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lunedì 28 marzo 2016

Secondi pensieri - 256

zeulig

Castità – È sotto giudizio – quando non è semplicemente trascurata – perché indurrebbe alla pedofilia. Benché abbia una forte tradizione, e anche un fondamento. La deposizione del seme ha – figurativamente, potenzialmente – in germe la creazione. Un di più di energia vitale rispetto alle componenti fisice: chimiche, meccaniche, caloriche. La  castità sarebbe – era dai tempi di Platone, e anche da prima – un di più rispetto alla stessa creatività: il seme, liberato nel corpo invece che espulso e trapiantato, vi inietta un surplus di energia. La castità ancora Simone Weil definisce nei “Quaderni” (al “Quaderno X”) “captazione di energia superiore”. 

Cosmopolitismo - È in crisi, da Kelsen a Kant, e a Spinoza. È in crisi storicamente, ma si direbbe per la dottrina della crisi – quando non si sa che altri pesci pigliare, o per voglia di decomposizione.
Più specificamente in crisi in Europa, ma non solo. Controverso e contestato anche come semplice ideale, dai particolarismi trionfanti, etnici, religiosi, anche nazionali, per quel poco che resta delle nazioni – della sovranità nazionale. Sotto la generica forma onnicomprensiva delle “radici”.
È uno sviluppo che Carl Schmitt aveva paradossalmente previsto – paradossalmente, cioè da antipatizzante. Criticando Kelsen negli anni 1920, concordava sul crollo imminente, già in larga parte avvenuto, del jus publicum europaeum come diritto degli Stati, delle sovranità nazionali. Ma mentre Kelsen se ne augurava il crollo, in favore di un’utopica Cosmopoli universale, Schmitt vi vedeva semplicemente l’obliterazione della “messa in forma della guerra”. Nella duplice funzione che aveva esplicato dal Seicento a tutto l’Ottocento: di superamento dei conflitti confessionali e civili, e di delimitazione della conflittualità esterna. A favore di una guerra senza limiti e senza reali obiettivi – il giusto e l’ingiusto sono variabili.

Creazione – È nello stato delle cose, nell’infinità dello spazio e del tempo. È costante, non inerziale (panteista). È ciò che la mistica e Einstein vivono ed esprimono, la discesa di Dio – l’infinito esiste, giacché si concepisce.
Si dice che l’uomo non è una freccia e non può procedere in verticale, solo in piano. Ma è grave, non greve. E può procedere in soluzione di continuità, sempre – attardato ma non impedito dalla memoria, la tradizione, lo stesso innatismo. Mentre Dio è comunque uno che può, e forse deve, discendere.

Diavolo – È scomparso da poco. L’ultima strega condannata a morte in Europa sarebbe Anna Göldi, giustiziata nel 1782 in Svizzera. Quindi quasi due secoli e mezzo fa. Ma altre condanne si registrano, e molti fanno risalire l’ultima al 1895, a Tipperary, in persona di Bridget Cleary. Dopo aver prosperato per secoli che non si possono dire retrogradi, da fine Quattrocento in poi – e più, nella trattatistica e nella pratica, nel Seicento secolo scientifico. A lungo, fino al primo Novecento, è stato di casa nelle campagne, nelle fiabe dei fratelli Grimm. E di fatto oltralpe.

Ernst Bloch, “Die Angst des Ingenieurs”, ne collega la scomparsa alla tecnica – all’elettricità: “Il diavolo era ancora un pezzo dell’antica Iside, cioè della natura demoniaca; al contrario il niente, dietro la meccanica, o il mondo che nessuna mediazione collega all’umano, non è altro che la casa dei morti, in cui l’uomo è interrato vivente”. 

Incarnazione – È il mistero dei misteri, forse più della Resurrezione. Ma non esiste vita soprannaturale senza una Incarnazione – la Resurrezione è invece bene (o prassi) comune, quasi quotidiana.

Infelicità – È il Male. Era, ora è tema disatteso in quanto tale: la felicità è pompier, l’infelicità è quasi un minimo denominatore comune, un abito ordinario, dell’uomo evoluto, lasciato a se stesso – si connetteva al dolore fisico e alla morte, con la depressione e gli stati catatonici passa perfino inosservata, uno stato “normale”. È tuttavia uno sradicamento dalla vita, uno stare all’orza e all’onda, nel risentimento – si può veleggiare e surfare felici. Cioè nel senso di una felicità quasi dovuta.
Se ne fa una ragione l’uomo evoluto cioè laico, evoluzionista, seppure non se la spiega. Mentre la combatte il credente, contro ogni ragionevolezza o evidenza, e sempre con qualche risultato, persino nella miseria fisica, nell’abbandono, nell’inedia. Felicità e infelicità sono un fatto di fede?   

Matrimonio L’idea ne è semplice – lo era con Lucrezio, prima del sacramento e dell’istituzionalizzazione: due vogliono diventare uno, nell’unione carnale. Che si può dire anche affettiva, ma di natura semplice, tale da potersi sciogliere senza danno, se si sta al presupposto.  

Natura – È madre, matrigna? È multigender, e indifferente, molto poco materna. Indecisa, incerta, confusionaria, senza neanche indole magistrale, senza indole.

Nazione-Stato – Si svuota per la sovranazionalità, il fondamento della pax americana che viviamo. Unitamente ai particolarismi insorgenti, etnici, economici, territoriali. Sull’indebolimento del cristianesimo, che era il suo fondamento: “La perdita di prestigio del cristianesimo”, argomentava Georges Bataille (“La vittoria militare e la bancarotta della morale che maledice”, in “Critique”, settembre 1949), “ha lasciato lo Stato pericolosamente solo”.
Bataille va più in là: ipotizza che Stato e Chiesa si tengano l’uno con l’altra. Fu il cristianesimo a operare lo “sdoppiamento”, scrive. Ma a fini unitari: “Quell’unità di comunicazione che è il bene, divenne da una parte la Chiesa e Dio e dall’altra lo Stato e la Nazione, entità tutte quante improntate in primo luogo al perseguimento dell’interesse (del bene comune)”. Divise, cioè, ma improntate al bene comune. Tesi suggestiva ma ardua. Lo Stato, più che la Chiesa, vaga oggi alla ricerca di un fondamento, una ragione di essere. Ha perduto la difesa, aveva trovato un sostituto nel benessere sociale. La crisi fiscale gli ha sottratto anche questa funzione, gli resta la giustizia – che però non è bella, e non è nemmeno buona.

Nudità – Si lega all’osceno, o quanto meno all’erotico. Mentre stava per la verità, nella Bibbia e in altri testi antichi. Nudi erano Adamo e Eva prima del peccato. Si denuda Noè, l’uomo puro - anche per la liturgia cristiana, dove l’arca è assimilata alla croce – che aveva salvato il genere umano dalla distruzione. Fisso alla nudità, oltre che alla povertà, del Cristo sulla croce è san Francesco d’Assisi, e anche san Giovanni della Croce. Molte mistiche contemplano (rivivono) la nudità del Cristo.

Umano – È l’uso della natura, il rimaneggiamento. Nella magia come nella tecnologia. Non c’era la fissione atomica, nemmeno la radio e l’elettricità, prima dell’uomo, nonché i manufatti in pietra, e tutti quelli in legno e fango che non hanno resistito al tempo. L’umano è anzitutto tecnologico? 

zeulig@antiit.eu 

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