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mercoledì 19 ottobre 2016

La baronessa di Stalin a Londra

Il sottotitolo è promettente, tanto più sapendo quacosa del soggetto. La trattazione è deludente: la “spia più seducente” è ridotta a una mangia uomini. Anzi no, a unna donna in età, sempre al lavoro, traduttrice, intrattenitrice, spia, ingrassata, affaticata, poiché soprattutto i suoi anni londinesi, gli ultimi di una vita molto avventurosa, sono ricostruiti. Strano build-up.
Il ritratto insuperato resta quello di Nina Berberova trent’anni fa, “Storia della baronessa Budberg”, affascinante in tutte le pieghe, e anche documentato. Moura, ucraina di nascita, sposa di un barone baltico, fu l’amante di una spia inglese a Mosca al tempo dell’attentato a Lenin. Quindi segretaria di Gor’kij, dopo assidua corte, la “donna di ferro” che lo scrittore vagheggiava, anche se ormai solo le sorti del genere umano l’appassionavano, e per esso del socialismo. Il rapporto durò familiare a Mosca, in Germania, e infine, per trtdici anni, a Sorrento. Qui si concluse con la decisione di Gor’kij di rientrare in Russia. E di Moura, senza motivo apparente, di separarsene. Non prima però d’avere avuto da Gor’kij l’archivio da custodire a Londra.
A fine aprile 1933 Moura parte con l’archivio per Londra. L’8 maggio Gor’kij lascia Sorrento per Odessa, via Istanbul. Il 15 Moura arriva a Istanbul con l’Orient Express. Il 16 visita con Gor’kij Santa Sofia, e lo stesso giorno riparte per Londra. Dove diventerà l’amante di H.G.Wells per altri tredici anni, fino alla morte dello scrittore, e l’anfitriona della intellettualità britannica. Ma sempre fu spia di Mosca – la Cekà, la polizia politica dei primi tempi sovietici, usava come provocatori graduati baltici sbandati, mezzo tedeschi, mezzo russi e niente per sé. A Londra Moura diffonderà lo spionaggio fra i grandi intellettuali di Cambridge.
Gor’kij sarà “avvelenato” ufficialmente nel 1938, due anni dopo la morte, per volere di Stalin. Il Piccolo Padre ebbe bisogno di un pretesto per liquidare Yagoda, che gestiva la polizia politica, allora Nkvd. Dopo avere imbastito i processi nel 1936 sulle carte che lo scrittore aveva affidato a Moura da tenere al sicuro a Londra, da Yagoda riportate a Mosca. Due anni dopo il viaggio trionfale per tutte le Russie che personalmente gli aveva organizzato, a ridosso della morte misteriosa di Max, il figlio adorato di Gor’kij, e la presidenza del primo congresso degli scrittori sovietici – riunito a varare il realismo socialista da Gor’kij aborrito, di cui era ghiotto Stalin. Finisce così provocatore lo scrittore del popolo Gor’kij. Le coincidente insomma sono molte.
Anche il volet Wells non è male – ma di questo sia il “romanzo” inglese che quello francese abbondano. Era il miglior fico di londra, reduce dall’eugenetista Margaret Sanger, e comapgno di Rebecca West, che lascerà per Moura. Era pure uno che non si poneva domande. La baronessa e lo scrittore non furono una copia pingue in età, ma una sorta di amanti diabolici.
Deonfield e McDonad ne hano fatto una storia d’amore: Moura aspetta sempre, tra i tanti amori, il suo agente inglese a Mosca Lockhart, col quale condivise l’avventura dello spionaggio al tempo di Lenin e la prigionia. Per uscire dalla quale, però, lei dovette diventare spia del’Urss – ai danni di Gor’kj soprattutto e poi da Londra, una delle tante spie eccellenti nell’establishment intellettuale. Mentre Bruce Lockhart, pur vivendo gli stesso a Londra, fino alla morte nel 1970, e in posizione cospicua, non la cercò mai. Si proclamò agente segreto con un libro di memorie molto fortunato, la Warner Brothers ne fece anche un film, “British Agent”, prodromo di un filone editoriale che dura tuttora, nonché per lui di una carriera fortunata di giornalista, alla Bbc, e di scrittore. Fu durante la guerra il direttore della propaganda contro le potenze dell’Asse. E si sposò almeno un paio di volte.
Alexandra Lapierre le fa un inno, benché lungo. Moura attraversa la grande e migliore politica europea, costeggiando Stalin, Churchil, e anche de Gaulle. E la migliore cultura euuropea, a Mosca, a Berlino, a Capri-Sorrento, e a Londra. Incarnando “la Vita, la Vita a ogni prezzo” – come se il ersto del mondo si lasciasse morire. Ma ne fa un romanzo godibile – del tutto sconnesso con la triste reatà ma “convincente”.
Jeremy Dronfield-Deborah McDonald, A very dangerous woman: The Lives, Loves and Lies of Russia’s Most Seductive Spy, Oneworld, London, pp. 400 € 25
Alexandra Lapierre, Moura. La mémoire incendiée, Flammarion, pp. 730 € 23

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