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sabato 4 febbraio 2023

L'impero americano è violento

Mossadeq (Iran), Arbenz (Guatemala), Nasser, Cuba, Vietnam, Nicaragua, Bosnia-Serbia (con l’utilizzo Nato delle bombe a uranio impoverito), per la creazione del Kosovo (idem, più la più grande base militare americana nel mondo), Afghanistan, Iraq, Libia, Ucraina 2008-2014, Yemen, Siria. Su 18 capitoli, 12 sono di “guerre illegali” come il titolo dichiara. Degli Stati Uniti da soli, o con la Nato. Ma, andrebbe precisato, con la collaborazione dei “volenterosi” della Nato, non c’è mai stata una “guerra Nato”.
Una “guerra dei gasdotti” sarebbe stata da aggiungere. Di quello dall’Iran alla Siria, da impedire a tutti i costi. E del Nord Stream 2, dalla Russia alla Germania via mare, evitando l’Ucraina e i Baltici, ora sabotato da non si sa chi – cioè, si sa ma non si può dire. Una “guerra”, di fatto, all’approvigionamento energetico dell’Europa – alla sicurezza nella diversificazione. Ma poi, e  soprattutto, c’è una guerra “legale”? La promozione di una guerra, l’attacco, frontale o surrettizio, non la difesa.
Qualcuna di queste “guerre illegali” è ancora più complicata. Saddam Hussein fu dapprima portato al potere in Iraq e poi sostenuto contro l’Iran. Nella prima Guerra del Golfo anche direttamente, con distruzione di molte piattaforme petrolifere e navi da guerra iraniane. Fino a che fu invece armato l’Iran, l’Iran mangia-americani di Khomeiny, nella triangolazione Iran-Contra in Nicaragua, contro Saddam Hussein. Poi punito con la seconda Guerra del Golfo, con ampio schieramento Nato, e infine con l’invasione nel 2003. Un cinismo non casuale, Ganser fa rilevare da George Friedman, lo scienziato politico magiaro-americano fondatore e titolare di Stratfor (Strategic Forecasting) e Geopolitical Futures: “Raccomando la tecnica introdotta dal presidente Reagan nei confronti di Iran e Iraq: sostenne entrambe le parti in conflitto! Così si sono combattuti a vicenda e non contro di noi. È stata un’operazione cinica e amorale, ma ha funzionato”.  
Si legge di corsa poiché è tutto noto o segue uno schema noto. Nel senso che la pubblicistica terzomondista per molti decenni aveva agitato questo dossier – che in quegli anni si diceva manipolato dall’Unione Sovietica. La conclusione è un manifesto: “Gli avvenimenti storici degli ultimi settant’anni mostrano chiaramente che molte volte i paesi della Nato ne hanno aggredito altri, violando il divieto dell’uso della forza sancito dallo Statuto delle Nazioni Unite. La Nato non è un’organizzazione al servizio della stabilità e della pace nel mondo, ma, al contrario, rappresenta un elemento destabilizzante”. E tuttavia, malgrado tutto, se tutto è noto è anche vero, si può aggiungere.
La Cia ha fatto molti colpi di Stato, non solo quelli contro Mossadeq e Arbenz – o Noriega, che Ganser pure ricorda, il presidente di Panama trafficante di droga ma per decenni servo utile della stessa Cia. Basta ricordare Allende, che Ganser non menziona, il presidente cileno abbattuto dal golpe di Pinochet. O i tanti rivolgimenti militari in Sud America e in Medio Oriente, negli ani 1960-1970, quando l’America puntava sui regimi “bonapartisti” – compreso Saddam Hussein, compreso Gheddafi.
Per alcuni aspetti, però, è una disamina nuova. Sulla guerra “inutile” in Afghanistan già quando Ganser scriveva, nel 2015. Contro i talebani che, non si ricorda evidentemente mai abbastanza, furtono creati e armati, come tutto il fondamentalismo islamico, dagli Stati Uniti e dall’Arabia Saudita nello stesso Afghanisan contro l’Unione Sovietia. L’Is compreso indirettamente, lo Stato Islamico, strutturato in Iraq e in Siria dagli iracheni sbandati di Saddam Hussein dopo l’invasione. E sulla guerra per procura tra Stati Uniti e Russia in Ucraina, che Ganser documenta già sui fatti del 2008-2014: delle dimostrazioni organizzate contro un presidente restio alla Nato, Yanukovich, terminate con un eccidio senza padri, ma con la cacciata dello stesso Yanukovich, fino al contrattacco russo in Crimea e nel Donbass (nessuno ricorda che l’Unione Sovietica cominciò a crollare nel bacino minerario e metallurgico del Donbass, per proteste sindacali e politiche russe). 
Utile repertorio dell’imperialismo del secondo Novecento e del primo Millennio, è un libro che pone indirettamente il problema dell’imperialismo. Che è politico prima che legale, qual è l’approccio di Ganser, che tutto riferisce all’Onu, alle sue deliberazioni o mancate deliberazioni, e rispetto alle quali definisce “illegali” le attività militari americane nel mondo.
È dell’America di fatto che si tratta. Per la semplice ragione, spiega Ganser, che le decisioni spettano non al segretario generale dell’Organizzazione, un uomo di paglia, ma al Saceur, il comandante militare, che è sempre americano – al generale Eisenhower per Mossadeq, al generale Lemnitzer per i missili sovietici a Cuba.
