Cerca nel blog

martedì 18 ottobre 2016

Secondi pensieri - 281

zeulig

Alienazione – È passata da diagnosi, sia pure amara, in vista di una terapia, quindi da fatto anomalo, a condizione normale, e per molti auspicabile – stiamo felicemente male. L’esclusione – sofferenza, asservimento - come un ideale. L’eroe contemporaneo, soprattutto nelle arti, e più in quelle costose, con impiego di capitali oltre che di intelligenza e di tempo di lavoro, è l’escluso – dannato, “diviso”, sradicato. Il creatore non è di nessun luogo. E lui stesso non si ritrova, neanche di giorno, sotto il sole – non fa ombra, si muove come nella corsa dei sacchi, nella botte, saltellando, rotolando.
Si spiegano anche le irresolutezze dell’amore: la pratica è onanistica.

Crudeltà – L’uomo è crudele – non altri.
L’uomo è crudele anche nel giudizio. Disinteressato, equanime.
L’uomo è crudele anche nella pietà.
La crudeltà è ragionevole – durevole, “giustificata”.
La natura è violenta, non crudele – effetto dell’incoscienza.

È un reagente della verità.
La crudeltà umana – ma è per questo solo umana - è cosciente: svelata, organizzata.
Nell’atto (azione, comportamento, parola) è conseguente, risponde a un temperamento, a una convinzione o a una legge. Nel pensiero invece è attributo (decorazione) della verità, la quale vuole essere spietata – la filosofia ne fa a meno perché arzigogola la verità, non la fissa.

Dogma – “Per me un dogma è solo una via di accesso alla contemplazione ed è uno strumento di libertà, non di costrizione. Salvaguarda il mistero, a tutto vantaggio della mente umana”: Frances O’Connor, lettera ad “A.” del 2 agosto 1955, in “Sola a presidiare la fortezza”. Salvaguardare il mistero: la mente s’avvantaggia se non è insidiata dal mistero?

Esistenzialismo – In quanto moda si contraddice, Mounier ha ragione che ammoniva, “Introduction aux existentialismes” : “L’ultima assurdità del secolo doveva essere la moda dell’esistenzialismo: la consegna al chiacchiericcio quotidiano di una filosofia di cui tutto il senso è di strapparci al chiacchiericcio”. È – è stato – moda, un fuoco fatuo, con molte parole inutili anche negli originali.

È trascurato ma è pieno di novità il fascicolo monografico di “Prospettive” che Malaparte nel 1942 (Ott.-Dicembre, nn. 36-38) organizzò. Con contributi di Moravia, che era una sorta di segretario di redazione-vice di Malaparte, Galvano Della Volpe, “Le ultime anime belle (da Jaspers a Berdiaeff)”, titolo del fascicolo, Nicola Abbagnano, “L’arte come problema esistenziale”, Martin Heidegger, “L’essere come tempo”. E altri testi, scelti, tradotti e commentati da Emilio Oggioni.

Morte – La nota osservazione di Spinoza nell’“Etica” (IV, 67), che “Homo liber de nulla re minus quam de morte cogitat, et ejus sapientia non mortis , sed vitae, meditatio est” è, più che una battuta di spirito, il fondamento della filosofia. Ma è filosofico non pensare alla morte, oppure pensarci una volta per tutte ?

Erodoto racconta che i Traci salutavano i neonati con gemiti e strepiti e festeggiavano i morti. Però, i Traci (r)esistono ancora oggi - non hanno cessato di fare figli. Resistono a se stessi? a Erodoto?.
Se non da Erodoto, da Platone in poi la morte si fa dire buona e salutare: quella che dà un senso alla vita. Ma cos’è veramente l’essere-per-la-morte, o il pensare-per-la-morte? In Heidegger un residuo del catechismo, di quando era chierichetto, ma in astratto? Platone era un dandy, non molto cinico ma abbastanza.

Nichilismo – È tedesco, per un qualche motivo? Per il “modo tedesco” di vivere la divinità, e quindi la legge divina: come proiezione  di sé.
Il tedesco è prima tedesco, poi essere umano, poi eventualmente cristiano, è stato detto. Come nell’ebraismo, la realtà tribale prevale. Il nichilismo tedesco è una forma del cristianesimo: la speranza, quel cristianesimo che il nichilismo cortocircuita, vi è attualizzata nell’essere tedesco.
Un esito della Riforma, o non piuttosto la Riforma è un esito di questa metafisica del Volk?

Odio – “L’odio in me parte dall’amore”, afferma l’Emione di Racine, “Andromaca”. Ermione è complicata, la prima delle donne complicate di Racine: dopo aver ordinato all’innamorato Oreste di uccidere l’infedele marito Pirro, lo piange morto, respinge il fedele esecutore e corre a uccidersi. Il suo è l’amore che non nasce dall’odio – Pirro non è cattivo, è confuso - ma dal possesso.

Nell’opera di Rossini, Ermione non muore, si scusa col maledire Oreste. Che viene salvato dal provvidenziale accorrere dei suoi. Un dramma che è quasi una commedia – lieto fine. L’odio, come l’amore, è teatrale? Sì, sicuramente.

La Bibbia coltiva l’odio, ne fa legge. Una presa che si prolunga nell’evo cristiano, dalla condanna e l’esecuzione di Cristo in poi, come se il perdono evangelico – l’amore – fosse stato assunto e strizzato dalla Passione. Nelle scomuniche, le abiure imposte, la creazione dell’ortodossia\eresia, le guerre di religione, per la “purezza” anche, e per la razza.

Platone – Era un dandy, ma prolisso: si divertiva solo lui. Lo storyteller interminabile che tutti di solito evitiamo.

“È strano vedere Platone, e la cultura intellettuale di Platone, risorgere ogni volta che il cristianesimo è in crisi”. È osservazione non di un filosofo, di uno scrittore, Malaparte, strano, all’indomani della guerra. Ma corretta.

Religione – Augé, “La Sacrée Semaine qui changea la face du monde”, vuole il Calvario, e in genere il fatto religioso, la radice della violenza nel mondo. Non nel senso di Girard, della vittima sacrificale che inaugura e consacra le religioni, ma della violenza persistente, sotto il velo della giustificazione. Non è invece – non è stata – un argine, anche se fragile? 

Riforma – Si generalizza in senso anticattolico, ma quella luterana è antitetica a quella calvinista. Questa sradicante, quella radicata, “tedesca” – tribale: della divinità radicata nel Volk, nel singolo purché tedescofono.

zeulig@antiit.eu

Nessun commento: