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giovedì 26 ottobre 2017

A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (343)

Giuseppe Leuzzi

Il “concorso esterno” è “reato grave”, ha stabilito la Cassazione. Tanto grave da escludere dagli sconti di pena, che invece si applicano agli assassini senza attenuanti. Un reato indefinibile - anche un giudice di Cassazione potrebbe esserne incolpato, non  è difficile produrre due “pentiti”.
Di quanti reati si sarà macchiata l’antimafia? Quella che, invece di dare la caccia ai delinquenti, come dovrebbe ogni vera repressione, si fa giustizia politica.

Poniamo che la Campania o la Puglia, o tutt’e due le regioni, o la Calabria,  avessero fatto un referendum consultivo, su una qualsiasi materia. E avessero comprato ventimila ipad per il voto consultivo, schierando seimila consulenti retribuiti ai seggi per spiegarne il funzionamento. Al costo di 50 milioni. Che ne avremmo sentito dire e letto? La Lombardia invece lo può fare, senza sghignazzi. Senza nemmeno lamentele, paghiamo a basta.
Un ricercatore dell’università di Uppsala in Svezia ha scoperto simboli islamici nelle antiche vesti funerarie dei vichinghi. Ma i vichinghi, a questo punto, non dovrebbero essere cinesi – il Millennio non è per essere cinese? Che stanno a rincorrere i maomettani?
Però: gli ariani per eccellenza, i vichinghi, sono in realtà mediorientali? O, peggio, africani?

“Dio onnipotente è lontano dai cattolici del Sud” affermava perentorio nel 1897, in un “Volkstum in Suditalien” dimenticato ma che allora fece notizia, il luterano Theodor Trede, studioso delle forme religiose precristiane confluite nel cristianesimo – fu autore anche di un “Wunderglauben in Heidemtum und in der alten Kirche”, la credulità nel paganesimo e nella prima chiesa. Per un motivo sbagliato, il pregiudizio contro il cattolicesimo. Ma non lontano, al fondo, dal vero: Dio è tutti noi, anche al Sud.

Caporale è il graduato di truppa nel vocabolario, e l’intermediario di braccianti agricoli. Ma era in Sicilia, nei testi di antropologia quando la disciplina era ancora in uso, l’esorcista extracanonico: ai poteri demoniaci si accoppiavano forze altrettanto forti semplicemente umane.

