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mercoledì 10 gennaio 2018

Secondi pensieri - 332

zeulig

AmoreÈ presto finito nel romanzo, da Omero in poi. O è proprio materia di romanzi?
Non ci sono altre passioni così tanto romanzate.

Dio – È una “formula irrazionale”? Una prova scientifica, benché impersonale, ne dà Zamjatin nel romanzo distopia “Noi”, lo scrittore che era ingegnere di formazione e matematico per passione: “Per le formule irrazionali, per la mia radice quadrata di - 1, noi non conosciamo corpi corrispondenti, non li abbiamo mai visti… Ma sta proprio qui l’errore: questi corpi – invisibili – esistono, devono, senz’altro, ineluttabilmente esistere: perché in matematica, come su uno schermo, ci sfilano davanti le loro ombre bizzarre e pungenti, ossia le formule irrazionali; e la matematica e la morte non sbagliano mai. E se non vediamo questi corpi nel nostro mondo, in superficie, esiste – deve inevitabilmente esistere – un mondo intero, enorme, là, oltre la superficie…”

Guerra – Libera perché deresponsabilizza – la disciplina militare si coltiva per questo. “La felice esperienza dell’essere dispensati dal proprio Io, dell’essere sollevati da ogni responsabilità individuale appartiene alla guerra”, Thomas Mann, “Attenzione, Europa!”

Immaginazione – È l’immaginazione che apre la via alla ragione, non bisogna temere l’ignoto.

Maternità - Si potrà nascere senza donne, è fatale, come già senza l’uomo. Molte creature senza padre vivono, esseri che le madri non hanno concepito per amore, non del padre. E già le donne figliano senza fertilizzarsi, nel grembo altrui – è l’utopia, la riproduzione senza la produzione. Analogo artificio si troverà per gli uomini, un utero artificiale. Casanova lo presagì, che diceva: “Una delle prove dell’ateismo è che, se Dio ci fosse stato, non avrebbe creato la donna”.
La procreazione è un miracolo che si dissolve nell’indistinto.

#metoo - Al corpo liberato duemila anni fa da Cristo le donne rimettono l’armatura. Lo rinchiudono coi ragni in cantina, ogni rapporto è Sade, tutto è peccato nel corpo, anche lo sguardo. Non solo in Sicilia, c’è nel poeta Michaux: “E mentre la guarda, le fa un figlio in spirito”.
Un peccato laico, con codici quindi e tribunali. O la verità che non si può dire è che nella liberazione della donna molte vergogne emergono della libertà, limiti e pieghe oscure. Per un residuo di vezzi fisici e mentali, ruoli, psicologie, ma anche per sofismi non tanto lievi. Quelli che portano alla disintegrazione anzitutto: che libertà è quella che fa scoppiare?

Morte - Non siamo che fugaci combinazioni, dell’assoluto se si vuole ma non di necessità: solo la morte è infaticabile, lo stesso istinto a procreare si stanca.

Dio ha creato l’eternità, il tempo è degli orologiai. L’attesa, o paura, della morte è parte della storia degli orologiai.

“Nella paura della morte c’è qualcosa che fa pensare a un senso di colpa: con essa si manifesta forse la vendetta della vita non abbastanza amata. La morte è un pregiudizio” – Lou Salomé.

 “La Storia si può veramente chiamare una guerra illustre contro la Morte”, o “una guerra meravigliosa contro la Morte”, o “una guerra illustre contro il Tempo”: sono tre incipit di Manzoni, per “Fermo e Lucia” e “I promessi sposi”. Era Manzoni hegeliano, per la storia della Provvidenza, ma incerto.

