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La difficile successione del papa (Francesco) - nel 2016
Non è come si
dice, che “morto un papa se ne fa un altro”, non è così semplice. Questa è la
storia di un conclave “vero”, benché inventato: Robert Harris ha non solo gli strumenti
giuridici (procedurali) necessari - come tutto ciò che è “romano”, si può dire,
dopo “Pompei” e la trilogia ciceroniana - ma anche la perspicacia e la sensibilità
di analizzare e presentare il conclave come oggi si presenta. Come si presenterà:
scrivendone nel 2015 antivede la successione del papa Francesco. Che caratterizza
in anticipo come sarà nei dieci anni successivi – come era già stato nei tre anni
scarsi di pontificato, dal 13 marzo 2013. Nei particolari: la modestia esibita,
l’individualisno, esacerbato dalla diffidenza (il plot gira attorno al
vezzo della segretezza del papa defunto), e i troppi cardinali, la profluvie di
nomine cardinalizie (l’ultima è di tre settimane fa….) per annacquare l’aria
europea e curiale della Chiesa. C’è già anche l’alloggio di Santa Marta, pretenzioso
e scomodo malgrado le pretese di semplicità.
“Non abbiano
bisogno di una Chiesa che si muova con il mondo ma di una Chiesa che muova il
mondo”, dice il vecchio cardinale, non elettore, quasi centenario, scelto dal
conclave per la “seconda meditazione”, prima della prima votazione – in sintonia
col papa defunto. Contro la “dittatura del relativismo”, ma anche contro lo
spirito curiale, cortigiano.
Un racconto non
complimentoso, anzi cattivo. Di manovre, e anche sgambetti, attorno ai quattro candidati.
Che sono senza scandalo, e senza finta modestia, autocandidati. Tra essi anche un
africano, il nigeriano Adeyemi, a un certo punto a un passo dal soglio. Ma il racconto
è dal di dentro, da “buon cattolico”: sofferto, e speranzoso.
Un racconto, alla
fine, prolisso – dettaglista, come R. Harris suole: non rinuncia a nessuna delle
sue tantissime, precise, conoscenze in materia di procedure, mentalità,
personalità. Con spreco anche dello Spirito Santo. Ma tanto più per questo
realistico. “Siamo un’arca”, riflette il decano del Collegio cardinalizio (dei cardinali
elettori, max 75nni), cui toccherà organizzare e dirigere il conclave, “un’arca
circondata dalle acque tumultuose della discordia”. Un’elegia, anche, alla “centralità
perduta” di Roma. Fuori, fuori del conclave e del Vaticano, le proteste
rumorose e anche violente – vetri rotti anche entro le mura – per i diritti e ogni
trasgressione, e contro le istituzioni.
Il nuovo papa s’indovina
a metà lettura. Ma non per il motivo che si pensa – la trattazione da vero fedele
Harris termina con uno sghignazzo (conservatore? non volendolo?).
Robert Harris, Conclave, Oscar, pp. 265
€ 14
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