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sabato 31 ottobre 2015

Il libro nero della malattia immaginaria

Nella rivoluzione del 1789 il cittadino Muré, del club degli Artisti Dramamtici, voleva liberare l’ipocondria con l’aria compressa: “L’aria compressa porterà aria fresca nelle case e gli opifici, colerà il bronzo, polirà il rame, segherà la legna, luciderà gli stivali, rifarà i letti, molirà il caffè e spegnerà le candele: l’aria compressa ci farà per così dire padroni delle stagioni, dandoci a volontà e gratis il calorico e il frigorifico!” Ma con l’ipocondria c’è poco da ridere.
Qui un ipocondriaco “felice” forse posticcio e uno psicoanalista franco-svizzero concordano che l’ipocondria non è una malattia. Non è neanche isteria, dice Nueburger, è una forma di ansia. In questi termini va affrontata da terapeuti e ambiente – medici, familiari, amici:  non c’è “medicina” per una malattia immaginaria, solo comprensione.   
Un libro serio, un manuale di psicologia. Neuburger consiglia “trucchi e astuzie” per capire e gestire questa che considera una “forma di irrequietezza”. Da eroi del nostro tempo, si spinge a concedere, che è fatto di incertezza e inquietudine. Un manuale che però trascura il dato più importante dell’ipocondria: la cattiveria, l’aggressività.
L’ipocondria è una forma di egoismo totale, che si traduce nell’aggressione costante all’ambiente umano che la circonda. Tanto più se la circonda con affetto: è egoistica e brutale. Tale la dice Lucrezio nel “De rerum natura”: trascorrere l’esistenza nell’ansia del trapasso è follia, infliggere quest’ansia agli altri è egoistico e brutale. Non è una malattia perché l’ipocondriaco non ne soffre, anzi ne gode. È una specie di gabbia con gli aculei, con gli speroni: per far male più che per difendersi - poiché l’ipocondriaco non vuole difendersi, non vuole guarire.
La traduzione è opportunamente sottotitolata “Il libro nero dei malati immaginari”.
Gilles Dupin de Lacoste-Dr. Robert Neuburger, L’ipocondriaco, Castelvecchi, pp. 119 € 14,50

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