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giovedì 2 luglio 2020

L’Europa delle donne indecisa a tutto

L’Europa delle donne è la politica degli annunci? Finora sì. E niente promette di meglio, a sentire Angela Merkel, “miglior fico del bigoncio”, che ieri si è insediata alla guida della Ue.
“L’Europa delle donne” questo sito consacrava tre settimane fa, ipotizzando una rivoluzione infine nella sopravvivenza stracca dell’Unione Europea. Ma se il buongiorno, come dice la saggezza comune, si vede dal mattino, la rivoluzione non ci sarà.
È cambiata solo la presentazione: le tre donne al comando fanno finta di sorridere e di decidere, ma nulla è cambiato nella solita statemanship – decisi a tutto, ma….
Anche come genere, si segnalano per la mancanza, o incapacità, di emozioni. Merkel per imputazione unanime dei suoi amici Dc tedeschi, Lagarde per la carriera, von der Leyen, forse, per irrobustire il non eccelso curriculum. Donne indurite? Come tutti i carrieristi, che sono parvenu, senza l'aplomb aristocratico, racé - von der Leyen per questo si distingue un po’. Poco cattive, bisogna dire, eccetto Lagarde – alla Bce è facile, dopo Draghi marcia da sola.
Ma la psicologia conta poco. Conta quello che si vede: rinvii, mediazioni, svilimento della funzione di governo. La Ue deve a Merkel, “troppo poco troppo tardi”, l'emarginazione dopo la crisi del 2008. E ora non va meglio: di europeo in questa recessione c’e solo il rinvio. Un programma anti-crisi avviato, a cinque mesi dal lockdown, uno solo? Per non dire della fine di Hong-Kong, non pervenuta. O dei rapporti con gli Usa, con la Cina, con la Russia, politici prima che economici: il mondo non esiste?


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