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sabato 29 febbraio 2020

Letture - 412

letterautore
DialettoÈ la “lingua” su cui Hbo punta: dopo “Gomorra”, “L’amica geniale”. Ma un dialetto duro, inarticolato – di parole più spesso ridotte a un suono, nemmeno sillabico. Non una lingua, ma un linguaggio: della durezza. Anche di difesa, di chiusura a riccio, ma allora di sofferenza. Niente a che vedere col dialetto napoletano previo (il dialetto di Hbo è una forma di napoletano), dei De Filippo. Articolato invece, armonico, un arricchimento dell’italiano, cioè della comunicazione, nelle forme comiche e in quelle tragiche. Ora solo una forma di comunicazione veloce, e dubbia (confusa, confondente), piuttosto che aggiuntiva o arricchente. Che esclude di fatto, invece che coinvolgere. Il successo allora si spiega come un bisogno di violenza? Oppure come accettazione passiva di qualsiasi proposta, purché “forte”, decisa?  


Dickinson – “Una orgogliosa cialtrona dai giochi facili\  avara anche di cuore”, la saluta Alda Merini in un componimento epigrammatico del “Canzoniere di Sylvia 1986” – ripubblicato in “Confusione di stelle”. “Le lunghe sottane nere” e “il culto velato” delle “pettinature informi” rimproverandole, “indici di una vanità castigata oltre misura”.

Femminismo – L’ultima sua bandiera in America – la penultima prima del #metoo – è stata la sollevazione nelle università da parte contro gli insegnanti, anche donne, che usassero l’intercalare “caro, cara” nel dialogo con gli studenti. Anodino, comunque tollerato, dagli studenti ma offensivo per le studentesse, un’offesa sessuale e quasi un’aggressione. Sigrid Nunez ne fa una storia sapida nel suo super premiato, National Book Award e altri premi, “L’amico fedele”: la sollevazione delle donne al corso di scrittura contro un insegnante poi suicida. Uno che era stato in altra epoca perseguito dalle groupies, o ragazze yé-yé, “stupide, infatuate ragazze” – perseguito nel senso di aggredito sessualmente.
Nunez lo racconta bene, in breve, ma la storia di vent’anni prima, “Disgrazia” di Coetzee.

Flânerie – È solo maschile? Lo argomenta Sigrid Nunez aprendo “L’amico fedele”, p. 4: è possibile, si risponde (fa rispondere al suo personaggio), la donna in strada deve stare in guardia, non può andare sovrapensiero. Ma, poi, gli fa dire anche che per “la donna” c’è un equivalente, lo shopping – “da intendersi, nel caso, quella sorta di curiosare che le persone fanno quando non  stanno cercando ci comprare qualcosa”.

È solo parigina? E solo legata ai libri, dei bouquinistes, e quindi al Lungosenna - bouquinistes sono, erano, i rivenditori di libri usati, che usavano tenere le bancarelle in fila sul Lungosenna, quando i libri avevano un mercato. Walter Benjamin ne ha fatto a lungo, inconcludente, l’anamnesi, perdendosi nei meandri di Baudelaire, che pure era un dandy semplice, perfino limitato – un figlio di mamma che si occupava di passare il tempo, senza faticare.

Periferia – È il “di” d’obbligo, nobilitante, per lo show business, di cinema, canto, ballo, teatro, e anche luogo di riferimento – bistrot, bar – intellettuale: di periferia. Cantanti, attori, attrici, se non sono di periferia è come se non avessero stoffa – nessuno\a a Roma viene dai Parioli, da Prati, Trieste, Pinciano. Nemmeno più da Trastevere o Testaccio, tantomeno dai quartieri medio e piccolo borghesi, per esempio Monteverde, da dove in gran parte vengono e dove si sono formati, in scuole di canto, danza e recitazione pagate dalla famiglie, complessini, teatrini.

Petmania – Una forma di compensazione? Zadie Smith lo dice da New York, quintessenza della condizione urbana, a Luca Mastrantonio su “7”, una compensazione alla durezza della vita in America: “Gli animali sono un conforto: un gatto, un cane, un cucciolo è una tregua” dalle durezze della vita quotidiana, anche della solitudine, “una distrazione dal mondo”. E dunque anche in Italia, dove è molto diffusa?
La condizione animale c’entra poco – anzi consiglierebbe il contrario, non la domesticità forzata, incrociata, ammaestrata.

