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martedì 8 gennaio 2019

Autoritratto d’autore, con correzioni

Auster continua a raccontarsi: dopo il corpo (“Diario d’inverno”) lo spirito – ma a lui piace comunque raccontarsi, in “L’invenzione della solitudine”, in “Sbarcare il lunario” (“Hand to mouth”), nella stessa “Trilogia di New York”. Dalle primissime immagini di sé e del mondo alle ultime. Pur sapendo che la memoria è traditrice e inaffidabile. E discrezionale: esulcerativa e lenitiva. Non opera di storia dunque, nemmeno di biografia, ma di amorosa cura-di-sé – una sorta di autoritratto verbale, a puntate.
Un racconto scorrevole ma ininteressante. Un lungo capitolo, settanta pagine, lo prende la sinossi dettagliata, scena per scena e anche backstage, di due film che avrebbero determinato il destino dell’autore, “The shrinking man” (“Radiazioni BX: distruzione uomo”) e “I am a fugitive from a Chain gang” (“Io sono n evaso”, 1932) – Auster ci ha preso gusto, dopo aver tratteggiato in “Diario d’inverno” un film del 1950, “D.O.A.”, per dire “siamo tutti alieni a noi stessi” (D.O.A, dead on arrival), ma lì solo per ua dozzina di pagine. Come a dire: che strana è la vita? Un altro terzo va alla rilettura delle lettere scritte alla prima moglie, Lydia Davis – quando questa, anch’essa scrittrice, che vuole lasciarle in archivio a un’istituzione, gliene chiede il permesso.
La scoperta di essere “ebreo” ha invece qualche interesse. Conferma che l’ebraismo è stato imposto, per esempio agli americani che l’avevano rimosso, come i suoi familiari, da Hitler - “La risorgenza dell’ebraismo nell’America postbellica fu la conseguenza diretta dei campi della morte”. Anche la rilettura del Sessantotto, nelle lettere all’ex moglie, ha un sussulto: in poche righe Auster ne dà la carica liberatoria, tra “occupazioni” e repression - in America violentissima, si arrestavano gli studenti a migliaia: “Come se gli eventi di aprile e maggio ti avessero dato una scossa di elettricità e ti avessero riportato alla vita”. Ma “gli anni” ormai seriali sono di una vita come un’altra, non memorabili se non interscambiabili. Delle efflorescenze, i bubboni, i turbamenti, le scoperte, gli eventi, minimi e minimissimi. In nota, in breve, un omaggio a Allen Mandelbaum, l’infaticabile traduttore di Dante, Ungaretti, Quasimodo e tanti altri, zio materno, sua guida e sostegno in una famiglia disastrata.
L’originale americano usa il testo a didascalia di un centinaio di foto d’epoca, degli anni della vita  di Auster. Che la narrazione sollevano a suggestione d’epoca. 

Paul Auster, Notizie dall’interno, Einaudi, pp. 306 € 19,50

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