Il “muore giovane chi è caro agli dei” sarà stata la peggiore bestemmia di Leopardi, o Menandro. In un senso è vero, si muore sempre giovani. Ma la morte una qualità sempre ce l’ha: fissa le cose. Per il bene e per il male. Dà ai fatti e alle persone uno spessore, seppure nell’ambiguità tra vero e falso: l’amante morta, per esempio, è amante per sempre. E parla, eccome, ha l’eloquenza del silenzio, di “colui che parla senza dire nulla” che Chagall celebra. L’eternità sarà questo susseguirsi di baluginii.
Lo stesso Montaigne – “la morte è la sorte comune agli uomini” - potrebbe peraltro essersi chiesto “che vuol dire che in guerra il viso della morte, che lo vediamo in noi oppure in altri, ci sembra senza paragone meno spaventoso che al chiuso delle case”. Ci sono morti che danno energia, rinnovata voglia di vivere. Bisogna essere stati per poter morire, aver lasciato una traccia. La vita è piena di senso in quanto è un susseguirsi di sparizioni e superamenti. Anche la verità, per quante difese uno metta in campo per farsene scudo. Perché subentra la memoria, dove le passioni sedimentano, la scena è chiara.
Dice Beckett di Proust che “la morte guarirà molti uomini dal desiderio d’immortalità”. Non Beckett, però - né Proust, cui Beckett addebita questa filosofia. Non chi ha un amico, un familiare. Né i solitari ignoti: ognuno lascia una traccia, sia pure un grano di polvere. Ed è pure vero che si muore più volte nella vita, prima dell’ultima, certo, quando non si rinasce: si muore e si nasce a ogni istante.

Si è usata a lungo quale artificio rivoluzionario: più morti più purezza. Argomento folle. Non fosse una furbata politica, della cattiva politica.

Nazismo - Essere-per-la-morte è la parte ermetica del nazismo, la sua verità - con l’Umwälzung, la svolta, parola chiave di Heidegger e Hitler. Il nazismo ha origini misteriche, è attestato: all’inizio si simula. Spengler l’attesta già nel ‘19: “Lo spartachismo da salotto fa tutt’uno con la teosofia e l’occultismo”. Chi cerca il nulla trova il nulla, direbbe Meister Eckart. A meno che non trovi Hitler.

Ontologia - La possibilità del nazismo come Male elementare Lévinas lega all’ontologia dell’essere, “in cui si tratta del proprio Essere attorno all’Essere stesso”. Che non è mirarsi l’ombelico, ma menarselo, con clangore.
È tutta qui l’ontologia. Si può dire oggi che un’essenza che necessita l’esistenza non è proprio divina, ma questo lo diceva Kant. Il fatto è che l’essenza è l’esistenza, l’essenza umana, individuale e di specie. “L’essenza umana”, dice un conformista quale Gödel, “deve esistere, o esisterà”.
Ciò vale pure per Dio, che è il Dio degli uomini. Rozzo ma efficace, è sempre Cartesio: “L’esistenza di Dio è compresa nella sua essenza”. E il gentile Spinoza: “Causa di se stesso è un essere la cui essenza implica l’esistenza”. L’essenza di per sé implica l’esistenza. E viceversa, l’esistenza presume l’essenza, di fatto e nella logica, checché i logici ne pensino.
Senza l’esserci l’essere non è. E dunque l’esserci è - se io non sono, chi sono? e chi sono in questa o quell’ora del giorno o della notte? Il rifiuto della metafisica depaupera il linguaggio, l’essenza cioè e l’esistenza.

Rivoluzione – Non una si può dire riuscita. E quando ura si dilegua: l’ordine, come la morte, riemerge. Le rivoluzioni invece vanno come le nascite, che sono numerose e varie.
Le rivoluzioni finiscono dunque nell’ordine. O viceversa, ci vuole ordine per liberare la fantasia.

StoriaLa storia va a spirali, per cerchi sempre di 360 gradi, argomenta lo scrittore Zamjatin, lo scrittore, “Noi”, 132. Attorno allo Scoglio Zero, da destra e da sinistra – + o - zero: “Per secoli noi, come dei Cristoforo Colombo, abbiamo navigato, navigato, girato intorno alla terra”. Che è uno “Scoglio Zero”. Attorno al quale ci muoviamo verso destra, o torniamo da sinistra.

zeulig@antiit.eu

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