Poesia – “Una gestazione infelice” la vuole Alda Merini in una autointervista di cui si compiaceva (inclusa in “Confusione di stelle”, lei che poetava piuttosto che parlare. Infelice per essere faticosa, o per gli esiti? È come “partorire delle aquile”. Come gestante soffrendo di “un vomito tremendo per tutte le cose”. Per aver concepito “a volte facendo soffrire un altro”. E tuttavia per un qualche empito o bisogno di amore – senza è l’inferno: “Quando la poesia viene generata dall’assenza o dall’odio diventa un inutile sterpo, ma di questi doloranti sterpi è pieno l’inferno”.

Rilke – Viene proposto in via di beatificazione, in tema di amore. Amore dei bambini, della poesia e di Dio. Ma lasciò la moglie a nemmeno un anno dal matrimonio e non si curò della figlia. Vivendo a sbafo, alle cure di matrone “poetiche”.  La moglie, Clara Westhoff, non era nessuno, scultrice di chiaro ingegno. La figlia Ruth dedicherà la sua vita alla memoria e ai fasti del padre, e ai settant’anni si ucciderà, a 71 per l’esattezza. Rilke non “era fatto per una borghese vita di famiglia”, scrive wikipedia.

Scrivere – È antipatico, argomenta Sigrid Nunez, “L’amico fedele”: “Se leggere effettivamente fa crescere l’empatia, così ci dicono costantemente che succede, sembra che scrivere la allontani un po’”.

“Nei laboratori di scrittura molte storie cominciano con qualcuno che si alza la mattina”, nota Nunez, che ha sempre insegnato scrittura creativa. Il vecchio diario delle elementari – “descrivi la tua giornata”.

Simenon – Si considera sempre più, ora anche negli Stati Uniti, oltre che in Francia e in Italia, “lo” scrittore per antonomasia, se non per eccellenza. Avendo scritto un centinaio di romanzi a suo nome, un centinaio con pseudonimi, e tutti best-seller, anche quando annunciò che si metteva “in pensione” – pur industriandosi ogni giorni di fare l’amore con una donna diversa.

Storia – L’università Roma Tre ne impone lo studio a Fisica e Ingegneria – un corso propedeutico ai corsi disciplinari. Fisici e  ingegneri arrivano all’università troppo ignoranti. L’esito della Grande Riforma del ministro Berlinguer nel 1999. Del Pd dell’epoca, l’ex Pci che come i partiti Comunisti dell’ex Urss si volle all’improvviso “amerikano” in tutto – come se negli Usa la storia non si studiasse. E cominciò abolendo la geografia, e anche la storia, già alla scuola dell’obbligo. Perché la modernità è tecnica – come se la tecnica fosse un sacco di patate, non una cosa da pensare.  

Tutankhamon – Il “re di secondaria importanza” - “la Lettura”- fa il giro del mondo. O “faraone fanciullo” - id. - salito al trono a otto anni, morto a diciannove. Con i 5.400 reperti della sua tomba si fanno mostre dappertutto, in Europa, Australia, Giappone, Stati Uniti. Di una tomba forse “improvvisata”, spiega Livia Capponi, alla morte inattesa, “forse destinata a membri della corte”. Ma che dire dello splendore degli oggetti, che illuminavano il museo del Cairo dietro l’Hilton di Ghezira – dove erano raggruppati e dove torneranno, seppure in altra sede - anche nella stagione grigia della guerra contro Israele, dietro i muri di sacchi anti-aerei alle finestre? Cosa dovevano contenere le altre tombe, di faraoni e dignitari morti in età, dopo vite importanti di successi? Quanti tesori sono stati rubati, nelle camere mortuarie dei faraoni e dentro le piramidi, e si trovano dispersi nel mondo? Quanta storia è ancora da scrivere, malgrado il tanto parlare dell’Egitto dei faraoni.    

letterautore@antiit.eu

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