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sabato 18 febbraio 2017

Secondi pensieri - 296

zeulig

Capitalismo - La “nascita” dello “spirito” è altra cosa dal capitalismo. L’accumulo c’è sempre stato, da Crasso e anche da prima, dacché c’è storia. Molto sviluppato poi nella pratica e nella ideologia cristiana, della chiesa di Roma. Lo “spirito” capitalistico può invece ben essere quello d Max Weber: un’etica, esclusivista e non inclusiva, quale è invece del capitalismo come fenomeno, la sua arma vincente, della classe aperta, o classe-non-classe.

Complotto - “Che bella occupazione prepararsi un segreto”, dice Kierkegaard brillo, “che tentazione goderselo”. Il complotto si lega non al sospetto ma all’ermeneutica. La teoria del complotto deve trovare i significati delle espressioni letterali, o delle forme o eventi apparenti. L’ermeneutica è stata a lungo scienza di giurisperiti, oltre che dei teologi lettori della Bib-bia, e ora dei materialisti storici. È la lettura dei significati impliciti. Non necessariamente sospettosa, alla Freud: è esercizio d’intelligenza. La polizia invece è torpida. La polizia è neutra, la polizia non è lo Stato, noi siamo la polizia. Noi siamo lo Stato: la politica vuole cose, tra esse il nemico giusto.
Il segreto fa parte della storia. Della storia di tutti, la polizia arriva seconda in questa corsa, o terza. I questori dell’unità hanno dalla loro Simmel – e la religione. Il segreto, insomma la menzogna, eticamente cattiva, è sociologicamente utile. L’occultamento ricercato è per il  sociologo una delle massime conquista dell’umanità: “Tramite il segreto si ottiene un infinito ampliamento della vita”. La protezione del segreto non dura a lungo. Ma esso “offre, per così dire, l’opportunità di un secondo mondo accanto a quello rivelato, che ne viene influenzato nel modo più intenso”. Il segreto è utile a un gruppo che si forma: “Le società segrete costituiscono un’educazione altamente efficace del nesso morale tra essere umani”. E comunque, “non è il segreto a stare in connessione diretta col male, ma il male col segreto. L’immoralità si nasconde”.
Il segreto dichiarato è bello-e-buono. È il potere. Pericoloso è  il contropotere, segreto vero: il figlio che tradisce il padre, il quale tradisce la moglie, con un’amante che ha un marito, che la tradisce con un agente segreto, una catena

Crisi-critica - La critica non avvince se non da un punto fermo. Se non afferma una cosa: una forza, un partito, un gruppo, un’idea condivisa.
Il discorso sul declino della civiltà genera una reazione conservatrice, di rigetto: la decadenza vuole potersi compiangere, o resistere, sia pure all’ultimo sangue.

Decostruzione - decostruire la decostruzione sarebbe l’esito logico. Anche progettuale:  destabilizzare la destabilizzazione. Disorganizzare la disorganizzazione. Come operazione critica, certo, ricostitutiva. E faziosa: frantumare la frantumazione, dell’io, la società, il mondo.
Resta il problema: per quale legge e quale ordine?

Lieto fine – Non ci sono happy end. Ci sono inizi. E quando è la fine non c’è più nulla di lieto.

Moderno - Categoria moderna, che pretende di fermare la storia - e il moderno, nel senso di nuovo.
Il nuovo e l’ignoto sono la chiave del moderno, direbbe Baudelaire. Cioè di Eva, e di Odisseo, con Gilgamesh e ogni altro che abbia lasciato una traccia? Ma non c’è da ridere, se non del moderno.

Morte – Novalis ha le “Todes Entzuckungen”, i “rapimenti della morte”. Da una radice ent- di cui non c’è l’equivalente in traduzione, “essere” e insieme “contro”. Rapimento però si può intendere abbandono e anche il suo opposto, una violenza.

Dell’uomo l’unica certezza è la morte – chi è nato non può non morire. Che però in questo modo l’eternità realizza nel tempo.
La certezza della morte è fattore di eternità. Non per metempsicosi o eterno ritorno: una sola certezza basta a fondarla.

L’amore si lega alla morte perché si estingue nel momento in cui si realizza, si è innamorati fino a quando il desiderio è vivo, cioè insoddisfatto. Altra apologia, da questa “utilitaristica”,  non è possibile: la cancellazione di sé è un nonsenso.

Natura - Ritornano benedetti gli avvoltoi sulle montagne e nei parchi italiani, per la gioia dei bird-watcher, grazie ai carnai riforniti dai Comuni e i Parchi. Il ritorno della natura è sanguinoso.

Tutto si fa per i predatori, il male è impositivo. Il fascino è dei predatori, non delle loro vittime, spesso neppure compiante, neppure in quest’epoca di vittimismi. Anche nell’ecologia: il ritorno della natura è bestiale.

Pacifismo - Il castoro Leonardo eleva a simbolo di pace perché,quando i cacciatori lo inseguono per impadronirsi delle virtù medicinali dei suoi testicoli, se li stacca con un morso e li abbandona agli inseguitori.
La guerra si impone - ci è sempre imposta dagli altri.

Pentirsi - “Non pentirsi di nulla è la saggezza suprema”, Kierkegaard dopo Spinoza può sostenere con più verità. Pentirsi per deprecare, denunciare, cioè giudicare, la colpa comunque è sempre degli altri, di fatto è non pentirsi.
È operazione reazionaria, su cui si misurano l’Occidente, il papa, Freud, l’imperialismo trionfante. Pentimento è cancellarsi, giusto la metafora della prigione.

Scienza e filosofia – La lista è lunga dei filosofi che sono anche scienziati. Specie in Francia – Henri Bergson ne elenca numerosi in una conferenza alla Sorbona nel 1895: Descartes e Pascal anzitutto, e D’Alembert, Lamarck, Bonnet, Bichat, Laplace, Ampère, Sadi Carnot, Geffroy Saint-Hilare, Cuvier, Claude Bernard, Henri Poincaré. Dimenticando Lavoisier, Curie. Ma la specie non è rara anche in altri mondi. Galileo soprattutto e Newton, Keplero, anche Spinoza nel suo piccolo, Bacone e molti altri nel Seicento, Talete naturalmente e Mach, Popper.

Storia - Le storie nella storia aggiungono e non spiegano. Non fanno da contrappeso, a un’inferenza, a un parere, a un detto o regesto  Né operano algebricamente – un positivo, per esempio, dalla somma di due negativi. Aggiungono indeterminatezza a indeterminatezza.
Saranno inutili, ma quanto il procedimento narrativo classico, della storia con un impianto, un principio, un filo e una fine, è (non è) storia?

Tolleranza – È un forma d’intolleranza nella persuasione occulta (pubblicità) e nel permissivismo, come voleva Marcuse. Il politicamente corretto ne è una forma. E il pensiero unico. E i social, malgrado l’apparente totale egualitarismo. Ma di più nelle situazioni di fatto: le disuguaglianze crescono nella tolleranza, di rango e di censo. Essendo venute a mancare – cassate – le mediazioni politiche e culturali, associative, pedagogiche: chi sa sa, chi ha ha. Lepoca del tutto è possibile a tutti vive nellincertezza e nella paura. 

È un concetto di libertà oppure di realizzazione individuale? È un minimo denominatore comune: non risolve ma consente di costruire.

zeulig@antiit.eu 

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