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martedì 12 aprile 2011

Secondi pensieri - (68)

zeulig

Possibile – Il concetto non c’è in latino – né c’è l’impossibile. Non riferito a “potere”. Le cose sono o non sono, e possono avvenire oppure no, ma non in rapporto al soggetto. C’è un fondamento religioso nella cultura latina. Nella lingua perlomeno.

Presente – Per la fisica non c’è, poiché o è già passato o deve ancora venire. Mentre tutto è presente: la storia, come dice Croce, e anche il futuro.
L’evoluzione ne viene scardinata, o incardinata?

Psicanalisi – È terapia compulsiva – per autorità del terapeuta, che se non ce l’ha se la deve acquistare, con la ripetizione e l’offerta propiziatoria e non per una sintomatologia. È stato detto e questo è: ha lo stesso fondamento dei guru, dei guaritori, dei predicatori Usa.

È chirurgia, Non di quella fine (micro), ma ricostruttiva, devastante.

La riduzione di tutte le pulsioni al piacere non ha nulla di scientifico. Né è possibile cancellare ogni altra relazione, se non quella erotica, carnale, con la madre. Liberarsi dal padre era opportuno dopo millenni di patriarcato, opportuno per la storia ma non per la scienza.
Cancella quattro quinti della letteratura (linguaggio) e della sensibilità (psicologia) umane. Non tutto è nel sangue e nella fisiologia. Anzi, la stessa fisiologia si determina infine nel cervello, coi neuroni. Che sono i vero mistero umano.

Quotidiano – L’ordine può essere troppo, troppo per lo stesso ordine, nella vite ben ordinata: la vita scandita da orari, calendari, doveri sociali, d’abbigliamento, di conversazione, d’alimentazione, di trasporto, di terapia… è qui la (una) radice della depressione, o del senso ossessivo di crisi e d’inutilità, nella violenza dell’ordinario. Che è contro la natura umana, o è un modus per il quale non è stato ancora adattato il tipo – born free è sempre la dote del mondo. Tempo libero, vacanza, hobby, moda, culinaria, tutto l’effimero è diventato guida e catalogo. Per non parlare del lavoro. Mai si è stati meno liberi di oggi che si è liberi dalla fame, dal bisogno, dall’insicurezza. Le stesse regolazioni feudali, in Cina o in Europa, non erano così assorbenti.

Religione – Come filosofia della storia è meno irrazionale del razionalismo, ma è radicalmente falsa (in contraddizione). Il razionalismo non dà un senso alla storia, se non quello aberrante della fine della storia (morte). La religione salta bene questo ostacolo. Ma porta a un Dio che è anche Dio del male, al diavolo, al destino (la fede per la grazia), al’inutilità delle opere, quindi della vita, a un intrattabile Adonai. È consolatoria ma porta alla bestemmia e alla caduta. E da un punto di vista religioso, non meramente razionalista: il dio di giustizia è la negazione della provvidenza.

Sadomaso – È il distillato dello spirito borghese oltranzista. Non è la condizione umana: l’istinto di sopravvivenza è sempre più forte della violenza, nonché la socialità (Aristotele). È l’estrema conseguenza dell’individualismo e dello spirito di proprietà, con il quale la libertà viene confusa, spinto fino all’eugenetica, col connesso senso di colpa. Sade ne è l’alfiere anche storico, vero rivoluzionario borghese.
Nella condizione umana c’è, ma come stato intermedio, l’adolescenza – di incertezza tra l’animalità sociale e l’affermazione di sé.

Santità – Non può che essere l’orgoglio. Chi non vuol essere santo a tutti i costi, giorno per giorno, minuto per minuto, in ogni occasione, con ogni interlocutore, chi ha qualche debolezza, o anche soltanto non ci pensa, a essere santo, non con costanza quotidiana, santo non sarà.

Storia – La coltiva l’Occidente. Come fatto significativo e non mera cronologia è solo occidentale – è l’Occidente storia? La storia in Occidente è analisi, e difesa: la memoria non è un semplice gesto ricognitivo, ma normativo. La storia maestra-mostra (mostro?) di vita.

È una curva piena (piatta?). Può non essere una funzione lineare, ma si muove su un piano orizzontale.

È la nostalgia dei morti.

Superbia – È il peccato di paragonarsi a Dio. È il peccato per eccellenza ancora oggi, anche se la chiesa non ne parla più, nella forma degradata del carrierismo come valore. E del rapporto d’amore come reciproco dressing (non più “io vorrei” ma “io vorrei che lei\lui…”).

Viaggiare – Pitagora, dice Diogene Laerzio, prescriveva di non volgersi indietro quando ci si allontana dalla patria, e intendeva di non attaccarsi alla vita al momento della morte. Viaggiare è come morire? Anche se oggi si viaggia molto e si ritorna spesso.

Wittgenstein – Che reputazione avrebbe avuto come filosofo se non fosse stato bello, ricchissimo, viennese, viennese di Cambridge, eccentrico, e omosessuale represso? Quella di un affascinante superficiale. Cioè di un (buon) filosofo?

È “socratico”. Perché filosofa lungo la linea “so di non sapere”. Ma anche per il “demone di Socrate”, che spesso lo costringe a chiudersi, e sentirsi. E per l’inadattabilità al misticismo, se non nelle forme esteriori della bontà di cuore, e dell’impegno tolstojano, non del nefas, si può anzi dire incontenibile.

zeulig@antiit.com

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