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sabato 28 maggio 2022

Il mondo com'è (446)

astolfo


Aborto - Il Messico non abortisce. Abortisce l’Est Europa, a partire dalla Russia. Si astengono il Messico, principalmente, e anche alcuni paesi europei: Portogallo, Austria, Grecia, Croazia.
L’organizzazione mondiale della sanità ne tiene un censimento – datato e incompleto, avverte, perché sono statistiche erratiche, in alcuni paesi l’aborto si pratica ma non è legale, e le statistiche nazionali spesso non sono comunque affidabili, ma indicativo.
Questo il dettaglio, sorprendente – con l’avvertenza che Brasile e Polonia non figurano né nell’una tabella né nell’altra perché non hanno, o non hanno comunicato, il dato. I paesi con più aborti sono – erano quindici anni fa – i paesi dell’ex blocco sovietico. Gli Stati Uniti, dove l’aborto libero è ora in discussione, si collocano (si collocavano nel 2004) tra le due graduatorie, con un tasso di aborti (aborti per mille donne), del 20,8.
I dieci paesi col più elevato tasso di aborto (annuo, per mille donne)
1.  Russia – 53,7 (2204)
2.  Vietnam – 35,2 (2000)
2.  Kazakistan – 33,3 (2005)
4.  Estonia – 33,3 (2005)
5.  Bielorussia – 31,7 (2004)
6.  Romania – 27,8 (2004)
7.  Ucraina – 27,5 (2004)
8.  Lettonia – 27,3 (2004)
9.  Cuba – 24,8 (2004)
10. Cina – 24,0 (1998)
 
I dieci paesi col più basso tasso di aborto
1.   Messico – 0,1 (2003
2.   Portogallo – 0,2 (2002)
3.   Qatar – 1,2 (2004)
4.   Austria – 1,3 (2001)
5.   India – 3,1 (2001)
6.   Sud Africa – 4,5 (2000)
7.   Grecia – 5,0 (1999)
8.   Croazia – 5,7 (2004)
9.   Svizzera – 7,3 (2004)
10. Belgio – 7,5 (2003)
 
