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venerdì 14 giugno 2019

Secondi pensieri - 387

zeulig


Crisi – È permanente, passeggere sono le soluzioni. Indica, segnala, rileva una instabilità, che però è stabile. Il modo di essere della stessa stabilità.
La stabilità non è immota – sarebbe altrimenti lo stato di morte. Si produce attraverso la crisi, come sedimentazione.

Contesto – Qualifica la storia (testimonianze, documenti, atti, memorie). Ma esso stesso indefinibile, in sé proteico: solo la finalità lo definisce (delimita, significa). Il contesto stesso si definisce in rapporto a un atto o evento.

Impegno – L’impegno del filosofo in politica, che si fa ascendere a Platone, all’ambizione da lui (?) dichiarata nella Lettera VII di governare Siracusa, attraverso il suo “tiranno”, ha una lunga tradizione nel mondo greco, tra gli uomini di pensiero e di lettere, prima di Platone. Si ricordino la legislazione di Solone, il logos tripolitikòs dei Persiani di Erodoto, nel terzo libro delle “Storie”, l’“Orestea” di Eschilo, l’“Antigone” di Sofocle, le “Supplici” di Euripide, pro democrazia – ma un po’ tutto Euripide - e le stesse commedie di Aristofane. O Tucidide, specie nel ritratto di Pericle, e nel “Discorso dei Melii e degli Ateniesi”. Nonché la democrazia come dittatura dello Pseudo Senofonte, “Contro la democrazia”..
Non la filosofia politica, o la filosofia come disegno politico, che da Machiavelli a Hobbes, Montesquieu è un ramo della stessa filosofia. Ma l’impegno pratico, nell’organizzazione politica, nell’agire, nella scelta. Quale è stata di Gentile, con Mussolini, fino all’ultimo. Di Heidegger con Hitler per un periodo. Di Sartre con vari credi mao-marx-leninisti.

Incredulità – “Sospendere l’incredulità” è il consiglio di Coleridge.  Forse produttivo: lo scrittore-pensatore deve-vuole mettere punti fermi, per quanto labili. Ma lo manovra l’incredulità – la sorpresa: il motore è la ricerca.

Profondismo – Vituperato in letteratura, da Savinio - ma già da Pope, Swift e altri Scriblerians, nel “Perì Bathous” che Pope ha redatto, o “L’arte di toccare il fondo in poesia”,  contro il canone e le convenzioni barocco-erudite  - è piuttosto il vizio del pensiero: l’arrotolarsi su se stesso. Per una “maggiore” verità, un di più, un gradiente, una sfumatura, la famosa virgola.
Il “sublime” delle vecchie polemiche sarebbe oggi il”politicamente corretto”, il linguaggio cioè egualitario e omogene(r)izzato. Lo Scriblerus Club fu circolo di politici e intellettuali Tory, conservatori. Di fatto proscritto, benché informale, da ogni attività politica a partire dal 1714, quando i progressisti, i Whig, presero il potere.
Una terza curiosità è che Pope poté proseguire la sua attività perché indipendente economicamente, senza cioè necessità di protezioni e aiuti - grazie alle traduzioni da Omero.

Riso – Origina dalla paura? Dalla fine della paura, una sorta di catarsi. È l’opinione di Baudelaire, “Sull’essenza del riso”, e poi anche di Freud, “Il motto di spirito” e altrove. Stranamente inerti sono le letture più classiche, quelle che ne hanno fatto Bergson (un fenomeno sociale, un “gesto” sociale) e Pirandello (non si sa bene che)

“Il riso è un buon avvio per la dialettica” è di Walter Benjamin. In senso positivo o restrittivo - nessun pensiero origina dal riso?

Il comico assoluto è l’assurdo, surreale, di Beckett, di Ionesco. Tragico cioè. 
È l’“analgesico dello spirito”. L’accostamento è di un poeta, Palazzeschi, nel suo manifesto per il controdolore – per propagandare il controdolore. Ma ne dice bene la funzione terapeutica, più che conoscitiva – dopo una sonora risata c’è da riprendere i cocci. Il riso distrugge, anche meritoriamente: ciò che è falso, avventato, oltraggioso, insomma cattivo, ma non costruisce. Apre orizzonti? Non ci sono risate nel pensiero, non liberatorie.

Società aperta – Bersaglio di Popper, “La  società aperta”,  è Marx e non Platone - Platone in veste di Marx. Il vero Platone politico, pur concedendo l’autenticità della Lettera VII che gli si ascrive, si può argomentare, come è stato argomentato, diverso, e in qualche modo aperto. Quello che Popper ha di mira, anche se non presente, è il Marx messianico, o del marxismo-leninismo, del Diamat, il materialismo dialettico moscovita – quel Marx, si può aggiungere, che l’ultimo Derrida voleva rilanciato, senza le scorie marxiste-leniniste, del messianismo cioè “puro”, puro e duro.
Popper si giustifica – giustifica l’attacco a Platone - nella secondo a edizione della “Società aperta”, siamo già nel 1953, con il proposito di metterla a punto emerso nel marzo del 1938, dopo l’Anschluss, l’invasione-adesione dell’Austria al Terzo Reich di Hitler. Ma ciò che aveva “oggettivamente” in mente, dopo la guerra sicuramente, è la “Undicesima tesi su Feuerbach” di Marx. La tesi “pratica”, o rivoluzionaria: “I filosofi hanno finora interpretato il mondo in modi diversi, si tratta ora di trasformarlo”. Che annienta ogni distinzione tra pensiero e azione, filosofia e politica, e la verità impone sul dubbio o ricerca - la verità politica, teoricamente contingente e contestuale, finalizzata.

Storia – Si scrive e si riscrive, è aperta a tutte le soluzioni. O è ciò che resta dopo avere ipotizzato il tutto? Sulla base dei fondamenti. Che si danno in partenza, prima  della ricerca.

zeulig@antiit.eu

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