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domenica 28 giugno 2020

L’odio è insostenibile allo spirito del poeta lieve

“Alla lapidazione in corso”, nel 1960, “Celan reagisce con l’ossidiana – o con dei microliti”: così Dario Borso a conclusione della premessa. Con questi pensieri. Che però sono pensierosi, riflessivi e non polemici, e non occasionali ma caratteristkici – celaniani si direbbero anche a una proposta anonima.
Al centro le riflessioni sulla poesia. Partendo dalla coda, col “Perdersi della poesia”: “Chiunque abbia avuto colloqui sul poetare, sul poetico, avrà fatto l’esperienza che tali colloqui continuerebbero senza fine”. Ma l’esercizio è irresistibile:
“Il poeta è sempre in partibus infidelium
“La poesia è in quanto poesia oscura, e oscura perché  è poesia” 
“Il tratto sovra singolare del poetare”
“Il poetare autentico è antibiografico”, sono alcune delle annotazioni. Insieme con punte pratiche: “Le poesie  sono paradossi… Paradosso è la rima”, “no all’enjambement rilkiano”, etc.
Il diario di un io diviso – per plurime faglie, si sospetta. E cosciente di esserlo. Dopo una gioventù scanzonata. Presto subentra l’isolamento. Nella socievolezza, al di sotto di essa. Nelle tante avventure sentimentali, con Ingeborg Bachmann a lasciarsi e prendersi, “Ciuci”, “Tanja”, Rose Ausländer, et al. e sempre fedele alla moglie Gisèle. Nelle avventure editoriali. Molto reattivo contro la causa per plagio con cui la vedova di Yvan Goll, poeta tedesco-francese di origine anche lui ebraiche, lo perseguiterà per dieci anni. Contro lo strisciante 8antisemitismo  agitato contro di lui in Germania, sotto l’accusa di “sfruttare” la deportazione e la morte dei genitori ebrei. In queste schegge, “microliti”, si sente perseguitato, quasi costretto al silenzio. Fino al suicidio nel 1970.
Claire Goll, la vedova, voleva che la poesia di Celan avesse rubato stilemi e temi al marito defunto. La critica letteraria unanime ritiene di no - le procedure giudiziarie naturalmente non sono venute a capo di nulla. Celan aveva conosciuto Goll a casa di Yves Bonnefoy a novembre del 1949 – Bonnefoy e Celan erano amici di mensa universitaria, che avevano in comune alla Sorbona. Goll, molto malato, morì poco ldopo, il 27 febbraio 1950, assistito proprio da Celan. La vedova commissionò a Celan la traduzione in tedesco di tre raccolte del marito. L’editore tedesco si rifiutò di pubblicare la traduzione. Da qui l’inimicizia: Claire Goll commissionerà ad altri una ri-traduzione, e moltiplicherà il risentimento fino alla causa per plagio.
La reazione di Celan alle accuse è anche in questi frammenti pacata, serena. Ma la cosa lo tormentava. Molti brani sul poetare ne riflettono i malumori. Si interroga anche sul destino dell’ewige Jude, dell’ebreo errante. Con dispetto: “Si prenda: un ebreo ancora vivo di mezza età (un’ebrea), di media corporatura (ebrea), celibe, possibilmente senza prole, circonciso. Se si tratta di un esemplare puntualmente vestito solo a metà, lo si vesta…”
Celan è stato un emigrato di lusso – o fortunato. Laureato alla Sorbona, poi dottore, poi professore (lettore) di tedesco alla École Normale Supérieure, amato dalle avanguardie tedesche del Gruppo 47, felicemente sposato a Parigi, “poeta laureato” da Heidegger, che ne fece ricezione speciale nel suo rifugio di Todtnauberg. Malgrado le persecuzioni subite nella Romania d’origine, prima tedesche, contro i genitori, finiti in in un lager per essere ebrei, poi sovietiche. Ma con qualcosa di non ricomponibile dentro, dietro la brillantezza, e lo humour incessante, che ancora animano queste annotazioni. Non casuali, curate.
Già pubblicata da Zandonai, la raccolta è ritradotta e introdotta da Dario Borso. Con le annotazioni minuziose dell’edizione critica tedesca curata da Barbara Wiedemann e Bertrand Badiou. Con gli originali, rumeno, tedesco e francese.
Non esplorate, ci sono, specialmente evidenti nei primi “microliti”, tracce (rumene? ebraiche? rumeno-ebraiche?) di Tristan Tzara, di dadaismo. E di surrealismo. Con riferimenti precisi sia a Tzara che a Breton. Una vena ironico-comica rinforzata dalle lettura amate di Jean Paul e di Lichtenberg. Un dialogo teatrale qui abbozzato tra fratello e sorella in attesa di un mister Nessuno è in chiave Ionesco-Beckett.
Altra curiosità: i riferimenti di questo poeta tedesco - a partire dal 1948, e nella sua “produzione” più qualificata - sono francesi.
Paul Celan, Microliti, Mondadori, pp. 203 € 20


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