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martedì 21 gennaio 2020

La scoperta del Dio unico - o l’atto di fede di Scalfari

La divinità può prendere molte forme – gli antichi romani se le assumevano tutte – ma poi è unica. O si riconosce oppure no. È come dice il papa, e non può essere altrimenti. Che “il Dio creatore è unico in tutto il mondo”.
Scalfari, agnostico professo – “mi manca la fede” – viene incontro al Dio unico della chiesa cattolica. Quello della Bibbia e dei Vangeli – e della chiesa. Esplorandone problemi e prospettive col papa Francesco e col cardinal Martini, per adeguarne i comportamenti. Con questi colloqui, e con quelli che editorialmente li hanno preceduti, e li seguono – da ultimo su “la Repubblica” giovedì, su clima e migrazioni. Un atto di generosità – di curiosità giornalistica. Che molto aiuta la chiesa. Un atto di fede in realtà: Scalfari parla della fede come un fatto (“mi manca la fede”), mentre è una ricerca, una inquietudine, quella che lo porta dal papa - per quanto non è ostentazione di potenza.
Papa Francesco sente molto l’attrattiva di una certa massoneria. Ha ricevuto anche Carlo De Benedetti. Scalfari ricambia con un interesse, sembra, sincero. Giornalisticamente sfrutta l’evento eccezionale, di un giornalista ateo in dimestichezza col papa, in vecchiaia, e dopo essersele fatte passare tutte. E anche editorialmente: il volume è una ripresa ampliata di due libri già pubblicati, del dialogo col papa (“Dialogo tra credenti e non credenti”), e con Martini - insieme con Vito Mancuso, qui omesso - (“Conversazioni con Carlo Martini”). Con gli articoli che al papa Scalfari è venuto via via dedicando su “la Repubblica”. E qualche suo “sermone domenicale”, sempre su “la Repubblica”, le articolesse con cui commenta settimanalmente il mondo, quando si riferiscono al papa, collegando il mondo al papa.
Lo fa con taglio giornalisticamente opportuno, un build-up sempre vivace. Sempre un po’ sopra le righe – eccitato, o solo esagerato - come è giusto: il lettore deve avere netta l’impessione che l’evento è eccezionale. La confidenza spingendo fino al personale. E a un’amicizia, si direbbe, tra ragazzi. Scalfari chiede al papa di santificare Pascal, il papa promette che si impegnarà. Lo chiama al telefono. Gli prepara regali. Lo riceve senza segretari nè altri intermediari. Lo accompagna sempre fino alla macchina, e anzi gli apre lo sportello e lo aiuta a salire. Un rapporto personale si è stabilito tra i due uomini, che Scalfari a suo modo immortala.
Si vede anche dal contrasto con Martini. Molto preciso, in ogni aspetto, nelle poche conversazioni che ha con  Scalfari, il cardinale Martini. La Resurrezione dei morti? Un mistero e una necessità: “La necessità di vivere con  carità e speranza”. Ed è vero che “bisogna amare profondamente la vita per essere poi illuminati dalla grazia e dalla fede” – il ardinale non lusinga l’interlocutore. Mentre papa Francesco, gesuita, Scalfari elogia in questi termini: “Candido come una colomba ma furbo come una volpe”. Dei gesuiti sottolineando “la proverbiale e non sempre apprezzabile flessibilità”. Il papa lo commuove in ogni occasione di incontro che qui racconta, ma Eugenio non rinuncia per questo alla “oneupmanship”.
Fa però il papa rivoluzionario. E non da poco: papa Francesco, Scalfari annuncia, ha abolito il peccato. È una cosa buona? Ma probabilmente è vera, il papa non sembra smentire l’entusiasmo di Scalfari. Che gli fa ripudiare la legge mosaica, del Dio “unico, giudice, vendicativo”, che “ordina e impone divieti” e “non contempa diritti, non prevede libertà”, a dire di Scalfari. Il papa non obietta - avrà sorrico dell’entusiasmo del suo vegliardo amico, ma chissà: papa Bergoglio, da buon latino, “rivoluzionario” vuole esere. E poi, insinua Scalfari, non ha scritto l’esortazione apostolica “Evangelii Gaudium”, in cui rifiuta il peccato e l’inferno? Si parla anche di “verità assoluta” – il contrario essendo dissoluta?
È anche vero che il papa, in puro scalfarismo, gli ha confidato: “Dio non è cattolico”, non è universale – “cattolico” è greco per universale? Peggio: non è della chiesa cattolica, Dio è di tutti. Insomma, una conversazione all’inglese, da vegliardi eccentrici che se le permettono tutte – con una buffa anticipazione, o un parallelo, dei “Pope” su Sky, gli sceneggiati di Sorrentino.

Eugenio Scalfari, Il Dio unico e la società moderna, Einaudi, pp. 192 € 16


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