Finlandia – L’approdo nella Nato è solo l’ultimo passo di un’avventurosa storia recente dei rapporti con la Russia. Parte dell’impero russo dal 1809, indipendente dal 1919, fece nella seconda guerra mondiale tre guerre, sull’uno e sull’altro fronte. In un primo tempo, a seguito del patto Ribbentrop-Molotov, Stalin ritenne subito, a fine 1939, la Finlandia zona a sovranità russa: il tentativo d’invasione russo, nell’inverno 1939-1940 fallì, e la Finlandia passò con l’Asse. Finì la guerra, però, con gli Alleati, combattendo i tedeschi in Lapponia.
La Finlandia è stata parte della Svezia fino alle guerre napoleoniche. Poi, dal 1809, parte dell’impero russo. Fino al 1918. Dal 1919 era indipendente. Dopo appena vent’anni di indipendenza, quindi, nel 1939 si trovò l’Unione Sovietica contro. Stalin convocò i governanti finlandesi a Mosca e chiede alcune cessioni territoriali. La risposta fu negativa. Stalin mobilitò contro la Finlandia, che allora aveva 3 milioni e mezzo di abitanti, un’armata di 120 mila uomini, con 600 carri armati e un migliaio di obici e cannoni. Ma non riuscì a penetrare nell’indifeso vicino. Le comunicazioni terrestri erano quasi inesistenti, e l’utilizzo dei mezzi corazzati semoventi impossibile. Inoltre Stalin attaccò a dicembre, con i soldati in uniforme grigioverde estiva. E una truppa senza capacità di manovra, solo capace di attaccare in massa. Indifferente alle perdite (indifferenza “inspiegabile per un europeo”, secondo gli stessi osservatori e commentatori finlandesi), e pronta alla resa. Mentre i pochi finlandesi avevano grande mobilità sugli sci, in uniformi bianche indistinguibili.
La Finlandia combatté da sola, senza aiuto da Francia e Inghilterra, già impegnate nella guerra contro Hitler – e quindi contro l’asse Hitler-Stalin. Solo piccoli gruppi di volontari accorsero a titolo personale – i pochi che riuscirono a superare i blocchi della Svezia, che interpretava la sua neutralità in senso assoluto, contro Hitler-Stalin e contro gli Alleati.
La guerra si concluse con un armistizio, dopo quattro mesi e mezzo di combattimenti, dal 30 novembre 1939. La Russia contava 127 mila morti e dispersi, e 265 mila feriti – con grosse perdite di mezzi: 1.800 carri armati e 521 aerei. La Finlandia ebbe tra i 23 e i 26 mila morti e dispersi, e 43.500 feriti. Ai primi di marzo, l’impegno anglo-francese-polacco per un corpo di spedizione di 57 mila uomini in soccorso della Finlandia, incontrò l’opposizione di Svezia e Norvegia, formalmente neutrali, al suo passaggio. Approssimandosi la buona stagione, che avrebbe favorito i sovietici,
il maresciallo finlandese Mannerheim, che aveva organizzato la difesa, chiese allora al governo di impegnarsi per un armistizio. Questo fu firmato a Mosca il 9 marzo e interinato dal governo finlandese il 12 maggio. La Finlandia accedeva alle richieste di Stalin, ritornando in pratica, attraverso vari aggiustamenti, alle frontiere che Pietro il Grande aveva stabilito nel 1721, subentrando al controllo svedese.
Tre mesi dopo, all’attacco tedesco all’Urss a metà 1941, di cui la Finlandia era stata messa in qualche modo al corrente con qualche giorno di anticipo, Helsinki si schierò con la Germania, e partecipò attivamente alla guerra. Un accordo segreto era stato sottoscritto nel maggio 1941 tra il governo finlandese e lo Stato maggiore tedesco. La Finlandia mosse contro l’Urss pochi giorni dopo l’avvio dell’attacco tedesco. Il piano tedesco era di congiungere le truppe del fronte Nord con quelle finlandesi per isolare Leningrado - oggi nuovamente San Pietroburgo. Ma la tenaglia non fu chiusa subito, e con l’inverno si considerò fallita.
I finlandesi continuarono a collaborare con la Wehrmacht, ma in autonomia. Senza persecuzioni di ebrei, benché pochi in Finlandia - Helsinki vanta che nei tre anni abbondanti di alleanza militare e schieramento congiunto, dal 1941 al 1944, i suoi soldati si portavano dietro sia le cappelle per le funzioni cristiane sia le sinagoghe da campo. 
Nel 1944, avanzando l’Armata Rossa fin dentro la Germania, le ostilità ripresero anche con la Finlandia. Che addivenne a un nuovo armistizio, il 2 settembre 1944. Ancora una volta a suo carico: riparazioni di guerra pari all’intero pil finlandese del 1939. E una dichiarazione di guerra alla Germania – che aveva ancora vari reparti dislocati in Finlandia, soprattutto a protezione delle miniere di nickel al Nord. E ci fu la guerra di Lapponia, oltre il circolo Polare Artico: le residue forze finlandesi si scontrarono con le residue forze tedesche a Pestamo, in Lapponia. Scontri che durarono fino all’aprile 1945, quando i tedeschi residui si ritirano in Norvegia. Con quattromila tra morti e feriti, da entrambe le parti.
La vicenda offrì in qualche modo alla Finlandia lo statuto di nazione combattente per la democrazia. E garantì l’indipendenza politica nel dopoguerra, seppure con una neutralità all’ombra dell’Unione Sovietica.  
 
La specificità finlandese non è finita con la guerra. Nel dopoguerra è stato un paese pienamente indipendente, democratico, a mercato libero. Ma neutrale, rigidamente. In questa equidistanza sarà al centro dell’importate iniziativa per la pace e la sicurezza in Europa avviata infine nel 1975. Che si concluse con l’“Atto di Helsinki”: un atto storico, a conclusione della Conferenza sulla sicurezza e la Cooperazione in Europa, un complesso lavoro diplomatico svoltosi tra luglio 1973 e agosto 1975. L’atto finale, detto di Helsinki, fu firmato da 35 Stati: Urss, Usa, Canada e tutti gli Stati europei, esclusi Albania e Andorra. L’Atto di Helsinki doveva essere la piattaforma dell’accordo per la sicurezza in Europa, di cui Putin dichiara oggi l’impossibilità, dopo averlo perseguito per un ventennio, in Italia con i governi Prodi e Berlusconi, in Germania, con i governi Schröder e Merkel, negli Stati Unito con Bush jr. (l’alleanza antiterrorismo) e Obama.
L’Atto di Helsinki garantiva in qualche modo il blocco comunista, il dominio sovietico in Europa Orientale. Ma impegnava la Russia al rispetto dei diritti umani. Nell’ambito della Csce, una rete diplomatica sempre attiva anche se non istituzionalizzata (lo sarà nel 1995, a Urss dissolta: Mosca aderirà a trasformarla in Osce, Organizzazione Internazionale), si sviluppa il dibattito sui diritti umani, civili, poi politici, che ebbe larga parte nella perestrojka di Gorbaciov e nella dissoluzione dell’impero sovietico nel 1988-89.
 
