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martedì 30 gennaio 2018

Petomania in rete

Tutto è all’improvviso fake news. Lo scandalismo americano è deleterio soprattutto sulla rete. Tutto è visibile in rete, e anzi promosso, ma nulla di quanto realmente succede. Trump ha cambiato in un anno il fisco, molti accordi internazionali, e le norme sull’immigrazione. Ma va in rete per le prostituite che, o non ha, frequentato dieci o venti anni fa.
La rete non ha filtri, è il suo pregio. Ma se promuove queste donnette atterrisce. Tanto più che esse vegono invitate, addestrate contro la sguaiatezza, rifatte perché la pubblicità paga. E la pubblicità paga evidentemente perchè fanno audience.
S i può anche pensarla peggio: le smandrappate non fanno audience con chi ha votato Trump, che tipicamente non vede – non dovrebbe – queste cose. Ma sui politicamente corretti, gli anti-Trump. .
Si potrebbe dire la fine dell’opinione pubblica. Se non che l’esperienza ormai è lunga per sapere che nell’area pubblica quello che non fa la virtù fa il vizio: ogni spazio lasciato libero è occupato da più furbi. O per leggere il caso all’americana, alla luce cioè del famoso giornalismo angloamericano di Piero Ottone, puro e duro: il puttanesimo di Trump è stato montato da “The Wall Street Journal”, che è il giornale più diffuso in America, ma è di proprietà di Rupert Murdoch, che è l’ediorre dei giornali più diffusi, a Londra e a New York, e il più grande editore di pettegolezzi (il suo giornale più diffuso, “The Sun” è stato chiuso dai giudici inglesi per eccesso di pettegolezzi), ed è amico e sostenitore di Trump. Dunque – come opinava questo sito qualche giorno fa, per “imordellire” l’antitrumpismo?
Questo no è , non sarebbe una novità – i giornali sono spesso maliziosi. Ma sì sulla rete. Tutto diventa possibile in una rete così sguarnita. La rete, che è, dovrebe essere, la via più democratica alla libertà d’informaione e di opinione, è invece infetta, morbosamente. Si perde nel nulla: nemmeno nella condanan, nel cachinno. Quando ha mollato il peto, non seguita più nulla.

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