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lunedì 29 gennaio 2018

Il calcio fake

Difficile sottrarsi all’impressione che gli arbitri debbano o vogliano indirizzare il campionato in due direzioni precise: il Napoli deve (poter) vincere il campionato, una delle due milanesi deve (poter) qualificarsi per la Champions. Difficile spiegarsi altrimenti le decisioni sbagliate, tutte a favore del Napoli e contro la Lazio, e sbagliate pretestuosamente. Anche con il-la Var.
Mario Sconcerti affronta il caso obliquamente, puntanto l’indice sul-la Var – di cui meglio di ogni altro, sedendo spesso in tv, conosce, conosceva, i limiti. La moltiplicazione degli arbitri, prima di area o di porta, e ora con le telecamere, è una sciocchezza sportiva e un cedimento al leguleismo – allo sporta da bar. Gli arbitri di porta e di Var erano e sono concorrenti dell’arbitro in campo. Magari insoddisfatti e invidiosi per non essere stati designati ad arbitrare al posto suo – visibili, per cento minuti, in mondovisione, ci sono attrici che hanno pagato a Weinstein molto per questo - e pagati anche meno: perché dovrebbero collaborare a un arbitraggio onesto, di cui il collega-concorrente in campo si prenderebbe i meriti, i punti-carriera?
Stravedono per il il-la Var soprattutto i giornalisti televisivi. Tanti minuti di spettacolo guadagnato per Sky e Premium, un lungo minutaggio di moviole per la Rai e Mediaset: è sempre meglio che lavorare. Ma e: il giornalismo? E la pubblicità? Niente di più stucchevole del “discorso” interminabile su fatti evidenti, giocando sui microsecondi di accelerazione o rallentamento che un regista appena diplomato gestisce senza difficoltà, sull’illuminazione, sul taglio delle immagini. Le trasmissioni sportive leguleiste non hanno più ascolti, le magre offerte per i diritti tv ne sono la conferma e la condanna.

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