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mercoledì 10 gennaio 2018

La ‘ndrangheta degli imberbi

A 23 anni l’autore è un veterano, con un editore fra i più established: la mafia sarà come la musica, fa i bambini prodigio. E il ragazzo, così si presenta, ci dice che la mafia c’è. Indubbio. E che ha colonizzato il Nord. Questa è una concezione riduttiva del Nord. Ma poi dice che la mafia che ha colonizzato il Nord è la ‘ndrangheta, e a noi, che della ‘ndrangheta abbiamo conoscenza diretta poliennale, la cosa diventa implausibile, anzi ridicola.
La prova, dice il giovane ricercatore, viene da immaginarlo imberbe, è che quando telefona a qualcuno per parlare dei rapporti suoi personali, o di parenti o amici, con la ‘ndrangheta, o va a incontrarlo al bar, l’interlocutore chiude il telefono, oppure diserta l’appuntamento. E questo, spiega, è l’omertà. No, l’omertà è dire che la ‘ndrangheta domina il Nord. Cioè, non l’omertà, è la stupidità – ma l’omertà non è concetto molto sveglio.
A 23 anni Minari ha un mondo da imparare. Anche se qui propone gli “approfondimenti di otto anni”. A tempo perso – non vorremmo pensarne male? Si può pensare che negli “otto anni” si sia divertito, e continui a nostre spese, lui e Rizzoli. Non sarebbe male. Ma il furbo editore lo fa precedere da una prefazione del giudice Roberti, il Procuratore Nazionale Antimafia. Niente di meno: l’antimafia come gradus ad Parnassum, una scorciatoia per la carriera, il successo, l’autorità. Di piccoli e grandi furbetti.  Non mafiosi. Assolutamente.
Elia Minari, Guardare la mafia negli occhi, Rizzoli, pp. 279, ril. € 18

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