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sabato 28 ottobre 2017

Letture - 321

letterautore

Autore – È i suoi personaggi. In vario modo. Per il lettore, per l’autore stesso.  E anche commercialmente – Camilleri lo spiega a Teresa Ciabatti su “La Lettura”: Montalbano è invadente e ricattatorio: ogni volta che esce un suo romanzo, si vendono anche gli altri miei libri”. Tante volte ha provato a “ucciderlo”, ma sempre ritorna su: “La verità è che Montalbano mi mantiene in catalogo da trent’anni”.

Caporetto  Completamente trascurate le testimonianze letterarie, Quella, di Malaparte, a posteriori e in forma di libello politico. E la rappresentazione dal vivo di Hemingway, anche se non c’era, e lo raccontò in forma di romanzo: rileggendolo, “Addio alle armi” è l’unica rappresentazione convincente, in tutti gli aspetti, militari, psicologici, politici. Fore perché prende la giusta prospettiva, dal basso, delle masse in ritirata – generali? colonnelli?.

Fake news – Ma dov’è la novità? C’erano nel Cinquecento i novellanti, era un mestiere, che vendevano le notizie a principi, cardinali, commercianti, banchieri, dopo averle fabbricate.
Erano il reticolo del romanzo di G.Leuzzi venticinque anni fa, “In virtù della follia”. E più spesso sono scienza. Astolfo, “La gioia del giorno”, ne dava dieci ani fa brioso elenco:
Shakespeare era Bacone, o il conte di Oxford, Edward de Vere, se non fu Elisabetta, la regina. Il suo lei era il conte di Southampton, Henry Wriotheseley – da giovane, in età adulta il conte ne fu mecenate. E Amleto è un travestito. Anche grasso e asmatico, poiché è irresoluto e sospira di frequente. Sono solo due delle trecento letture che il Williamson fa di Amleto. Si vive tra le boiate, a volte in allegria. L’amato Louÿs sostenne una vita che le commedie di Molière le ha scritte Corneille. Mentre Dante è un templare, eretico, frocio, e forse tedesco.
Gesù invece era san Paolo. E san Giovanni Lazzaro, Questi essendo “il discepolo che Lui amava”. Abramo era Akhenaton. Mosé un generale egiziano. Ultimamente, a lungo è stato un sacerdote egiziano. La cosa non è senza conseguenze, poiché fratello di Mosè è Aronne, il progenitore dei Cohanim, la stirpe dei sacerdoti del Tempio. Si può così dire che l’ebreo non esiste, è un falso della storia, il vero ebreo è egiziano. O che la religione non esiste, è il “ritorno del rimosso”, Freud  direbbe, “reminiscenza di processi arcaici scomparsi”, archeologia.
“Quanto a Gesù, aveva un fratello. In proprio Gesù era un esorci-sta della Galilea, condannato per sedizione e giustiziato nell’anno 30. Se aveva intuizioni su una sua origine divina, non la manifestò. Il cristiane-simo fu fondato da suo fratello Giacomo, che ne riprese le dottrine in se-greto - Giacomo il minore, nella storia di Maria sposa di Alfeo. Il suo profeta fu san Paolo, che attinse la verità da Giacomo. Paolo l’agente dei romani, ai quali scrisse lettere, quando lo salvarono da una brutta fine a Gerusalemme. Forse per sconfiggere l’ebraismo, che era già sconfitto. O per imporre il dominio degli ebrei sul mondo. Magari con un accordo segreto a Masada, dove gli ebrei fecero finta di suicidarsi – qualcuno li ha visti morti? non c’è da fidarsi dei romani, che si erano venduti all’oro semita. Prima naturalmente di essere condannato a morte a Roma e decapitato, ognuno è agente di qualcun altro. Ma se Paolo fu romano, seppure mascherato, la filosofia latina se ne nobilita grandemente, con sant’Agostino, o con Tommaso d’Aquino e Duns Scoto, arricchendosi dell’invenzione dell’interiorità che egli fece, canone fertilissimo benché confuso.
“La storia ha una coda: Gesù avendo un fratello, sua madre non è vergine. Molti ebrei credono anzi che facesse le corna a Giuseppe, non c’è donna pura. Anche il cristianesimo va distinto fra quello di Gesù e quello di Paolo l’ebreo – ma Gesù non era ebreo? La storia di Gesù si fa triplice se la Vergine fu moglie a Zebedeo: il fratello non fu uno solo, Giacomo minore, o maggiore, ma due. E il fondatore fu Giovanni, giovane e bello, che Gesù amò. La storia dà senso all’agape e alla creazione monogenetica della chiesa, un filo d’incestuosa pederastica pregnanza.
“Colombo era un danese. Omero un baltico - e una donna, ma questo si sapeva. Anche Dio, ottomila anni fa, era femmina. E da una donna fece scrivere la Bibbia, una cortigiana di re Salomone - le due notizie sono distinte. Brigitte Bardot è oggi il modello di donna cristiana. E Grace Kelly una santa. Brecht del resto ha rifatto due volte il testo di “Lucullo”, e Dessau due volte la musica, perché il Partito sospettava l’uno e l’altra di pacifismo - nessuno è pazzo come un comunista pazzo, diceva Brecht cretese. Il presidente Mao ha decretato lo sterminio dei passeri. E la matematica dei giochi dimostrato che al Monòpoli conviene comprare i terreni arancione: nelle caselle di quel colore i giocatori sostano con più frequenza, essendo rinviati spesso in galera”. Molto fake, ma tutto falso?