Hitler-Stalin – Stalin non credette all’invasione tedesca dell’Unione Sovietica, non subito, nelle prime ore, nel primo giorno, tale era la fiducia che riponeva in Hitler. In base al trattato del 1939 per la divisione dell’Europa orientale. E a una sua elevata valutazione personale, evidentemente, del Führer tedesco. L’annuncio dell’invasione fu dato nell’Unione Sovietica tardi, a mezzogiorno, alla radio, da Molotov, il ministro degli Esteri che aveva firmato a Berlino il patto del 1939, allora allora vice-presidente del Sovarkom, il consiglio dei commissari del popolo – il consiglio dei ministri, come sarà denominato anche in Russia dopo la guerra. Non lo fece Stalin, per evitare di associare il suo nome a una sconfitta. Secondo le rivelazioni di Krusciov al XXmo congresso del partito Comunista Sovietico nel 1956, il congresso della destalinizzazione, Stalin si era ritirato, dopo alcune ore di perplessità, nella dacia di Kuntsevo, quindi fuori Mosca, e ci vollero alcuni giorni e molte pressioni da parte degli altri membri del Politburo – la direzione collegiale del Partito - perché riprendesse le funzioni di capo di Stato.
Dagli archivi risulta che Stalin era stato informato preventivamente dai servizi segreti dei piani tedeschi. Ma non reagì, credendo secondo alcune testimonianze che si trattasse di una provocazione dei generali tedeschi contro Hitler. Benché 170 divisioni tedesche fossero ammassate alle frontiere con l’Urss – 179 per l’esattezza - delle 256 di cui la Germania disponeva all’epoca - che si rafforzeranno presto con 61 divisioni alleate (fornite da Italia, Romania, Finlandia, Ungheria e Bulgaria), compresa la Divisione Blu di “volontari” franchisti - più le Waffen SS, le SS combattenti  arruolate nei paesi di area sovietica occupati, Ucraina e baltici. Quando i tedeschi attraversarono la frontiera, il primo ordine ricevuto dal comandante sovietico, generale Malinovski, fu di “non reagire alla provocazione” e di “non aprire il fuoco”. L’ordine di ribattere arrivò solo la sera, alcune ore dopo il discorso di Molotov alla radio – come se Stalin aspettasse un messaggio personale di Hitler che smentisse la guerra.
 
“Operazione Barbarossa”, così, in italiano (Unternehmen Barbarossa), fu chiamato da Hitler l’attacco all’Unione Sovietica all’alba del 22 giugno 1941. Un rovesciamento del patto Molotov-Ribbentrop, firmato due anni prima, il 23 agosto 21939, a Mosca dai ministri degli Esteri di Germania e Russia. Avendo già fornito alla Russia molti materiali bellici per la spartizione della Polonia, pochi giorni dopo la firma del patto, e per la “guerra d’inverno”, la guerra di Stalin alla Finlandia, tre mesi dopo.  
 
Vauderie d’ArrasUn processo di stregoneria che ha avuto al centro i valdesi – l’accusa reale era di essere eretici, discepoli di Valdo (Vaud) – nella città di Arras, allora appartenente al regno borgognone, tra il 1459 e il 1461. Un processo subito famoso anche, oltre che per essere diretto contro i valdesi, per prodursi in ambiente urbano, e o per implicare persone di varia condizione sociale. Ventinove gli accusati (tra essi il segretario del vescovo, che faticò poi molto per farne derubricare la condanna, da eresia a tentativo di evasione), dodici le esecuzioni. Dodici degli inquisiti erano donne, le condannate otto: fu un altro processo alle streghe, in realtà.
Cominciò come tutti i processi alle streghe, con una denuncia. Di un eremita, accusato di stregoneria. Sotto tortura, l’eremita denunciò alcune persone come complici. Due dei denunciati, un artista di fiera e una prostituta, sotto tortura fecero altri nomi. I primi roghi, nel maggio del 1460, furono di cinque accusati che in tribunale avevano ritrattato le confessioni, estorte con la promessa della vita salva. L’inquisitore, un Pierre de Broussart, sosteneva che un terzo degli abitanti di Arras, che ne contava “più di diecimila”, secondo le stime degli storici demografi (10 mila è la popolazione che si ritiene insieme minima e normale per una “città” ancora nel Quattro-Cinquecento) erano sospettati di stregoneria. I processi e le esecuzioni attirarono una folla enorme, di tutto il circondario: gente che accorreva dopo giorni di viaggio. Trent’anni dopo, nel 1491, si fecero le “riabilitazioni”: non c’era stata stregoneria a Arras.


astolfo@antiit.eu

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