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giovedì 13 giugno 2019

Sorvegliare è punire

Non ci sono più fuori della scuola i genitori che hanno accompagnato i figli questa settimana in cui si conclude la scuola media: le pagelle, di promozione o di ammissione all’esame, le leggono nella email. I genitori sanno, hanno saputo tutto l’anno, anche quando i figli entrano a scuola, che voto prendono, se hanno una nota, tutto in contemporanea. Ci sono genitori che attivano il gps sui cellulari dei figli, così sanno in ogni momento dove si trovano.
È una buona cosa o una cattiva? All’apparenza è solo buona, anzi un’applicazione eccellente della tecnologia: i ragazzi non possono più marinare la scuola, addurre buoni voti se non li hanno avuti, mentire sulle compagnie. Però suscitano compassione. Per una ragione che assurdamente si trascura – forse perché troppo evidente? I genitori coartano i figli nell’età dello sviluppo di se stessi, della ricerca e della formazione di se stessi. Che non è un processo semplice o semplificabile. Ed è anche la finalità della scuola: aprire spazi non familiari, esercitare, bene e male, una certa autonomia, formarsi a pensarsi, a collocarsi.
Si può senza eccedere parafrasare Foucault, che ha analizzato i controlli sociali: tanta cura è punitiva. Nel migliore dei casi, quando cioè non si genera un rifiuto, magari muto ma totale, è la via maestra ai “bamboccioni”, alla dipendenza a vita.
Si vedono solo ragazzi tristi a scuola. Forse per questo anche irruenti, teppisti, inconsulti.

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