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lunedì 12 gennaio 2015

Confessare per liberarsi di sé

La confessione come manifestazione della verità di se stessi. Arduo compito, ma Foucault è un temerario. Partendo dal semplice: “L’uomo, in Occidente, è diventato una bestia da confessione”. Dal cristianesimo a Freud.: “Per la propria salvezza ciascuno ha bisogno di conoscere il più esattamente possibile chi è”, e “deve dirlo il più esplicitamente possibile ad altre persone”.
All’improvviso, scavando “La volontà di sapere”, l’archeologo dei saperi Foucault s’imbatte in questa constatazione. La salvezza sarebbe stata un campo di scavo più produttivo (seducente), ma anche sulla confessione sono fuochi d’artificio. Nell’ambito dell’“ermeneutica del sé”, della “soggettività moderna” – cioè postgreca: è vecchia di duemila anni. “La vecchia ingiunzione della confessione”, del conosci te stesso, avendo innestata “sui metodi dell’ascolto clinico”. Con estese riletture dell’antichità greca e latina, nelle quali Foucault si è immerso negli ultimi anni.
Qui fa l’analisi della patristica, con radici in Platone e in Seneca, estraendone le categorie della exomologesis e della exagoreusis. La publicatio sui di Tertulliano la prima, una sorta di sacra rappresentazione del sé peccatore. O piuttosto una expositio sui, con cilici, polvere, denudamenti, tele di sacco, e forse un’autodistruzione, non fosse per l’esibizionismo: un annullamento del sé. L’altra operazione è più moderna: è portare alla luce. Confessare Foucault dice  strumento antidiabolico: è portare alla luce, con cui il principe delle tenebre è incompatibile.
Una pratica pia, dunque, la exagoreusis, che è diventata “questa cosa improbabile: una scienza-confessione, una scienza che si basa sui rituali della confessione e sui suoi contenuti, una scienza che presuppone questa estorsione multiforme e insistente, e si dà per oggetto l’inconfessabile-confessato”. La psicoanalisi, l’innominata di queste conferenze. “Questa nuova pratica”, commenta alla fine Arnold Davidson, è “la forma moderna della vecchia «tentazione epistemologica» del cristianesimo” – dunque, Freud è al fondo cristiano? E “un inaudito fondamento positivo del sé”. Per questo labile?
Col soggetto contro il soggetto
Si potrebbe obiettare a Davidson su “inaudito”, su “fondamento” e su “positivo”. Ma è vero che Foucault è morto nella fase ascendente di questa scoperta, della meraviglia.
Approntato e curato in Italia due anni fa, da Laura Cremonesi, Orazio Irrera, Daniele Lorenzini e Marina Tazzioli, tra gli “MF materiali foucaultiani”, con un saggio di Arnold Davidson, il volumetto è ora ripreso in Francia, come un pilastro del secondo o ultimo Foucault, quello dell’archeologia del sé. Riprende due conferenze lineari, “Soggettività e verità” e “Confessione e cristianità”, tenute all’università di Califonria a Berkely il 20-21 ottobre 1980, per un pubblico straripante, e riprese al Dartmouth College il 17 e il 24 novembre. Che troveranno poi sviluppo nel corso 1981-1982 al Collège de France, “L’ermeneutica del soggetto”. Lineari per il percorso di ricerca di Foucault, la genealogia del sé moderno, e il suo metodo di lavoro. Compresa la sintesi della filosofia del Novecento, nel cui ambito la ricerca si colloca, come filosofia del soggetto: la fenomenologia esistenziale post-Husserl, il positivismo logico, lo strutturalismo. Col dovuto riconoscimento al primo Habermas, di “Conoscenza e interessi”, lo studioso delle tecniche di produzione, trasformazione e manipolazione, delle cose, dei segni e sistemi di segni, dell’individuo. Che sono anche “tecniche di produzione, tecniche di significazione e tecniche di dominio”. Ma in questo terzo ambito sono anche tecniche del sé, di dominio del sé.
Davidson richiama a questo proposito Vernant, che richiama Groethuysen, e la coscienza di sé come cattura in sé di un lui, non di un io”. La genealogia del sé moderno “è stata per anni la mia ossessione”, spiega Foucault. Per un motivo preciso: “per sbarazzarsi” della filosofia del soggetto, “di una filosofia tradizionale del soggetto”. Per il fascino del pensiero circolare?
Michel Foucault, Sull’origine dell’ermeneutica del sé, Cronopio, pp. 114 € 12,50
L’origine de l’herméneutique du soi, Vrin, pp. 159 € 15

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