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mercoledì 12 giugno 2019

Il giallo si dimentica


Nostalgie della vecchia Inghilterra al tempo della Brexit astiosa? Cattiverie vittoriane. Di autori popolarissimi poi dimenticati. Scelte e riproposte da Graham Greene e dal fratello Hugh. E di nuovo dimenticate. Non malvagie, anzi di grande lettura. Ma il destino del giallo è di non fare testo, di passare in fretta, autore e opera insieme, come si dice, genere di consumo. E la nostalgia si attenua – il tempo dei Greene era un altro, concludeva e non apriva una storia inglese.
Collezionisti di vecchie storie poliziesche, anzi cacciatori di edizioni dimenticate, meglio nelle polverose cartolibrerie di paese, “per quattro o cinque decadi”, entrambi inizialmente giornalisti, Graham poi romanziere famoso, Hugh direttore generale della Bbc, di quattro di queste storie dimenticate si sgravarono nel 1984. Ripescarono Hawley Smart, “The Great Tontine”,  la grande tontina, l’investimento collettivo in cui i sottoscrittori beneficiano di un interesse o dividendo annuale, che si accresce pro quota a mano a mano che uno di essi muore. Qui i beneficiari sopravvissuti di una sottoscrizione per la costruzione e la gestione di un ricco teatro d’opera, che paga buoni dividendi, sono tre. Fanno un bel malloppo, trecento grandi pagine a corpo 8, la metà di tutta la compilazione, ma si fanno leggere.
“The Rome Express”, di Arthur Griffiths, è una presa in giro dei metodi, confusionari, della polizia francese. “In the fog”, di Richard Harding Davis, è l’ennesima vicenda di misteri e sorprese nella famosa nebbia di Londra. “The Beetle”, di Richard Marsh, lo scarabeo, è l’horror astrologico scaramantico legato alla credenze dell’antico Egitto: quattro persone raccontano una storia di vendetta attorno all’iniziazione a un antico culto egizio.
La nebbia a Londra ora non c’è più, nemmeno nel ricordo. E dell’Egitto, un tempo patria a tutti, solo si sanno storie di rigorismo islamico. Ma pensare che c’era un “Rome Express”, si partiva da Londra diretti a Roma.
Griffiths e Hawley Smart erano ex ufficiali che arrotondavano scrivendo. Esordienti entrambi, sul campo, nella guerra di Crimea. In carriere separate, ma con molti punti di contatto, nell’Ammutinamento Indiano dopo Sebastopoli, e in Canada nel 1861, nella crisi con i federali durante la Guerra civile Americana. Le note di Hugh Greene dicono Hawley Smith dopo il congedo scommettitore accanito alle corse: “perse tanti soldi e pensò di rifarsi con i romanzi”. Ne scrisse due-tre all’anno, tra il 1869 e il 1893, di cui acuni gialli, sul mondo delle corse prevalentemente e delle scommesse. È lo scrittore più apprezzato dai fratelli Greene – “è sempre uno autore leggibilissimo”. Il soggetto di “The great Tontine” sarà ripreso da Stevenson sette anni dopo in “La cassa sbagliata”.
Griffiths dopo il congedo fece una carriera nella direzione delle carceri. Cominciò a scrivere tardi, soprattutto di carceri e carcerati. Il narratore di Londra nella nebbia, Richard Harding Davis, era americano, ma anche lui legato alla guerra: era corrispondente di guerra, e se le fece tutte: greco-turca, ispano-americama, boera, russo-giapponese, e la Grande Guerra, fino alla morte nel 1916.
La guerra sembra avere attratto molti scrittori di gialli negli anni vittoriani. Anche Conan Doyle si arruolò, nella Guerra Boera, e andò perfino al fronte, come medico in un ospedale da campo. “Inventò pure”, nota Hugh Greene, “una carabina intesa a uccidere i nemici sotto copertura lasciando cadere i proiettili, ma il ministero della Guerra non era interessato”.
Graham e High Greene, a cura di, Victorian Villainies

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