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venerdì 8 dicembre 2017

Ci salva la forza, del pensiero

“Le forze di quaggiù sono sovranamente determinate dalla necessità; la necessità è costituita da relazioni che sono pensieri; di conseguenza la forza che è sovrana qui è sovranamente determinata dal pensiero. L’uomo è una creatura pensante: è dal lato di ciò che comanda alla forza”. Scritto in tempo di guerra, e in situazione personale calamitosa, tra esilio e malattia, presto mortale, questa “Prima radice” non è l’ennesimo invito alla resistenza. È più dolorosa, e più profonda” - esistenziale, filosofica. Una parte ancora viva della filosofia del Novecento sul modo di essere dell’uomo nella natura e nella storia.
Qui si ritrovano la vera psicologia, e la vera sociologia, che introiettano la necessità del lavoro e della morte. Esiti a cui si arriva percorrendo vari rivoli. L’eredità arida della romanità, dell’imperialismo feroce, rilevata nei danni persistenti alla religione, la scienza, l’assetto sociale (legge, giustizia, potere, o sovranità). In filigrana, attraverso gli accenni degli storici greci schiavi dei romani. Con tagli vigorosi al conformismo: la sterilità della forza che tradisce la forza, a causa della schiavitù (possesso) come ragione di vita, annientando la religione e la vera cultura – la ricerca.
C’è il genio puro. La storia impura. E la virtù che s’insegna ma non si pratica.
L’argomento centrale è la fede come scienza. La scienza greca, la nostra scienza – “l’investigazione scientifica non è che una forma della contemplazione religiosa”.
La religione della domenica, svuotata dallo scientismo. Che pure è piccola cosa.
La natura del miracolo. E la Provvidenza generale, impersonale, sui buoni e sui cattivi (Matteo, Marco) e la miserabile Provvidenza speciale, degli ex voto - dei calciatori si può aggiungere quando entrano in campo, dei calciatori quando segnano un goal, e di Manzoni: “Ogni interpretazione provvidenziale della storia è di un grado eccezionale di stupidità”. Il mondo è determinato dalla perfetta obbedienza: è questo il senso della fede, e la via della scienza.
Il titolo c’entra: due terzi del libro sono presi dalla sradicamento, della città, della campagna, della patria. La modernità è la tradizione. Non c’è futuro senza radicamento.
La seconda edizione in poco tempo, dopo quella SE dieci anni fa, ancora disponibile. È l’angustia dei tempi che lo richiede?
A lungo trascurato, “L’enracinement” viene riproposto nella prima versione italiana, di Franco Fortini, allora in Olivetti, legato al progetto politico di Adriano Olivetti. Allora come oggi a cura delle Edizioni di Comunità, che di quel progetto politico erano i porta parola. il progetto politico di della famiglia Olivetti
Simone Weil, La prima radice, Edizioni di Comunità, pp. 317 € 18

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