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sabato 21 gennaio 2023

Le manone della Pd(c) sul calcio

Lascia a bocca aperta forse più i non juventini, che sono il rispettabile 70 per cento di tutti gli italiani, la sceneggiata fra Procura e Corte d’Appello del calcio, con la condanna della Juventus al doppio della penalità richiesta, e della sola Juventus per le plusvalenze fittizie. Come se la Juventus se le potesse fare da sola. E come se i calciatori avessero ciascuno l’etichetta col prezzo fisso.
La sceneggiata lascia di più sconcertati i (residui) Democratici, del partito Democratico, di fronte allo strapotere così male esercitato (strafottente) dei democristiani camuffati nel loro partito. Quali sono tutti i padroni del calcio. Da Gravina, l’“imprenditore” apulo-abruzzese elevato a presidente della Federazione, a Chiné, il giurisperito calabrese recordman degli incarichi istituzionali - era anche capo di gabinetto del ministero del Tesoro nel lungo governo Draghi. Ai sette augusti membri della Corte d’Appello, che senza discutere hanno raddoppiato la pena richiesta da Chiné – ex amministrativisti e tardi professori di università “bianche”, Brescia e Cassino, col famoso notaio ex arbitro “collinista”.
Gente onorevole, s’intende. Di potere. I sette della Corte d’Appello non hanno neanche lo stipendio, tanta pena si prendono per il solo amore della giustizia. Chiné, nel tempo libero dagli altri incarichi, gestisce ben tre centinaia di “collaboratori”, quasi tutti uomini, Il corrispettivo è a valle, a latere, un’assicurazione sul futuro - la Dc è come Messina Denaro, non lascia nessuno indietro (anche se è ben “onorevole”, come Antonio assicura di Bruto nel “Giulio Cesare” di Shakespeare).
Una manifestazione di potere perfino assurda – la (ex) Dc di solito nasconde la mano: si infliggono 15 punti di penalizzazione, invece di nove, o invece di venticinque, perché no, senza motivo, ad arbitrio. Giovandosi di moncherini di registrazioni, tagliati a caso. Soprattutto giustificandosi, caso citatissimo, con lo scambio Pjanic-Arthur – opera magari, sommo dileggio, di qualche romanista fra i sette killer dell’Ave Maria specialmente tifoso del simpatico bosniaco.
Un invito alla mobilitazione del Pd “bianco” contro i residui comunisti – ma “emiliani”, tengono a precisare – che minacciano di riprendersi il controllo del partito? E un avviso al nuovo governo, dopo il dodicennio di robaccia Pdemocristiana, da Monti a Renzi, a Gentiloni e a Letta. Gravina, lo sconosciuto “portato” quattro anni fa da Galliani e Lotito, ha troncato a settembre col presidente della Lazio, quando questi si è candidato col nuovo governo. Miseria dello sport – la Dc inevitabilmente sporca tutto?  

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