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venerdì 24 gennaio 2020

Dio giardiniere, di un mondo plurale

Più del fatto conta la rappresentazione, ha stabilito Fontenelle prima di Nietzsche. Dio giardiniere, dell’effimero? Tale lo immagina in queste “Conversazioni sulla pluralità dei mondi”, in polemica con l’ateismo sensista: “Se le rose, che durano solo un giorno, scrivessero la storia, farebbero del loro giardiniere un ritratto a loro modo, e come un essere di più di mille generazioni di rose. Le successive, nel tramandarlo alle altre , non cambierebbero una parola. Su questo punto direbbero: «Abbiamo sempre visto lo stesso giardiniere. A memoria di rosa, non si è mai visto altri che lui»”. L’uomo dura più della rosa. Ma la sua memoria?
Quello di Fontenelle è “il sofisma dell’effimero”, obietta Diderot nel “Dialogo di D’Alembert”: “quello di una creatura passeggera che crede nell’immutabilità”. Che “crede”, però, non è effimero né sofistico, è un’altra cosa. 
È la vecchia traduzione di un secolo e mezzo fa, ma rende bene l’idea. Una fra le tante teorie sui mondi abitati nel cosmo,forse anche nel sistema solare, di ipotesi filosofiche e speculazioni scientifiche, che si accavallan a partire almeno da Anassimandro, VI secolo a.C. Con Platone curiosamente a favore dei mondi paralleli, Aristotele contro. Questa di Fontenelle si distingue per un tratto poetico, nell’ipotesi scientifica, Fontenelle è seguace naturalmente di Copernico, ma non in contrasto, come si vorrebbe, con la tradizione cristiana, che nella sua stragrande e più qualificata (Alberto Magno, lo stesso Tommaso d’Aquino, Cusano, Occam) tradizione vede con favore l’onnipotenza divina estesa alla molteplicità dei mondi – Bruno fu bruciato, ma non per questo.
Fontenelle, figlio della sorella di Corneille (Pierre Corneille) ,educato dai gsuiti, avvocato e scrittore, non era un ideologo – ma molto illuminismo si rifarà a lui. La giurisprudenza si limitò a stiudiarla, come lavoro preferì la letteratura, che a Parigi poté esercitare già da ventenne nel quotatissimo “Mercure galant”, il periodico letterario che l’altro zio Corneille, Thomas, maggiore di Pierre di vent’anni, anche lui commediografo, ma sfortunato, dirigeva. Anche Bernard fu commediografo, non fortunato, e anzi sfortunato, ma laico e scettico. Prima di Bayle, con una commedia di nessun successo, “La Comète”, fustigò la ciarlataneria scientifica, degli astrologi,dei Rosacroce, della credulità popolare. Poi famoso per le opere galanti.
Le “Conversazioni”, pubblicate nel 1686, furono uno dei primi libri a spiegare in volgare (francese) un problema scientifico, e il più importante. Giordano Bruno sullo stesso tema l’aveva preceduto in volgare, “De l’infinito, universo e mondi”, che però non si poté diffondere per la condanna dell’autore. Un filosofo galante accompagna una marchesa a passeggio di notte sotto le stelle, e spiegando il sistena eliocentrico prospetta la possibilità che non sia il solo.
Le “Conversazioni”, pubblicate nel 1686, a 29 anni,valsero a Fontenelle cinque anni dopo l’elezione all’Académie Fraçaise. Morirà di cento anni, nel 1757, nel pieno dei Lumi che con le “Conversazioni” aveva anticipato, quanto a curiosità scientifiche dei letterati.
Bernard le Bovier de Fontenelle, Conversazioni sulla pluralità dei mondi, pp. 130, free online

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