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mercoledì 22 gennaio 2020

Ombre - 497

“Il lodo Conte è incostituzionale”. Renzi può non essere simpatico, ma dice la verità. Dividere la prescrizione tra assolti in primo grado e condannati è assurdo, prima che incostituzionale. Tanto più se la distinzione la fa un uomo di legge – Grillo, ancora ancora, si potrebbe capire, è un funestatore. Ma, a parte Renzi, nessuno lo dice: Conte dirige l’opinione pubblica? per conto di chi?

 “Ho sentito parlare bene di lei”, è un complimento? Per un ministro degli Esteri? Per Di Maio sì, e per il suo partito, che il commento da maestrina di Angela Merkel diffondono nei social. In genere si dice degli alunni che bisogna recuperare, per incoraggiarli.

Non c’è partita fra Greta e Trump a Davos. Ma Trump ha ragione: la partita è universale, e c’è chi bara, mentre gli Stati Uniti sono il paese che ha fatto di più.
Di più, Trump avrebbe potuto dire: gli Stati Uniti sono quelli che hanno inventato e imposto l’ecologia, da Nixon in giù. Anche come industria.

Due avvocati e un revisore contabile, Francesco Ardito, Antonio Lupo e Antonio Cattaneo, contestano i piani di ArcelorMittal a Taranto, i piani finanziario, produttivo (specialità, quantità), tecnico e commerciale. Possono contestarlo in tribunale, come se ne fossero esperti. Mentre sono avvocati di provincia.

Cioè no: i tre avvocati commissari i piani di ArcelorMittal li fanno contestare da altri tre avvocati. Che denunciano “le multinazionali” e il “capitalismo d’assalto”, come si diceva quando erano bambini. I commissariamenti sono una mangiatoia, ma senza decoro? Leggere un libro o un giornale più recente? Leggere un giornale?

I commissari pubblici che si ergono parte accusatoria nella questione della siderurgia sono gli avvocati Francesco Ardito, di Fasano, e Antonio Lupo, di Grottaglie, eletti al prestigioso incarico  dalla ministra leccese Lezzi, una compaesana, col concorso di un revisore dei conti, anch’egli avvocato minore, Antonio Cattaneo. Cercano di guadagnarsi il cachet, lucroso. Ma che ne sanno di acciaio, di impresa? Hanno avuto un “posto”, di sottogoverno, ben pagato, per fan di Grillo, e come lui puri e duri. Ma questo non  si dice: i giornali, i telegiornali non capiscono, non sanno, sono complici?

“4\3\1943”, il bellissimo poema di Dalla – la parte prima, prima di ridurre Gesù Bambino a rimare con “bevo vino” – è nei social e nelle tv citato e eretto quale inno all’immigrante: “Dice che era un bell’uomo e veniva\ veniva dal mare…”. Mentre è una storia di invasione, e forse di stupro – o di prostituzione (minorile). La bontà fa confusione.

“Il calcio non è il baseball, il football o il basket,”, spiega Rocco Commisso a Paolo Bricco sul “Sole 24 Ore”. Non si può decidere a tavolino chi partecipa ai campionati: “Servono le promozioni e le retrocessioni, i campionati a inviti ammazzano la passione”. Ma è quello a cui i maggiori club di calcio, in Italia la Juventus degli Agnelli, stanno lavorando.

“Fanno il lavoro sporco” per Haftar in Libia “duecento mercenari russi”, informa “Il Sole 24 Ore”, “una presenza confermata da diverse fonti. Anche se, ripete il Cremlino, non rappresentano lo Stato russo”. Ci mancherebbe. Il governo però sì, chi li paga sennò.

