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martedì 14 ottobre 2014

L’amore è saggio – anche all’università

Una storia d’amore infelice, e una felice. Con la vita accademica, di insegnamento, ricerca, organizzazione, entusiasmante e sordida – angiporto del potere, tanto più mefitico quanto più è angusto. Niente di eccezionale. E tuttavia un racconto vivido, per la prosa chiara – grammaticalmente semplice (la grammatica era l’“arte” dei romani, insegna il professor Stoner, della latinità). Minimalista si sarebbe detto qualche decennio dopo, ma senza pose. Con alcune scoperte, anche, non male. Del disamore legato alla maleducazione – l’educazione borghese delle ragazze, le figlie, prima della liberazione. Mentre “passione e conoscenza” si legano come meglio non possono: l’opinione contraria, l’“opinione data”, che la vita della mente è incompatibile coi sensi, non era contestabile mezzo secolo fa. O che la guerra uccide i vivi – la storia è ambientata nella prima metà del Novecento, un  susseguirsi di guerre. E della morte che è terrificante – ma questo ormai si sa – solo per i cristiani, che pure si aspettano la vita eterna. Ma senza ingegnosità, il racconto scorre modesto e saldo, come il nome del protagonista suggerisce.
Un autore di culto, riscoperto dopo la morte nel 1994, che si ripubblica con pre e postfazioni. Un racconto malinconicissimo, di uno scrittore che è stato anche lui filologo e professore come Stoner, il suo protagonista, ma che s’indovina estroso – scrittore d’invenzione. La “storia di irrealtà” che racconta è personale nel doppio senso, dell’autore ma anche del suo personaggio. Una storia scritta da Williams mentre girava l’Italia, nel 1963-64, alla ricerca di materiali e colori per “Augustus”, il romanzo del primo imperatore per il quale è famoso – con un “mamma” modesto omaggio al soggiorno italiano, e al latino di cui Stoner è cultore. 
John Williams, Stoner, Fazi, pp. 332 € 17,50

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