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sabato 27 gennaio 2024

Il mondo com'è (470)

astolfo


Alcmeone di Crotone – Un magno greco tanto evanescente quanto ingombrante. Di lui si sa poco – che “era giovane quando Pitagora era vecchio”, secondo Aristotele, e nulla più. Ma che avrebbe inventato la fisica - la disciplina - con un trattato “perì phiseos”, avrebbe per primo praticato l’anatomia, e avrebbe ricondotto i fenomeni mentali, e il coordinamento delle sensazioni, al cervello. Ma in un quadro di incertezza, poiché di lui si sanno poche cose, frammentarie. Si sa però che Aristotele, che lo cita, voleva invece tutte le funzioni vitali, comprese quelle mentali, ricondotte al cuore, come l’organo che è l’ultimo a morire. 


Berberi – Una nuova minoranza si affaccia sul Mediterraneo, non secessionista ma abbastanza forte da ridefinire gli assetti costituzionali e la politica interna dei due paesi maggiori del Maghreb, l’Algeria e il Marocco – e in prospettiva la Libia: i berberi. Il re del Marocco Maometto VI ha decretato festa nazionale il capodanno berbero il 14 gennaio, e il berbero lingua nazionale, alla pari dell’arabo. Una decisa presa di posizione con un occhio malevolo, forse, all’Algeria, la nemica di troppe questioni - dove le rivendicazioni della minoranza berbera sono terreno di attriti. Ma è un fatto che il Marocco è da qualche tempo ufficiosamente bilingue. I berberi sono stimati essere il 40 per cento della popolazione marocchina. In Algeria, invece, le rivendicazioni berbere, che sono sempre state forti, già in epoca coloniale e nella stessa guerra di liberazione, in antitesi alla parte araba della popolazione, sono contrastate dal governo centrale, per il rischio secessionista, essendo concentrate e prevalenti soprattutto nel Nord-Est. 
L’etnonimo “berbero” è oggi risentito negativo, in quanto derivazione da “barbaro”. E così pure Maghreb, che in arabo è “Occidente”, una regione marginale. I termini di riferimento sono ora amazigh, plurale imazighen,i liberi, per berbero-i, e Tamazgha per Maghreb. Per Tamazgha, termine  coniato cinquant’anni fa da un’Accademia Berbera a Parigi, intendendosi una vastissima area africana, comprendente, oltre il Maghreb della vecchia geografia (Libia, Tunisia, Algeria, Marocco, Sahara Occidentale, Mauritania), anche Egitto, Niger, Mali, Burkina Faso, Senegal e Canarie. Un’area che si vuole corrispondere alla Libia di Erodoto, e alla Barberia, Stati barbareschi, Costa berbera della geografia medievale e moderna, fino a tutto l’Ottocento. Il nome è stato coniato in riferimento ai Mazici, popolazione “libica” di Erodoto, Ecateo, Virgilio, Lucano (“Mazaci”). Pseudo-Ippolito.
Insieme a un riequilibro politico nel Nord Africa occidentale, i berberi hanno avviato anche una revisione storica. Sempre più, in particolare, prende piede l’ipotesi che l’invasione cosiddetta araba dell’Italia meridionale (emirati in Sicilia, Calabria e Puglia) e in Spagna sia stata opera di popolazioni islamiche ma prevalentemente berbere – la storia della Sicilia “araba” è ferma a Michele Amari, metà Ottocento, ma qualche aggiornamento emerge.
È storia del resto che gli Almoravidi, che regnarono sul Marocco e la Spagna musulmana a cavaliere del 1100 erano una dinastia berbera, proveniente dal Sahara. Sconfitti in Andalusia, gli Almoravidi superstiti si stabilirono nelle Baleari, dove si sono perpetuati col nome di Banu Ghaniya (banubani = figli di, denomina le tribù). Altri berberi, col nome di  Guanche – derivato da Ghaniya? – furono incontrati da Niccoloso da Recco, il primo navigatore oceanico, o uno dei primi, nel 1340 alle Canarie, dove si era spinto, con equipaggio genovese, fiorentino e spagnolo, per conto del re del Portogallo Alfonso IV - al ritorno, dopo cinque mesi, Boccaccio lo incontrò a Firenze, e ne celebrò l’avventura col trattatello “De Canaria et insulis reliquis ultra Hispaniam in Oceano noviter repertis”. 
Col nome di Murabit, come erano chiamati dagli arabi, i berberi almoravidi si perpetuano, molto diffusi, tra Calabria e Sicilia a cavaliere dello Stretto di Messina, e in Spagna, Tunisia, Marocco, Mauritania.
Che la componente berbera fosse forte tra gli islamici di Sicilia lo proverebbero le attitudini agricole, con le colture irrigue, dalle verdure agli agrumeti, e il riassestamento e il riutilizzo delle condutture dell’idraulica romana. L’invasione propriamente araba della Sicilia si tende ora a confinare a Mazara del Vallo, all’estremità occidentale dell’isola, mentre l’area meridionale, dell’agrigentino, da Castelvetrano a Gela, si ritiene abitata da berberi. Si dice ora la conquista islamica, non più araba, della Sicilia. Rimarcando che essa fu iniziata partendo da Tunisi, a Mazara. E che fu un’occupazione lenta, non d’assalto, un’immigrazione più che una conquista. Portata a compimento dopo un secolo e mezzo di tentativi, nel 965, a Rometta. E sarebbero stati berberi, indisciplinati, gli “arabi” di Sicilia che Federico II confinò a Lucera, in Capitanata, sopra il Tavoliere delle Puglie. 

