Cerca nel blog

domenica 28 gennaio 2018

Grecia e Russia, il richiamo dell'inconoscibile

“Perché vogliamo tanto sapere il greco, che è inconosocibile?” Virginia Woolf se lo domanda, nel più acuminato dei quattro saggi di questa breve raccolta, e prova a spiegarsi il perché. “Troviamo nella Grecia ciò che ci manca, non ciò che contiene realmente” – la Grecia nascosta, “dietro ogni riga della sua letteratura”. Lei ci trova il Sud, il sogno delle brume del Nord: un mondo di luce e tepore. E un mondo classico, in cui ognuno era re, Nausicaa che lava i panni, Penelope che tesse la tela. Ci proviamo infine perché, “nonostante la fatica e le difficoltà”, ci “troviamo l’essere umano, invariabile e permanente”.
La lettura che poi fa della tragedia è anch’essa sorpredente: è poesia declamata. La tragedia si metteva in scena su fatti e personaggi noti. E questo dà totale libertà a Eschilo, a Sofocle, in parte anche a Euripide, di fantasticare senza riferimenti obbligati: il pubblico affluiva alle loro recitazioni per godersi una piega, un segno, una parola nuova con cui confrontarsi-confortarsi. In parallelo va la filosofia sul campo opposto della verbalità: alla poesia dell’estate, all’aperto, segue la riflessione d’inverno al chiuso. Ogni parola viene spogliata e esaminata, in “un processo estenuante: concentrarsi dolorosamente sull’esatto significato delle parole”.
Il segreto e il fascino del Greco è l’inafferrabilità, o intraducibilità. Se non nella forma di “una giornata estiva immaginata nelcuore dell’inverno nordico”. Un mondo, anche, piccolo e pieno, dove ognuno è un signore. Per questo “è ai greci che ci volgiamo quando ci vengono a noia la vaghezza, la confusione, la cristianità e le sue consolazioni”.
Lo stesso avviene col russo, altro mondo radicalmente diverso, tanto più dalla flemma sassone, e intraducibile. Un mondo anche poco mediato,o mediabile. Con tre letture molto personali ma evocative di Čechov, Dostoevskij e Tolstòj.

Virginia Woolf, Non sapere il greco, Garzanti, pp. Pp. 93 € 4,90

Nessun commento: