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sabato 17 gennaio 2015

L’odore dell’Italia

L’odore dell’America è italiano. Simenon lo scopre per ultimo, nel 1958, nel commovente breve testo che chiude la raccolta: gli odori dell’orto, gli odori della cucina, le arance, i carciofi e la vite, nell’“enorme Babilonia” parlano ancora italiano. “L’odore dell’America” è l’ultimo di una serie di articoli sulla scoperta dell’America che Simenon fece a partire dal 1946, quando lasciò sdegnato Parigi per il Nord America, il Canada dapprima e poi gli Stati Uniti – troppe invidie: era stato denunciato in guerra, nel 1942, come ebreo, e nel 1944 come collaborazionista, per questo perfino processato, a nessun effetto.
“Un uomo senza incubi”, tale Simenon scopre l’americano nel 1946. E tale si vorrà egli stesso d’ora in poi, “libero” mentalmente e liberale. Liberato al punto da rompere con Gallimard, il grande editore, al quale imputerà senza riserve né remore di averlo pubblicato e venduto come scrittore di second’ordine. È qui che nasce il secondo Simenn.
La corrispondenze per “France Soir”, che fanno buona parte della raccolta, del 1946, sono gustose cose viste in un lungo viaggio in macchina dal Canada alla Florida, col figlio Marco, la moglie Tigy, e la segretaria bilingue Denyse Ouimet – un triangolo che presto si dissolveà, col divorzio da Tigy e il matrimonio con Denyse. Tutte osservazioni peraltro notevoli, è una scoperta dell’America che ancora dura. Per esempio nella comparazione fra l’istruzione negli Usa e in Francia-Europa: “Qui il bambino è re, il giovane è re”.
Georges Simenon, “Des phoques aux cocotiers e aux serpents à sonnette”. L’Amérique en auto, Livre de Poche, pp. 167 € 5,60

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