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martedì 30 giugno 2020

Cronache dell’altro mondo 62 – togliere ai poveri per dare ai ricchi

 “In una realtà alternativa, una che i progressisti vorrebbero, il governo (americano) non avrebbe salvato le banche nel crack del 2008. Quando i mutui senza garanzia cominciarono a prendere fuoco come la carta sotto i ceppi del camino, il governo avrebbe dato la priorità ai mutuatari in lotta per salvare la casa”, Francesca Mari (“The New York Review of Books”, 24 maggio 2020), “The housing vultures”, o “Homewreckers”: “Con gli stessi soldi, 700 miliardi di dollari, anche meno”. Questo governo avveduto avrebbe creato un veicolo societario per rilevare i mutui in difficoltà e operato per rifinanziare i mutui, riducendo i pagamenti mensili per tenere conto del valore reale delle abitazioni, o allungandone le scadenze, per rendere le rate mensili più accettabili”. Nel caso di ratei comunque non pagati, invece di avviare il pignoramento dopo appena due mesi, come le banche hanno fatto nella recessione da loro provocata, il governo avrebbe tenuto in piedi i contratti anche per un anno, o più. Nei casi estremi si sarebbe sostituito nella proprietà, avrebbe ristrutturato, e avrebbe affittato, aspettando di vendere a un nuovo acquirente.
Semplice. F.D.Roosevelt lo aveva fatto nei secondi anni 1930, con una società apposita, la Home Owners Loan Corporation. Che rilevò dalle banche oltre un mlione di mutui sotto stress. Per i casi in cui l’allentamento dei mutui non funzionò, un quinto del totale, circa 200 mila abitazioni, la Holc subentrò nella propirietà e vendette le case ad altri soggetti. Con il ricavato si pagò le spese dell’allungamento dei mutui per tutti gli altri casi. Facile, anche.   
Reagan, Bush jr. e Obama, continua Mari, hanno scelto diversamente, gli aiuti indirizzando “ai ricchi”. Reagan affrontò la crisi delle casse di risparmio – 747 a rischio fallimento – svendendo gli npl, i debiti non performanti (non ripagati o incagliati), agli “investitori avvoltoi”, che li rilevano a  prezzi infimi, per poi procedere al recupero (lo stesso che si fa in Italia, sotto le regole Bce, n.d.r.). Proteggendoli per giunta con accordi “loss-share”, di perdite condivise – l’investitore può solo guadagnarci. Al costo pubblico di 124 miliardi. Analogamente per la crisi del 2008: George W. Bush e Barack Obama hanno speso 700 miliardi di dollari per attrarre investitori nel mercato dei mutui non onorati, rivendendoli a prezzo stracciato, sempre con la clausola loss-share. “Queste politiche non solo fornirono incentivi finanziari a pignoramenti accelerati ma facilitarono un trasferimento enorme e permanente di ricchezza dai padroni di casa in difficoltà a società di capitali”, che rilevavano gli immobili per niente e li rivendevano a prezzi doppi e triplicati.


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