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martedì 12 aprile 2011

Giustizia a Milano

A garanzia della loro equanimità la presidente del Tribunale di Milano dottoressa Livia Pomodoro e il presidente della Corte d’Appello di Milano dottor Giuseppe Tarantola chiedono di vietare le manifestazioni davanti al loro Tribunale a favore di Berlusconi. Contro Berlusconi sì, a favore no.
Il Palazzo di Giustizia di Milano umilia ogni settimana il governo, e quindi il Parlamento, con le inutili (procedurali, formali) presenze obbligate del presidente del consiglio. E vuole impedirgli di riprendersi un po’ di autonomia con le sue manifestazioni politiche. Ognuno capisce che questa non è democrazia e nemmeno legalità. È anzi giustizia politica, l’illegalità più feroce, anche se a opera di piccoli uomini – la “banalità del male”.
Il dottor Tarantola è il giudice che condannò Cusani, consulente finanziario di Raul Gardini del gruppo Ferruzzi, al doppio della pena chiesta dal Pubblico ministero, perché l’accusato era anche socialista. La dottoressa Pomodoro invece faceva carriera al ministero a Roma chiamata dal socialista Martelli.
Il dottor Tarantola quindi passò, per fare più rapidamente carriera, dal penale al civile. Dove, in qualità di presidente della VIII sezione, affossò il processo per un ammanco alla Gemina-Rizzoli Corriere della sera che poi si rivelerà di ben 1.300 miliardi, del 1995. C’è ben qualcuno, in questa piazza giudiziaria milanese, che dovrebbe stare in prigione - esserci passato, una vera giustizia non moltiplica le pene, non per motivi politici.

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