È indubbio che un secolo è passato, o quasi, di impero americano mondiale. Non grande e indiscusso come fu quello britannico nell’Ottocento ma dotato di ben 737 basi militari sparse nel pianeta – tante ne conta Ganser. Sotto le insegne della libertà e la democrazia. Nella sintesi di Obama, nel discorso alla Nazione dell’11 Settembre 2014: “Come americani, avvertiamo la nostra responsabilità di nazione-guida. Dall’Europa fino all’Asia, dall’Africa fino al Vicino Oriente, ci leviamo in piedi per la libertà, la giustizia, la dignità. Questi valori hanno guidato la nostra nazione fin da quando venne fondata” - con l’augurio finale consueto: “Dio protegga la nostra Nazione”.
Un impero altrettanto in buona coscienza come l’impero romano, si può aggiungere, lo fu sotto il segno della legge – non c’è paese che onori tanto i Campidogli come gli Stati Uniti - ma altrettanto severo.
Un impero di diritto, come ogni altro impero – che fa il suo proprio diritto. E nel caso di Clinton con Blair, andrebbe rimarcato, e poi di Obama (Yemen, Libia, Siria, Ucraina), democratico, liberatore, progressista, di sinistra. Di Obama in strana alleanza (Yemen, Libia, Siria) con le petromonarchie, Qatar, Arabia Saudita, le più attive nell’ispirazione e il finanziamento del fondamentalismo islamico di matrice wahabita. Con Hillary Clinton alla Segreteria di Stato, la cui Fondazione è - era – ricca soprattutto delle donazioni delle petromonarchie. Come a dare ragione alle farlocche fantasie della destra americana, che voleva il presidente Obama un islamista occulto. Forse è il concetto di imperialismo che bisogna rivedere, nel mondo “unito”, cioè globalizzato.
C’è in queste “Guerre illegali” un pregiudizio anti-americano. Ganser si fa spiegare dalla Bbc, con due teorici di Princeton, Martin Gilens e Benjamin Page, che gli Stati Uniti, la patria della democrazia, sono di fatto una oligarchia. Sorretta, aggiunge incidentalmente, da ben 16 agenzie di intelligence. E opina per un “complotto” nel crollo di una delle torri Gemelle l’11 Settembre, non colpita dagli aerei kamikaze. Ma porta anche molta “evidenza”. Mette a fuoco cioè molto materiale fattuale, semplicemente trascurato, in una sorta di ubriacatura dell’opinione pubblica, da una “battaglia di libertà” all’altra. 
Certamente è da rivedere la Nato, in questo mondo unificato. Il concetto e l’organizzazione. Ganser parte con la considerazione che Helmut Schmidt, il cancelliere socialista tedesco, scriveva nel 2008, dopo mezzo secolo di attività politica di vertice, della Nato: “In realtà, questa organizzazione non è necessaria. Considerata oggettivamente, è solo uno strumento della politica estera americana, della sua strategia mondiale”. L’Europa dovrebbe sapere se è alla sua fine che sta operando. Tanto più ora, che si trova all’avamposto contro la Russia, che pure, secondo la geografia e la storia, è parte di essa.
Di grande lettura la ricostruzione minuziosa della crisi nucleare di Cuba nel 1962 - con l’iperattivismo di Egidio Ortona, l’ambasciatore italiano all’Onu (ministro degli Esteri era Segni). E della guerra nella ex Jugoslavia, di una serie spericolata di provocazioni Nato, cioè americane, su tutti i fronti, Croazia, Bosnia, Kossovo. Specialmente disumane, va aggiunto, in un territorio civilissimo usato per sperimentazioni belliche come fosse un deserto: esercitazioni per l’affinamento dell’arma aerea, con le bombe “a grappolo” e quelle all’uranio impoverito - che non sono state catalogate, e non si catalogano, come armi chimiche, proibite, anche se tante vittime hanno fatto di “fuoco amico”.
Oggi, nel pieno di una guerra sicuramente di aggressione, della Russia contro l’Ucraina, la lettura di Ganser solleva uno strano presentimento: di un déja vu, nelle guerre jugoslave, guerre “illegali” in larga parte, della Nato, cioè degli Stati Uniti, cioè delle 16 agenzie di intelligence in recondite manovre. Con l’Europa in prima fila, a sua insaputa ma obbligata, con le sanzioni, cioè con la disarticolazione della sua rete energetica, e col rischio ritorsioni.
Carlo Rovelli dice tutto nelle quattro paginette dell’introduzione: siamo sommersi da “una narrazione basata su un’impressionante ipocrisia”. Ma si spinge troppo a delineare un Occidente ancora dominante militarmente, ma non più nell’economia e nei saperi. Questo è vero dell’Europa. E non per ipocrisia, non sembra – l’evidenza è persino arrogante: per incapacità, forse per viltà.
Il capitolo “La guerra illegale contro l’Ucraina – 2014”, è completato in questa edizione da brevi considerazioni sull “attacco” della Russia contro l’Ucraina il 24 febbraio 2022, “un conflitto geostrategico tra Mosca e Washington”: “Come se gli Stati Uniti e la Russia, entrambe potenze nucleari, si fronteggiassero in una guerra per procura”. Non si userà l’atomica, ma l’Ucraina è solo il terreno di un braccio di ferro tra le potenze nucleari. Come Cuba lo fu.  
Con una cronologia, in fondo, di “Alcune delle guerre illegali avviate dopo il 1945”.    
Daniele Ganser, Le guerre illegali della Nato, Fazi, pp. 589 € 20 

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