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giovedì 13 settembre 2018

A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (375)

Giuseppe Leuzzi


“Gli inglesi battono il caporalato” a Foggia, titola il “Corriere della sera”, nella “terra dei pomodori”. Dove però il caporalato non c’è, spiega il capo del’azienda inglese a Foggia, Princes Italia (un gruppo terzista, lavora per i marchi), incidentalmente: “Fatta 100 la raccolta di pomodoro in provincia di Foggia, non più del 10 per cento può avvalersi dello sfruttamento dei braccianti, perché il 90 per cento della raccolta è già meccanizzato”. Torme di inviati, per gli incidenti d’auto di cui sono rimasti vittime braccianti immigrati, e niente: il Sud è già detto.

I Catalani sono ricordati al Sud, specie in Calabria e in Sicilia, per la violenza. Al soldo degli Aragonesi nella guerra contro gli Angioini nel Trecento, “i mercenari catalani, gli Almugaveri”, furono “tristemente noti per le razzie e gli atti di banditismo frequentemente compiuti a danno della popolazione” - Giuseppe Caridi, “La Calabria nella storia del Mezzogiorno”.

Yasmina Khadra, lo scrittore franco-algerino, è nato a a Kenadsa, nel Grande Sud dell’Algeria, e ci ha passato i primi anni. Ma il Grande Sud gli viene rivelato, già giovane scrittore, da un americano, Robert Clark

“È bello avere il più bel paese del mondo, ma poi bisogna meritarselo”, Brahim Loob, scrittore algerino.

I Normanni si sono impadroniti del Sud chiamati dai Longobardi e dai Bizantini, che il Sud governavano.

Palermo si arricchisce di architetture e decorazioni arabe non durante l’emirato ma dopo la sua sconfitta. Sotto i Normanni e poi sotto Federico II di Svevia: la Cubba, la Zisa, la Cappella Palatina, le tante opere musive di Monreale e altrove.

La Germania è lontana, dal Mediterraneo
Ottone II, imperatore del Sacro Romano Impero, padrone di fatto anche di Bisanzio in Italia per avere sposato Teofane, figlia del governatore costantinopolitano, muove con grande esercito contro gli arabi per sloggiarli e viene sconfitto a Reggio, nel 982. Viene sconfitto dopo avere vinto: quando aveva giù ucciso l’emiro e messo in fuga le truppe avversarie. Già allora la Germania non ci sapeva fare.
Col Sud Italia è andata alla Germania un po’ meglio, per il mezzo secolo o poco più fino alla morte di Federico II di Svevia. Ma non si sa se per il sangue germanico o per quello normanno-siculo. Suo nonno, il Barbarossa, ci aveva puntato, facendo sposare a Enrico VI, suo figlio ed erede, la zia Costanza Altavilla, zia di Guglielmo II il Buono, l’ultimo dei re normanni di Palermo, alla quale  sarebbe toccato il Regno. Federico II perderà, più o meno, tute le guerre contro i Comuni e i principati italiani. Ma sarà onorato a Palermo, munifico protettore delle lettere e le arti, rispettato nel Mediterraneo islamico.

Il fisco degressivo
Il catasto onciario, una sorta di odierno “studio di settore”, che individuava il reddito minimo da tassare per le varie attività, adottato nel 1742 dal Regno delle Due Sicilie, dava molto credito ai lavoratori manuali – o sgravava i professionisti? L’imponibile annuo era di 12 once per braccianti, pastori e altri salariati, pagati fra 1,5 e 2 carlini al giorno. Di 24 per massari (padroni di greggi), artigiani e mercanti. Di 16 per i professionisti.
L’oncia, moneta nominale, valeva 6 ducati, o 60 carlini. Poiché i braccianti erano pagati fra 1,5 e 2 carlini al giorno, si presumeva che lavorassero tutto l’anno, senza pause.
Le greggi valevano più degli immobili. Questi si capitalizzavano su un reddito annuo calcolato al 5 per cento, quelli al 10.

Odio-di-sé
Investire in un museo “degno della Magna Grecia invece che nell’Ilva è la ricetta del vice-presidente del consiglio Di Maio per Taranto. Che il museo ce l’ha ormai da 131 anni, pieno di cose, e anche molto conosciuto.
L’ignoranza di Di Maio ci sta: i 5 Stelle se ne pregiano, e credono che il turismo sia il paradiso terrestre. Ma è anche vero che a nessuno il Sud è tanto sconosciuto quanto ai meridionali. 

La falsa “Lettera scritta da Andrea Camilleri”, “lettera aperta al giornalista di «la Repubblica Francesco Merlo»”, una lettera sfottò, messa in rete a novembre del 20011 e rilanciata l’altra settimana, in effetti riporta con brutte sensazioni il video di Merlo all’indomani dell’alluvione di Genova e della frana di Saponara (Messina) nel luglio del 2011. Di compassione forzata, di fatto un abuso, sulla famigliola vittima in Sicilia nella casa sommersa dalla frana, non abusiva e costruita a regola d’arte. Mentre si piangevano con sincera calore le vittime di Genova, di case abusive sul greto di un torrente, anzi sul torrente.
Sconsideratezza? Astio personale, di fronte alla morte? Che senso ha, non uno buono?
Poiché Merlo è comunque di origini siciliane, e di queste origini fa buon uso per premi e cittadinanze onorarie, quella sconsideratezza non è che una forma inconsulta di odio-di-sé, abitudinario, da riflesso condizionato, se si esercita anche sulla morte.