Follia – “Far finta di essere pazzi”, titola il “Robinson” di “la Repubblica” la presentazione delle ultime poesie postume di Alda Merini - che Paolo Mauri dice anche di “saggezza folle”. “Che tortura morale abbiamo”, scrive Merini in versi all’amica Bianca alla ripresa della vita in città dopo essersi liberata dal manicomio:\“Doversi fingere pazzi\ perché qui sul Naviglio fa colore”. Nell’intimo semmai convinta di essere privilegiata, ma non al modo dei pazzi: “Il delirio è una condizione umana irripetibile”, declama in un’altra lettera in versi alla stessa amica:\”né lirica né distorta. Il delirio è stato\  per me quella conchiglia trovata sulla sabbia\ dell’anima che si porta all’orecchio\ per sentire il rumore del mare\ e il rumore del canto”.
“Parole forsennate” è sempre domenica sull’“Espresso” il titolo di una riflessione di Ginfrancesco Turano sul tema “quando la follia dà vita al genio”. L’elenco è lungo di “bipolari, sregolati, schizofrenici, suicidi” di genio, “da Campana a Hustvedt, da Foster Wallace a Merini”. Hölderlin, Maupassant, Pound, Campana, Merini - Nietzsche. E i suicidi, per entusiasmo o depressione, a partire dal  Werther del posatissimo Goethe: von Kleist, Esenin, Hemigway, Nerval, Virginia Woolf, Sylvia Plath, suicida dopo tre ricoveri con elettroshock e trattamenti farmacologici, Anne Sexton, Foster Wallace. O gli ubriaconi, Poe, Tennessee Williams, lo stesso Hemingway. Una sindrome che perseguita molti. Blake, Yeats, Rilke, Emily Dickinson. Kerouac fu riformato per schizofrenia. Siri Hustvedt, scrittrice, moglie di Paul Auster, confessa deliri incontrollabili. . .
Il disturbo neurologico facilita o disturba la poesie – la versificazione, l’immagine, la prosodia? Dipende, probabilmente: in qualcuno la faciliterà, in altri la inibisce. L’esperienza personale, del vecchio nuovo amico Saro Napoli, “Incom”, èche consente momenti di concentrazione-liberazione di speditezza e qualità d’invenzione e versificazione: nel ritmo, nelle sonorità, nell’immaginazione, negli accostamenti. È vero che Saro, pur in trattamento farmacologico è – è stato prima che la Sanità non lo imprigionasse - per ogni atra cosa persona autonoma e stimabile. Capace di amministrarsi, Di viaggiare ai suoi appuntamenti annuali a Bologna e Venezia per le fiere d’arte.  Come anche di andare e venire con i mezzi pubblici, a Roma e ovunque, senza mai sbagliare una coincidenza, preciso al minuto. Salvo per la psicosi del furto di cui costantemente si riteneva vittima – si può essere pazzi per questo (il discorso non è più della poesia)?

Galileo – È miglior scrittore - “Appena la luna compare, nel linguaggio di Galileo si sente una specie di rarefazione, di levitazione: ci s’innalza in un’incantata sospensione”. Italo Calvino.

Goethe – Nel centenario della morte fu celebrato soprattutto come occultista. Era il 1932, alla vigilia dell’avvento di Hitler, la Germania era ingombra di eserciti politici, di sinistra e di destra, l’economia era a picco, c’era la fame, ma la Germania viveva all’ora dell’occultismo e della magia nera. In una sorta di paganesimo della selva originaria, pre cristiana e anzi prelatina. Le comunità dello Harz attorno a Brocken, scenario della notte di Valpurga nel “Faust”, organizzarono festività pagane e processioni notturne in grande stile. Un ghostbuster britannico che aveva “scoperto” il favoleggiato manuale di negromanzia alt-deutsch, vecchio tedesco - è su questo manoscritto del Quattrocento, spiegava, che Goethe si è ispirato per il “Faust” - fu invitato a Rocken a provare il tiro centrale del manuale, la trasformazione di una capra bianca in un bel giovane. La cerimonia fu sfarzosa, il 17 giugno 1932, ma l’esperimento fallì.
L’esperimento anglo-goethiano fu ripreso a Berlino un paio di giorno dopo da Erik Jan Hanussen, alias di Herschmann Chaim Steinscheneider, un mago ebreo famoso e discusso che stava per diventare il “resuscitatore” del depresso Hitler. Una sorta di strizzacervelli telepatico: Hanussen  operò la trasformazione, alla presenza di testimoni illustri, Leni Riefenstahl e Valeska Gert (Nishma in “Giulietta degli spiriti”) tra i tanti. Una rappresentazione giocosa in realtà. Si coprì da ultimo la capra con un lenzuolo, togliendo il quale un bel giovane appariva invece dell’animale.

Keita - Etnonimo nobile: è il patronimico – era – dei Dogon. Un’etnia dell’Africa Occidentale che praticava una larga cosmogonia, un vero “sistema del mondo” (Germaine Dieterlen).

Weinstein - Latita vistosamente nel caso Weinstein quello dei Magnifici Narcisisti, la folgorante invenzione di Foster Wallace in “Considera l’aragosta”. Della triade Updile-Mailer-Philip Roth, con Bukowsky e un paio di altri nomi non esportati. Tutti presi dal sesso, dall’organo. Nel disprezzo del resto del mondo, la donna agognata per prima.

letterautore@antiit.eu 

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