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lunedì 7 maggio 2018

La povertà è senza soluzione

Un fatto tanto incisivo, evidente anche, che però sfugge alla classificazione. Di sicuro è un fatto terribile e diffuso:  “Ciò che è più terribile nella povertà è in fatto che ci sono esseri umani che, nella loro posizione sociale, sono poveri e nient’altro che poveri”, è la sola conclusione che il sociologo si sente di dare.
Si ripubblica di Simmel il saggio “Il povero”, 1908, con uno scritto precedente in tema, “Sull’avarizia, lo spreco, la povertà”, 1899. Una riflessione germinale, sulla povertà in ambito relazionale, che stimolerà molti studi successivi (tra essi, qui non citati, i due molto proficui di Ernesto Rossi e di Vincenzo Paglia, il vescovo di Terni). La riproposta si segnala per l’ampia introduzione di Donatella Simon. Che è una storia della sociologia della povertà, il filone tra i più recenti della recente disciplina, ma già articolato. Dall’approccio positivistico, sul quale Simmel s’innesta, alle teorie “dinamiche”, che fanno perno sul concetto di “agency” (Margaret Archer). Passando per la “prospettiva relazionale”, l’etica del lavoro, il consumerismo, i “nuovi poveri”. E per Achille Ardigò, Bauman, e il filone delle “capacità”, avviato da Amartya Sen e sviluppato da Martha Nussbaum.

Simmel viene prima, al trapasso dalla carità all’assistenza, dal privato al pubblico. Assistenza privata o pubblica per la povertà? Entrambe: “L’assistenza privata risponde alle sua cause individuali. Ma solo la collettività può cambiare le circostanze economiche e culturali fondamentali che causano quelle condizioni”. Con la mobilità libera,  l’obbligo dell’assistenza pubblica si è trasferito dal Comune allo Stato. 
L’assistenza è conservatrice – la conclusione è sempre quella delle prime leghe antipovertà in Inghilterra. E dev’essere sussidiaria, il lavoro è la migliore soluzione. Ma è meglio pubblica, Simmel fa un passo avanti rispetto alla posizione liberale – Tocqueville, per dire il più celebre, era invece a favore dell’assistenza privata, ai fini del controllo, e anche dell’efficacia del sostegno (“Mémoire sur le paupérisme”): “L’elemosina individuale stabilisce legami preziosi tra il ricco e il povero”, può essere tempestiva e risolutiva, essendo indirizzata a una situazione particolare, e rafforzare nel beneficiario, con la gratitudine, la volontà di reagire. Ma lo Stato ha anche il dovere di regolarla, sempre in funzione sussidiaria, sia in relazione alla gravità della crisi, alla durata, al numero di persone coinvolte, sia in relazione alle esigenze di bilancio, riducendola. Non c’è una soluzione.
Georg Simmel, Sulla povertà, Franco Angeli, pp. 128 € 16,50

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