Il Regno felice
Il movimento autonomista siciliano che ha scritto otto anni fa la falsa lettera di Camilleri, e ora l’ha rimessa in circolo, ripete nella stessa l’elenco canonico delle “supremazie” del Regno delle Due Sicilie in Italia e in Europa. Lo Stato più industrializzato, dopo Gran Bretagna e Francia, all’Esposizione di Parigi nel 1856. La più grande industria metalmeccanica continentale, dopo la Francia. “C’erano industrie tessili, distillerie, cartiere, estrattive. Il primo mezzo navale a vapore del Mediterraneo (una goletta) fu costruito nelle Due Sicilie e fu anche il primo al mondo a navigare per mare. La prima nave italiana che arrivò nel 1854, dopo 26 giorni di navigazione, a New York, era meridionale - si chiamava “Sicilia”. Il cantiere di Castellammare di Stabia, con 1.800 operai, era il primo d’Italia per grandezza e importanza. La bilancia commerciale con gli Stati Uniti era fortemente in attivo e il volume degli scambi era quasi il quintuplo del Piemonte”.
Un tasso di sconto bassissimo, il più basso d’Italia. Grazie a un credito solido degli attivi bancari e demaniali. Tasse poche, tre o quattro, e pressione fiscale minima.
Il che è vero, anche se non del tutto. Che però si giudica negativamente a fronte delle arretrate condizioni economiche e sociali delle masse, stanti l’abolizione tardiva, col regno napoleonico, degli statuti e le strutture baronali, feudali.
Ma, anche qui, il Regno non era l’ultimo della classe. Era stato anzi il primo. Con una modernizzazione dello Stato unica in Europa nel primo Settecento – chiusa l’infelice parentesi asburgica, che invece altrove si vuole privilegiare. Che mise la museruola ai baroni, anche se non poté sradicarli. Con l’apporto di intellettuali di prim’ordine, di rilievo europeo in un’Italia allora in apnea: Galiani, Genovesi, Filangieri, Grimaldi, Galanti, Tanucci. Che innovò le rappresentanze, i processi decisionali, il diritto del lavoro, il regime delle concessioni e gli investimenti. Compresa la tassazione della manomorta, fino ad allora ancora esente – come dice il nome, significando beni ecclesiastici.
Si poteva fare meglio – l’unità.

Milano
Epidemia di polmonite nel bresciano, con alcuni morti. “Le cause? Possono restare un’incognita”. Con centinaia di casi di salmonellosi. Proteggersi anche a costo di negare, Manzoni non ha inventato nulla.

Le polmoniti del bresciano sono provocate da un evidente focolaio locale d’infezione, uno sversamento probabile di sostanze proibite, che infettano all’inalazione. Ma subito si trova un capro espiatorio assolutorio: “Epidemie favorite dalla globalizzazione”. Bisogna credersi.

Commozione per il rientro di Berlusconi nel calcio. Molta, da lacrime infine dopo tanti insulti. E di Galliani. Che salvano il Monza e vogliono portarlo alla Champions League. Perché no, auspicabile, tutto è possibile. Nessun accenno all’acquisto di una bara fiscale - serve a pagare meno tasse.

La “riqualificazione” dei Navigli è un’operazione immobiliare, la riapertura dei canali. Forte dell’ideologia del recupero, dell’ambiente, dell’acqua. Una speculazione come si vuole oggi, ecologica. I residenti si oppongono. Però non se ne parla: non c’è opposizione possibile.

Debutta con Bonvesin de la Riva, che tutto di essa fa magnifico, “De Magnalibus urbis Mediolani”. E forse ci credeva anche, anche lui.

Ha al centro una piazza senz’anima, che però il Duomo, imponente, assorbiva, in una sorta di gotico, della memoria del gotico, cancellando i brutti palazzi intorno. Se non che, per fare soldi, una palmizio falso gli è stato imposto davanti: denaro e falsa sensibilità – perché le palme senza radici? fanno ecologico.

Censiti da “Avviso Pubblico” 537 atti intimidatori nei confronti degli amministratori locali. Sono sicuramente troppi. Ma sono molti?
Gli atti intimidatori sono meridionali: il “profilo tipo” di “Avviso pubblico” che li censisce è l’auto bruciata sotto casa al sindaco di un comune meridionale medio-piccolo, con popolazione fino a 50 mila abitanti. Ma ora, dice “Avviso Pubblico”, “il fenomeno coinvolge tutte le regioni italiane”: nel 2017, dopo Campania, Sicilia, Calabria, Puglia e Sardegna viene la Lombardia, con 28 casi registrati.

Gli atti intimidatori in Lombardia possono anche essere opera di meridionali immigrati, è vero. Ma ci fu un’epoca, lunga secoli, in cui Lombardi emigravano al Sud, specie in Sicilia e in Calabria, l’onomastica e la toponomastica lo attestano. Non erano mafiosi. Ma nessuno li voleva tali.


La Regione Veneto di Zaia ha elaborato un codice delle Autonomie, in ben venticinque capitoli, la Lombardia dell’altro leghista Fontana corre subito alla rincorsa. E vuole arrivare prima: il suo codice delle autonomie non è riuscita ad allungarlo di più di quindici punti ma produce dichiarazioni e convegni per dirlo migliore. Nessun dubbio.


Anche per l’Olimpiade invernale, la Lombardia si è tirata indietro dalla joint-venture col Veneto per Cortina – e con Torino: La Lombardia vuole fare da sola. Salvo poi proporsi per la parte proficua del business, gli impianti nuovi.

leuzzi@antiit.eu

















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