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martedì 13 gennaio 2015

L’anno di Pasolini, l'ultimo Europeo

Un tributo – la rivista dichiara il 2015 anno d Pasolini, nel quarantennale della morte (ma era prima delle stragi a Parigi) – e una serie di solidi contributi. Su Pasolini pittore, e autore di teatro oltre che di cinema, sul culto-rifiuto del corpo nella cinematografia, sul mitologista, e sui punti do contatto con la Francia. Con la poesia provenzale nel filone friulano giovanile, le polemiche con i “Cahiers du cinéma”, con Barthes e con Foucault, il rapporto con Sartre, di rispetto inizialmente (“Alì dagli occhi azzurri”) e poi d’irrispetto (l’intellettuale fanfarone del progetto “Porno-teo-kolossal”) – Julie Paquette si meraviglia che sul Terzo Mondo Pasolini si rifaccia a Sartre, oltre che a Fanon, ma Sartre aveva anticipato e indirizzato le indipendenze nel 1955, col saggio antirazzista “Orfeo nero”.
Una dozzina d’interventi, di studiosi per lo più francesi, tutti in qualche modo specialisti di Pasolini. Un tributo appassionato, con tre interventi di René de Ceccaty. Che sono essi stessi, con alcuni dei saggi, una prima messa in forma dell’artista, oltre l’emotività. Classicamente classificato da Hervé Aubron, che ha curato lo speciale: “Un onest’uomo del Quattrocento o del Rinascimento, un Europeo anche – se credete ancora a questo termine. Una individualità o quanto atipica ma irradiante al di là della sua semplice singolarità, al di là di una sola disciplina o di un solo territorio, ed è ben in questo che fu un Europeo degno del nome. Così forte che poteva essere pessimista, se non nichilista, e votarsi con tutto se stesso a ciò che faceva, senza dimenticare il mondo che gli girava attorno. Pasolini era anche un antropologo”, che promuoveva, nel mentre che ricercava, “una certa idea della specie umana. Ed era un ecologo”. La “devitalizzazione dell’Italia” esemplò nel fatale 1975 con la scomparsa delle lucciole.
Génies de Pasolini, “La Magazine Littéraire” gennaio 2014 pp-54-98, ill.

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