation e di mésalliance. Se non di razzismo: della incompatibilità dei due personaggi, delle loro storie,  è anzi prima di tutto la tragedia, la gelosia è solo la chiave per dipanarla, il terreno di coltura della differenza. Come storia di gelosia è anzi incongrua, anche se la gelosia non ha regole.
Otello sarà pure un valoroso comandante, e uno di cui Venezia non può fare a meno, ma è illogico e incomprensibile nella gelosia, verso una giovane che ha sfidato la famiglia, la repubblica, l’onore personale, per sposarselo. La verità, fra tante incongruenze, è che il sangue non mente . La tragedia è dell’incompatibilità: due mondi diversi finiscono per cozzare, non possono omologarsi.

Pubblicazione – “Col mio nome l’ho mandato a oltre 40 indirizzi e ho sempre ricevuto un rifiuto. Con uno pseudonimo cinese il componimento è stato accettato al nono tentativo”. Ed è stato incluso nell’antologia della migliore poesia americana per l’anno in corso, “The Best American Poetry” 2015. Cinquanta tentativi per farsi pubblicare una poesia, con la selezione di 50 indirizzi, la redazione di cinquanta lettere di accompagnamento, la fila ala posta, e l’attesa di altrettanti rifiuti. L’arte poetica è faticosa, secondo un’allegra ricostruzione del “New Yorker”.
La poesia rifiutata e poi celebrata s’intitola “The Bees, the Flowers, Jesus, Ancient Tigers, Poseidon, Adam and Eve”.  L’autore un poeta dell’Indiana, Michaleel Derrick Hudson. Il nome d’arte esotico Yi-Fen Chou.

Storia familiare – Usa il com’eravamo, le storie familiari, che al Sud si concentrano sull’emigrazione, specie quella transoceanica del secondo Ottocento-primo Novecento. Sul genere aperto da Gay Talese con “Unto the sons”, un capolavoro: la saga familiare dei senza storia. Ma Ma, in genere, lunghe la metà: invece che settecento, trecentocinquanta pagine. E virate al neo realismo: storie non di scoperta, di entusiasmi, di riuscite, insieme agli errori e ai fallimenti, ma di sofferenza costante, monocorde e anche monotona, su un fondo di rivalsa politica. Talese ha lavorato con animo sgombro e con solerzia. Per anni. Studiando carte, con apposita interprete, intervistando persone, scovando storie e connessioni. I com’eravamo nostrani sono solo appassionati. Fino alle lacrime, a volte, ma non appassionanti.
Talese ne ha ricavato storie di vita e d’avventura, sia pure modeste, di sarti, ciabattini, parenti di ogni genere e grado. Ricavandone personaggi a loro modo, umile, sempre a tutto tondo, sorprendenti - specie le donne, belle, brutte, mamme, nonne, zie, cugine. Con emigrazioni anche fallite,  ritorni, riemigrazioni. I nostri usano invece, non volendo, l’occhio del borghese verso l’umile – lo scrittore in Italia è un borghese, un professionista, ha riuscito l’ascesa sociale, e giudica. Con giustizia naturalmente. Singolare è, in queste storie di lacrime e sangue, la vanificazione delle donne.

Talese operava in crescendo, in aumentando, nel quadro veritiero di un emigrante comunque superdotato, contro disgrazie e sfortune: d’impegno e d’ingegno, le donne come gli uomini, contro tutti gli handicap, la povertà, l’analfabetismo, il mestiere carente. Le nostre invece appiattiscono. Storie vere contro proclami e rivalse, su cui certo i progenitori non si attardavano – prendevano, com’è giusto, dovunque c’era da prendere. L’autore compassato (riuscito, “arrivato”) giudica e proclama più che narrare.

letterautore@antiit.eu

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