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venerdì 30 settembre 2022

Letture - 500

letterautore

Alberi – Sartre li odiava. Simone de Beauvoir lo attesta nel primo schizzo biografico che ne fece, nel 1945, per presentare Sartre al pubblico americano: “Sartre detesta la campagna, la proliferazione degli alberi…”. Odiando tutto ciò che è naturale, anche i cibi – specie i cibi: “Più che l’aria pura delle cime o dell’alto mare, ama un’atmosfera carica di fumo di tabacco e riscaldata dalla respirazione umana”.

Aurora – “Al tempo dei romani la parola «aurora» significava letteralmente «Est»”, Philip K. Dick, “Valis”. Era la divinità che si manifestava ogni giorno all’alba volando attraverso il cielo da oriente, annuncio della nuova giornata. Come la divinità greca Ios (Ἠώς). Con la quale potrebbe condividere la radice indoeuropea aus, aues, brillare. In latino arcaico ausosa, in sabino Ausejnome di una divinità solare.

Biblioteca – “La cosa più vicina alla mente di Dio” per Umberto Eco. Che echeggia Borges, il bibliotecario per eccellenza: “Ho sempre immaginato il Paradiso come una sorta di biblioteca”. Entrambi echeggiando Dante, che nel “Paradiso”, fissando la mente divina, vede l’universo intero “legato con amore in un volume”? 

Caponata – C’entra, indirettamente, col “Vecchio e il mare” di Hemingway? Si fa, si faceva in origine, col pesce corifena o lampuga, in Sicilia detto capone, pesce settembrino, in agrodolce. Poi il pesce, per chi non poteva permetterselo, fu sostituito dalle melanzane. Lo spiega Tommaso Melili, il masterchef del settimanale “Venerdì di Repubblica”. Con una chiosa letteraria che è una piccola bomba: è col pesce lampuga o capone, che ha pescato alla lenza con la mano sinistra libera dalla corda al marlin che insegue da giorni, che il pescatore Santiago di Hemingway, “Il vecchio e il mare”, si ristora nella rincorsa cui l’obbliga il gigantesco marlin. Una novità assoluta e anche benvenuta per i lettori italiani. I quali in questi settant’anni hanno saputo che Santiago si era ristorato con un pezzo di delfino. Delfino? Orrore, crudeltà. E come il vecchio Santiago ricavava un pezzo di delfino, con la mano sinistra? È che Hemingway ha scritto dolphinfish, che è la lampuga o capone, spiega Melilli, e Fernanda Pivano. pur anglista eccelsa, intima di Hemingway e tutto, ha tradotto “delfino”. E ha fatto testo, fino alla ritraduzione, un anno fa, di Silvia Pareschi.

Dante - Tra i tanti amici russi, Serena Vitale ricorda in particolare, sul “Robinson”, “la moglie di Mandel’stam, che ha influenzato la mia vita”. Nadezda, che aveva mandato a memoria le poesie del marito, impedito di pubblicazione e finito nel gulag, e le trascrisse in tempi meno truci: “La prima volta che ci vedemmo mi chiese di recitarle qualche pezzo della ‘Commedia’ di Dante”. Vitale prova col canto di Ulisse. Ma deve aver saltato qualcosa perché Nadezda la interrompe: “Non si vergogna? Perché, le chiesi? Mio marito, rispose, conosceva Dante a memoria”.  

Fascismo – I giornali inglesi e quelli americani hanno evocato il fascismo a proposito della temuta vittoria di Giorgia Meloni il 25 settembre. Lo stesso 25 settembre “La Lettura” ha chiuso con cinque-sei pagine sul fascismo. Ma si trattava di lanciare il nuovo volume della serie che Scurati sta scrivendo su Mussolini, a mezzo secolo da quella, altrettanto voluminosa, dello storico De Felice. E di presentare la serie tv che se ne ricava. Ma, se non ne parlasse Scurati, dov’è il fascismo in Italia – in Italia oggi, in Italia nei settant’anni della Repubblica? Potenza della letteratura, diabolica?

Mussolini ha governato l’Italia per vent’anni, con un colpo di Stato, non votato dagli italiani. E l’ha governata col manganello: dov’è la colpa dell’Italia? È, è vero, un fenomeno editoriale, non si scrive di nessuno come di lui, quindi a grande richiesta, ma è letto da chi? Di più dai fascisti o non dai non fascisti e gli antifascisti? Senza proprietà catartiche, liberatorie, poiché ciclicamente si ripresenta.  

Oriente – È colonialista? Oxford dice di sì, gli Oriental Studies ha riclassificato in Middle Eastern Studies. Eastern va bene, Oriental no? In tempi di pace è come nelle alluvioni, che anche gli str…. vengono a galla – si può discutere di tutto, e a Oxford più che altro si tratta di competere nell’offerta educativa di costosissimi master agli asiatici, con gli altri tempi dell’istruzione privilegiati, inglesi e americani. Ma Oriente è un fatto, geografico e anche culturale. Con molti intrecci con l’Occidente, e tuttavia piuttosto caratterizzato, molto prima del colonialismo, e anche dopo. Ogni generalizzazione comporta approssimazioni, resta da vedere se al fondo dice qualcosa. C’è qualche differenza fra l’antico Egitto, o l’ebraismo, e i presocratici, radicale.

Un pictura poesis “I filosofi sono poeti e pittori, i poeti filosofi e pittori, i pittori filosofi e poeti”, Giordano Bruno.

Poesia – Leopardi la vede immutabile: “Tutto si è perfezionato da Omero in poi, ma non la poesia” (“Zibaldone di pensieri”, 58).

La poesia ingrassa, sempre secondo Leopardi, se non è nutrita dalla prosa (“Zibaldone”, 29, a proposito di Alfieri, che chiamava la prosa “la nutrice del verso”): “Uno che per far versi si nutrisse solamente di versi sarebbe come chi si cibasse di solo grasso per ingrassare, quando il grasso degli animali è la cosa meno atta a formare il nostro, e le cose più atte sono appunto le carni succose ma magre, e la sostanza cavata dalle parti più secche, quale si può considerare la prosa rispetto al verso”.

Porosità – Il concetto introdotto per Napoli da Walter Benjamin, ricorre in Philip K. Dick, in “Valis”, il primo volume della “Trilogia di Valis”, a proposito del “cratere”, il vaso greco – “questa forma di vaso era la stessa usata in seguito nei fonti battesimali”. Il veggente protagonista del romanzo ha visto il vaso in un museo di Atene, e ha sentito la parola cratere “collegata con un’altra parola greca, póros” – che ritiene significare “fonte di calcare”. Il Rocci in effetti censisce solo significati analoghi, di poros come canale, via, anche mare (“il mare Jonio”). E dà “poroso” come originario dai “Lapidei” di Teofrasto, per “materiale” - non come sinonimo di adattabile, duttile, non rigido.  

Settembre – “Settembre, teco esser vorremmo ovunque!”, D‘Annunzio, “Le carrube”.

letterautore@antiit.eu

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