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martedì 11 settembre 2018

Gli arabi in Calabria non ci sono stati, ma ci sono

Gli arabi arrivarono presto in Italia. Le prime scorrerie in Sicilia sono del 652, Maometto era morto da appena vent’anni, nell’Arabia remota. Pochi anni dopo l’arrivo nel Mediterraneo, a Antiochia nel 636, ad Alessandria nel 640. In Spagna arriveranno più tardi, nel 711, con tribù berbere del Nord Africa da poco islamizzate. In Francia, malgrado la sconfitta celebrata di Poitiers nel 632, arrivano fino ad Avignone due anni più tardi, e poi, nel 740, al saccheggio della Bretagna. Gli arabi non conquistavano per rimanere, ma per razziare. È solo per questo che l’Europa non è diventata islamica? Lojacono, arabista, è ostensibilmente filoislamico, ma non nasconde le cose.
È Eufemio, un colonnello bizantino poco capace e per questo spodestato del comando, che pressa l’emirato di Keiruan in Tunisia a occupare la Sicilia. E l’isola sarà presto occupata. Per la Calabria è diverso. Non ci sono invasioni ma scorrerie. Alcune a scopo di occupazione. Ma allora di aree ridotte, occupazioni isolate. Di Amantea per quarant’anni – e poi per settanta. Ancora meno Santa Severina, sullo Jonio. Ancora meno Tropea, anch’essa a due riprese, che però non interessava molto. E Cosenza, città longobarda, per diciott’anni, con Reggio, città invece ambita, capitale bizantina del Sud, per qualche anno a partire dal 952.
Ma le tracce resteranno a lungo: a Amantea e a Santa Severina si scrive in arabo ancora nel secolo XII. Una costante di questa continua bascula bizantini-arabi nei secoli IX e X essendo la dispersione dei vinti nel contado, non la loro eliminazione. Per di più la Calabria, terra allora d’immigrazione, poiché era facile nascondervisi, essendo sparsamente popolata, accoglierà molti mussulmani in rotta dalla Sicilia, per le continue guerre intestine, e poi cacciati dai Normanni. Una sorta di occupazione al rovescio.
Le tracce restano così numerose. Nel vocabolario, soprattutto nell’onomastica e nella toponomastica. Lojacono non fa una vera storia degli arabi in Calabria – forse le fonti fanno difetto, locali o arabe. Racconta la storia come è stata raccontata da Michele Amari un secolo e mezzo fa, e circostanziata nel volume “Gli Arabi in Italia”, di Gabrieli e Scerrato quarant’anni fa. Con la consueta, non critica, rivalutazione del mondo arabo – in voga in Occidente più che nella storiografia araba. Specie sul lato tolleranza, il fondamento della democrazia. Una credenza introdotta da Amari, ripresa da Cardini, Feniello, e la storiografia ebraica. Per la realtà basta chiedere ai greci, o anche ai tanti slavi, e perfino agli albanesi, oltre che agli armeni. Anche se sotto i turchi e non gli arabi, ma il regime islamico era lo stesso. O ai cristiani oggi in Pakistan o ai bahai nel khomeinismo.
La ricostruzione è per questo confusa: “Il successo militare del Jihad al Asgar (il “piccolo Jihad”, la piccola guerra santa, n.d.r.) … non si spiegherebbe se non con la partecipazione attiva a questo movimento espansionistico di una buona parte delle popolazioni soggiogate”. Felici quindi di essere soggiogate? Sì, per “la forza propulsiva del messaggio coranico”. Poi, due pagine più in là, si dice che “si fugge verso l’interno sperando di trovare salvezza”, le popolazioni invase fuggono. E subito dopo si dà conto di “repressioni spietate, squartamenti, decapitazioni e massacri di ogni tipo”.
Lojacono ha però qualcosa di più. Il saggio-sunto arricchisce con numerosi repertori, che fanno il pregio di questa “Storia”: compilazioni a prima vista attendibili, di golosa lettura. Della terminologia araba, quella ufficiale, ancora in uso nel dialetto. Dei nomi. Dei toponimi. Del vocabolario, con sottosezioni per gli animali, la gastronomia, le professioni, i verbi, la botanica, gli oggetti d’uso, l’agricoltura, le misure. E qua e là con brevi biografie di santi important poi dimenticati, Nilo, Elia da Enna, Elia da Melicuccà, Simone di Calabria, Luca di Melicuccà. Con un’appendice sui residui materiali: coppe, monete, armi, eccetera. Come dire che gli arabi in Calabria non ci sono stati, ma ci sono.
Antonio Maurizio Lojacono, Storia degli Arabi in Calabria, Città del Sole, pp. 29 € 13

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