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giovedì 10 gennaio 2019

I Riina e le mafie


 A proposito di Lucia Riina, figlia di Totò, che, nullatenente a Corleone, a Parigi apre in centro il bistrot d’autore “Corleone”, vale rileggere cosa si poteva scrivere del padre ventun’anni fa, a fine 1997:
“Totò Riina consegnato (sacrificato) dalla mafia? Lui non lo ammetterà mani, è ben il capo dei capi – è personaggio da “cultura” popolare: il brigante Musolino, il bandito Giuliano… Ma è ipotesi probabile. Con essa tutto combacia.
“Dopo di lui sembra che non ci sia più mafia, e invece tutto continua come prima, solo che i suoi sostituti, i suoi giuda, hanno un mercato garantito. L’uomo era pericoloso per la mafia, col suo disegno di assecondare l’antimafia di Orlando e del Pci: assassinio di Lima, assassinio di Falcone, assassinio di Borsellino, patti con Sica, Orlando, Violante.
“Con gli attentati-avvertimenti ai monumenti nel 1993,  e col comizietto al Tribunale di Reggio Calabria contro “i comunisti” (cioè: “Questi sono i nuovi nemici”), Riina mostra di avere cambiato. Ma la mafia vuole anche silenzio. 
Non gli hanno fatto fuori la moglie e i figli. Ma la moglie è sorella di Bagarella, altro uomo di rispetto, i figli non potranno non finire male.
“Altri motivi convergenti: con Riina sono finiti gli arresti dei capi amfiosi – Provenzano fa figura di imprenditore, se non da confidente in proprio. È finita anche la collusione mafia-politica. È finita ogni emergenza mafiosa.
“I siciliani in fondo hanno seguito l’esempio dei Mammoliti in Calabria, di Castellace-Gioia Tauro. Che hanno accusato i mafiosi di Rosarno insieme ai socialisti, assicurandosi l’impunità e il mercato.
“Riina pensava di fare con le bombe il pendant di Mani Pulite. Ma la logica moralistica di Mani Pulite ha bisogno di capri espiatori, e uno è stato lui.”

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