Mieli prende spunto da uno dei tanti articoli di Ian Bremmer, il fondatore e presidente di Eurasia Group, una società di consulenza in politica estera, uno dei tanti anti-trumpiani, per dire del “rischio della giustizia utilizzata come un’arma”. E per dire che “la situazione è assai diversa da come si presentava all’inizio degli anni Novanta, quando tutto cominciò”. E intende: allora sì che andava bene la giustizia politica, quando lui la spalleggiava. Con gli avvisi di garanzia recapitati – cioè “sparati” – attraverso il suo giornale.

Uno clamoroso, con cui Borrelli incastrava finalmente Berlusconi, dopo accanitissima caccia, fu sparato dal “Corriere della sera” in anteprima, in tempo per affondare una conferenza internazionale sulla criminalità che Berlusconi andava a inaugurare il giorno dopo a Napoli – poi risultato infondato. Mieli non ha mai detto chi glielo fornì in anteprima.
Nella storia bisognerà fare un processo ai giornali più che ai giudici: la giustizia politica è l’informazione politica, l’informazione avvelenata.

“Ronaldo, Dybala e Higuaìn in campionato hanno segnato tanto quanto Immobile /(23 gol)” – Tomaselli sul “Corriere della sera”. Quanto Immobile da solo, che è pagato un decimo dei tre.

“Il 15 dicembre del 1992 grida di giubilo si levarono dalla sala stampa del palazzo di giustizia di Milano: Bettino Crtaxi aveva ricevuto il primo avviso di garanzia nell’inchiesta Mani Pulite”, Goffredo Buccini, “Corriere della sera”. Tutto l’articolo merita la lettura (benché ridotto, curiosamente, rispetto a quello di corriere.it) 
L’applauso l’allora cronista di nera Buccini dice “abiura sonora ad ogni garanzia di terzietà: perché tutta l’inchiesta, sino a allora, era stata un inseguimento al vero bersaglio Craxi”. Di giornalisti e giudici uniti nella lotta.

I giornalisti – economici questi, non più di nera – usavano all’epoca applaudire anche l’Avvocato Agnelli ogni anno alla presentazione dei risultati di bilancio. Un’attitudine di minorità mentale più che di non terzietà.

“Craxi più odiato che antipatico”, dice Claudio Martelli presentando il suo libro “L’Antipatico”, inteso Craxi, a Milano. È solo vero, si può dire di Craxi come della Juventus, che è odiata dai due terzi degli italiani, i non juventini. Allora democristiani e berlingueriani erano la grande maggioranza. Non hanno vinto allora - solo macerie dal compromesso storico. E hanno promosso l’antipolitica, che li ha affossati e ci affligge.

Si celebra Craxi, nei venti anni della morte, con imbarazzo soprattutto degli ex socialisti, Martelli, Amato, Formica, eccetera. Quelli che lo abbandonarono. Dopo, però, essere stati scelti e promossi da lui – Craxi fu un bulldozer nel e del suo partito, il Psi, al quale impose i suoi uomini con durezza.  Ma la gratitudine fa politica: i delfini di Craxi che se ne sono allontanati sono finiti nel nulla.

Lucio Dalla il problema dei preti sposati l’aveva risolto da tempo in “L’anno che verrà” (più noto come “Caro amico, ti scrivo…”): “Anche i preti potranno sposarsi\ ma a una certa età”.
Il problema è semplice. Perché affrontarlo di sbieco, per il bisogno di preti in Amazzonia? L’ipocrisia è connaturata alle religioni, o non è loro nemica?

Molto lutto, solo doveroso, per Giampaolo Pansa. Ma evitando di ricordare che nessuno gli affidò mai la direzione di un giornale, negli anni 1970-1980, come pure avrebbe meritato. Aveva gli occhi aperti, il Grande Inviato, ma anche molta capacità di lavoro, come dimostrò nel secondo semestre del 1980, quando Scalfari gli affidò la vice-direzione esecutiva di “Repubblica”. Poi fu costretto ad andarsene, confinato all’“Espresso”. Era uno spirito libero, oltre che colto e intelligente, e questo non si confà al giornalismo (italiano)?

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