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sabato 16 aprile 2011

Il mondo com'è - 61

astolfo

Aristocrazia-Democrazia – Si vuole, si dovrebbe, la democrazia l’aristocrazia dello spirito. D’incanto senza percorso né funzione pedagogica. Per effetto di una legge (suffragio universale) o di una presa del potere (partiti, sindacati, mobilitazione). Ma nella società come nella natura non ci sono salti. Si vede a Roma, città che fu a lungo principesca (cardinalizia) e miserabile, ma separatamente, due città accostate. Che invece con le leggi eversive e la manomorta sono state combinate in una. Si vede nei cortili o nelle tenute dei palazzi gentilizi. Che alti muri ciechi ingombrano e spezzano, dai quali penzolano gabinetti e cucine, inserrati sui balconi, e sopra i quali ogni genere di sopraelevazione deturpa la vista e fino il cielo, di mattoni a vista, anche forati, o di vetro, o di plastica, e più spesso di una sopraelevazione sopra l’altra invereconda. Mentre rami secchi adornano i vasi giganteschi, pesanti, i più giganteschi e i più pesanti, chissà perché, che ci siano in commercio su terrazzi e terrazzini, contro la stabilità e la visuale di ogni vicino o condomino che sia. E non c’è regolamento urbano che tenga: i regolamenti li applicano i vigili, che stanno dietro il muro.

Cooperazione – È lo spiraglio di generosità dell’epoca, residuo, il solo possibile. Ma per ogni aspetto controverso e anche falso. Quella economica è più spesso (le statistiche del dare e avere, delle partite correnti tra donatori e beneficiari, lo attestano) a profitto del donatore. Quella umanitaria è confusa: non si può dire beneficio dei cooperanti, ma così è. I cooperanti sono volontari, non agiscono per un guadagno, ma si va nei paesi e nelle società che ne hanno bisogno per un proprio impulso personale e con poco rispetto per le stesse (conoscenza, rispetto delle differenze).
Il linguaggio lo tradisce. Gli emigranti, ora “migranti”, quasi nomadi, “coronano il loro sogno” – il sogno dell’emigrazione? Le donne islamiche “conquistano la libertà”. La libertà viene esportata con i bombardamenti. Che portano piuttosto morte, distruzione, amputazioni.
Egidia Beretta, madre di Vittorio Arrigoni, il militante italiano a Gaza assassinato dai palestinesi salafiti, nonché sindaco di Bulciago in provincia di Lecco, un solo cruccio ha nel momento in cui della morte del figlio, che la salma possa transitare per Israele: “Vorremmo che lasciasse Gaza dal valico di Rafah e che passasse dall’Egitto”.

Novecento - Dopo l’Ottocento sistematico, il Novecento curioso e indagatore, disponibile e “aperto” (Popper), ogni secolo ha il suo carattere. Il Settecento anch’esso indagatore ma dell’esistente, il Seicento celebrativo, pletorico, quantitativo (matematico), il Cinquecento classico (reazione alle divisioni, religiose, politiche, istituzionali?). In controtendenza è andata la politica, in questo secolo sistemica più che mai – ideologica. Che ha portato a grandi imperi, per ultimo quello del pensiero unico nel quale siamo immersi, e ad ambizioni d’impero mai viste prima, per estensione e nel pensiero (totalitarismi). È per questo che il secolo è finito nell’implosione, etnica, religiosa, politica?
Se questo è un adeguamento allo spirito del secolo, se ne dovrebbe dedurre che è uno spirito improduttivo, e forse anche barbarico. È nell’Ottocento peraltro la parte migliore del Novecento: in pittura, nella psichiatria, nella fisica, in letteratura. È lo spirito di sistema che ha preparato, dando loro fondamenta solide, più o meno “vere”, i Cento Fiori. Il Novecento cosa ha preparato?

Occidente – È stato la bestia nera del sovietismo, compreso quello italiano, per quasi mezzo secolo – dopo esserlo stato della Germania nazionalista, Th. Mann incluso. Mentre era un mondo desiderato dal sovietismo stesso, sicuramente da quello italiano. Cosa spinge Asor Rosa et al. A godersi superbamente l’Occidente e a respingerlo, anche dopo la caduta del Muro? Perché l’antioccidentalismo persiste in Italia, che di questo particolare Occidente, sbrigativo, poco considerati, è la quintessenza. È ipocrisia e buona coscienza? Forse questo mettersi fuori di se stessi rivela che tra le due chiese, la Chesa e il Partito, non c’è parentele ma identità. È solo in Italia che fatica e emergere un senso laico della politica, liberale.

Oriente– È una proiezione della malattia dell’Occidente, dell’Occidente come “filosofia”, o filosofia popolare, alla portata di ognuno. L’Oriente reale non è filosofico, e nemmeno eroico (antinaturalista, esploratore del mistero, mistico): è ordinario. È come appare, abbandonato. Acritico, parallelo al flusso. La memoria, che lo contraddistingue, la sua tradizione, è cumulativa, ripetitiva, e non selettiva.
Può darsi che tutto questo sia saggezza. E saggezza superiore. Ma non è conoscenza.

Televisione – Il suo linguaggio è la pubblicità: messaggi semplici (uno alla volta), ripetuti, brevi, attraenti.
Con la frequenza dei messaggi, uno ogni pochi minuti, la pubblicità è la televisione.

astolfo@antiit.eu

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