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giovedì 2 luglio 2020

L’arte è su misura

Montale, “Auto da fè”, ricorda “Giuseppe Rensi filosofo scettico che possedeva una notevole sensibilità per la musica e la poesia. Scrisse un geniale paradossale volume, “La scepsi estetica”, per dimostrare che non è bello ciò che è bello ma ciò che piace”.
Poligrafo razionalista, ateo, materialista, con vasta influenza negli anni tra le due guerre (presiedette alla formazione di Leonardo Sciascia), infine spiritualista-spiritista. Tutto ciò che in Italia faceva “socialista”, Mussolini compreso: nulla che non si possa condividere, ma in un contesto o in ambito di riflessione limitato, fattuale. “In un certo periodo, 1921 o 1922, esaltò la schiavitù come mezzo moderno di politica economica”, Gramsci, “Quaderni del carcere” – Quaderno 2 (XX) § (34). A lui si riferisce forse, sempre secondo Gramsci, Mussolini nell’articolo “Preludio al Machiavelli” pubblicato in “Gerarchia”, III, 4, aprile 1924.
Il paradosso geniale che Montale apprezzava viene, a fine 1920, al culmine di un crescendo scettico: “Lineamenti di filosofia scettica”, 1919, e “Polemiche antidogmatiche”, nel primo 1920. Inframezzato da una “Filosofia dell’autorità”.
Giuseppe Rensi, La scepsi estetica


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