“Saraceni”, il termine invalso per oltre un millennio per dire delle scorrerie e piraterie “arabe” (dei mussulmani), è termine riferibile piuttosto ai berberi. Il termine è in arabo spregiativo, derivato da saraq, rubare. Attività che si riscontra anche nei Tuareg del Sahara, cui i berberi si ricollegano, che sono predoni. In letteratura del significato e le origini di “saraceno” si danno molte letture. Saraka era una città del Sinai, secondo Tolomeo, abitata da una popolazione araba che prendeva appunto il nome di sarakenoi – lezione pi ripresa da Stefano di Bisanzio. Un’altra derivazione, passando per il latino, è dall’aramaico sarqn, che sarebbe “abitante del deserto” – che sarebbe la stessa di Tolomeo. Oppure dall’arabo sharq, oriente - e quindi “gli orientali”. Viene collegato a questa lezione il termine greco-bizantino Σαρακηνός (sarakēnós), derivato appunto dall’arabo, sharq e sharqqiyyun, oriente e orientale. Fantasiosa è ritenuta l’etimologia di Isidoro di Siviglia, poi ripresa da san Giovanni Damasceno: “«I Saraceni sono stati così chiamati o perché si proclamano discendenti di Sara, ovvero perché, come dicono i gentili, sono originari della Siria”.

L’identificazione dei saraceni con i berberi, prevalentemente, è rafforzata dal perimetro della loro attività: il Mediterraneo occidentale. Con basi nei porti del Maghreb, e attività sulle coste tirreniche, dalla Sicilia alla Liguria, la Costa Azzurra, il golfo del Leon, le Baleari. A Taranto, Bari e in alcune località calabresi ebbero basi fisse anche per periodi lunghi, mezzo secolo. A volte inoltrandosi, in Calabria,  Liguria, Costa Azzurra, in zone interne, collinari e montane, sempre raggiungibili lestamente dal mare – la pratica che più dispone per l’identificazione dei saraceni con i berberi. S opra Cannes, nella Costa Azzzura, fu berbera la località La Garde-Freinet, un tempo Le Fraissinet, frassineto, in arabo farakhshanīṭ - Frascineto è una località, oggi italo-albanese, ai piedi del massiccio del Pollino in Calabria.

(continua


Darmanin – Gérald Darmanin, il ministro dell’Interno francese, riconfermato anche nella nuova compagne guidata dal giovanissimo premier Attal, che ha provocato almeno due incidenti con l’Italia con le sue critiche alla “superficialità” italiana in materia di blocco dell’immigrazione clandestina e di rimpatri, sarebbe di origine italiana. La biografia ufficiale lo vuole “di famiglia di lavoratori, con radici algerine e maltesi”. Il padre, Gérard, gestiva un bistrò, la madre, Annie Uakid, lavorava come colf. Più in là, la biografia si spinge solo dal lato materno: il nonno, Mussa Uakind, era stato sottufficiale dell’esercito francese, decorato al valore, un resistente delle Forze Francesi dell’Interno nella Francia occupata, e un harki, un algerino lealista, nella guerra di Liberazione dell’Algeria,1954-1962 - contro l’indipendenza dell’Algeria).  
Non registrato nella biografia ufficiale, il nonno paterno era Rocco Darmanin, minatore. Nato a Béja, in Tunisia, poi migrato a Denain (Nord – Alta Francia), in prossimità del Belgio, dove lavorò come minatore. Rocco era figlio di Salvatore Costanzo Darmanin, e di Carmela Grazia Maria Caruana. Immigrati in Tunisia, lui da Malta (un nome residuo dei tanti veneti dell’isola), ma via Sicilia, lei dalla Sicilia. “Le Nouvel Observateur”, nel primo ritratto del politico in ascesa, nel 2014, li fa entrambi maltesi - su indicazione del futuro ministro?. Salvatore Costanzo e Carmela ebbero due figli, Salvatore e poi Rocco.
 
Mondovì – Si chiamava Mondovì  il villaggio-città in Algeria, ora Dréan, sulla costa orientale dell’Algeria, dove Camus è nato. Si chiamava Mondovì quando Camus è nato, nel 1913, e l’Algeria era colonia francese. Una cittadina ora di 40 mila abitanti. Che produce ancora vino, con agrumi e tabacco.

astolfo@antiit.eu

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