Se l’Iva e l’Inps sono del Nord
Alla vigilia dei referendum autonomisti in Lombardia e Veneto, il “Corriere della sera” dà una pagina a Alberto Brambilla per il conto di quanto si sottrae al Nord per darlo al Sud: “Nei bilanci del Nord le entrate superano di 94 miliardi le spese. L’eterno deficit del Sud”. È il conto di “quanto entra per tasse e contributi e quanto si spende per welfare, investimenti e funzionamento”.
Brambilla fa l’esempio dei contributi Inps. “Per il 2015 ammontano a 134,823 miliardi, di cui il 63,54 per cento proviene dalle 8 regioni del Nord, il 20 per cento dalle 4 regioni del Centro e il 16,44 per cento dalle 8 regioni del Sud; le uscite per prestazioni sono pari a 176,947 miliardi, con il Nord che assorbe il 55,86 per cento del totale, il Centro 19,74 per cento e il Sud che con il 24,40 per cento presenta uscite quasi doppie rispetto alle entrate. Ogni cittadino del Nord versa 3.086 euro di contributi contro i 2.236 del Centro e i soli 1.008 del Sud”.
Pro capite, cioè in rapporto alla popolazione, “lo Stato, per il solo sistema pensionistico, trasferisce ad ogni abitante del Sud oltre 1.000 euro l’anno contro i 658 del Centro e i 474 del Nord”. Questo conto è impreciso: significa che l’Inps paga al Sud pensioni doppie che al Nord, e questo non è possibile. Ma in Calabria, esemplifica Brambilla, “a fronte di 100 euro incassati per pensioni se ne pagano 36” – meglio del 1980, poi vedremo il perché, quando “erano 26”. Incassati Brambilla intende dire dai calabresi beneficiari Inps, dai pensionati,ma pagati solo in minima parte dai contribuenti-lavoratori calabresi.
In totale, “oltre ai contributi previdenziali” calcolando “ le entrate fiscali dirette e tutte le spese per welfare (pensioni, assistenza, invalidità e sanità), emerge che il Nord produce un attivo di 27,18 miliardi, il Centro di 3,75 miliardi mentre il Sud assorbe 36,36 miliardi, cioè l’intero attivo di Nord e Centro più circa 1/5 dell’Ires (6 miliardi di euro)”.
In conclusione, “nel 2012 il Nord ha prodotto un surplus tra entrate e uscite (residuo fiscale) di 94 miliardi, il Centro di 8 e il Sud ha presentato un deficit di oltre 63 miliardi”. Negli altri anni, è da presumere, lo sbilancio è analogo, ma non lo sappiamo.
A parte l’imprecisione, l’articolo è un sbilenco perché la contabilità regionale, in effetti, è ardua. Nel complesso, costruendo un “welfare regionalizzato”, Brambilla lo dice più che coperto da entrate al Centro-Nord: 128,50 per cento nel 2014 in Lombardia, 116,80 nel Lazio, 116,62 nel Trentino, 115,43 nel Veneto, 113,30 in Emilia Romagna. E largamente scoperto al Sud: appena il 56,49 per cento in Calabria, il 64,21 in Molise, il 64,80 in Sicilia, il 64,92 in Basilicata, il 66,01 in Puglia.
Lo sbilancio naturalmente c’è, certificato dai dislivelli nel reddito pro capite. Ma per un effetto perverso che è l’opposto di quello che il “Corriere della sera” denuncia.
I contributi e le tasse - Iva, Irap, sul reddito - le aziende nazionali pagano nel loro proprio domicilio, quindi a Roma, Milano, Torino, generalmente al Centro-Nord, anche per le attività produttive, finanziarie (banche, assicurazioni) o commerciali svolte al Sud. L’alto tasso di copertura di contributi, ticket, tasse, rispetto ai servizi erogati nel Lazio ne è una spia: lo Stato paga a Roma, anche per il Sud. È l’eterno, a questo punto, conto bugiardo, che non tiene cioè conto della mancata attribuzione alle regioni meridionali di molti contributi sociali e molta Iva.
L’Inps paga anche più pensioni al Sud perché il Sud è area d emigrazione, e molti emigrati tornano a godersi la pensione nei luoghi d’origine, dove per abitazione, alimentazione e servizi pagano meno e anche molto meno che a Milano e Torino.
È il vecchio noto conteggio leghista. Alberto Brambilla, che il “Corriere della sera” dice presidente Centro studi Itinerari previdenziali, è un esponente leghista. Omonimo del più famoso ex sposo molto giovane di Irene Pivetti, ma più organico: sottosegretario al ministero del Lavoro o Welfare, poi dai ministri del Welfare Maroni e Sacconi messo a capo del Nucleo di Valutazione della spesa previdenziale. Brianzolo, fiscalista, era stato a capo di Credieuronord, banca della Lega, presto fallita. Itinerari previdenziali è un centro studi della Lega che gode di cospicui finanziamenti da parte dei gruppi assicurativi, Generali, Cattolica Assicurazioni, Société Générale, Perennius Capital Partners.

Senza referendum, non potrebbe il Sud dirsi contribuente un po’ più solido, sia pure solo a fini contabili, con una semplice piccola norma? Il leghismo si nutre di queste quisquilie, e si gonfia, anche solo nel suo “buon diritto”.  

I Piromalli a Milano
Una finta onlus a Crotone, di servizi a anziani e disabili,  ha nascosto in cinque anni dieci milioni di euro al fisco, per ricavi non dichiarati dal 2011. con false fatture per due milioni, e percezioni indebite per uno.
Antonio Piromalli, figlio di Pino, il capomafia di Gioia Tauro da vent’anni al carcere duro, era diventato imprenditore e manager a Milano. Spendendo il pizzo di Gioia Tauro e il fatturato della droga. In un vasto campo di attività: ortofrutta, turismo,  centri commerciali, esportazione. Per esempio di olio di sansa contrabbandato per extravergine, in Romania, in Francia e negli Usa. Attraverso accordi con la grande distribuzione. Si scopre solo ora.
A Rizziconi si sequestrano beni per un milione a un latitante da dodici anni, Giuseppe Crea. Arrestato l’anno scorso a casa – in un bunker”, certo. Uno dei superlatitanti superricercati. Figlio di Teoodoro, protagonista di molti summit di ‘ndrangheta, e analoghe manifestazioni di potere di mafia. Arrestato nel 2006 dopo lunghissima “latitanza”, in paese.
Un clan di estortori a Scilla, sui lavori dell’autostrada Sa-Rc, viene giudicato in appello, con numerose  richieste di archiviazione. Dopo gli arresti eseguiti nel 2011. Per fatti di cinque-sei anni Tre attentati alla persona e “almeno una ventina” di intimidazioni in una diecina d’anni per la Cooper Poro, edilizia e infrastrutture pubbliche,  di Rombiolo (Vibo Valentia). Che evidentemente non paga il pizzo, o non paga abbastanza.
Non si potrebbe procedere prima, sulla denuncia delle vittime? Tanto più in questa casistica, dove sono beni pubblici più spesso minacciati, e non i beni privati, di cui i Carabinieri non si ritengono guardiani.

leuzzi@antiit.eu 


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