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sabato 28 dicembre 2024

La difficile successione del papa (Francesco) - nel 2016

Non è come si dice, che “morto un papa se ne fa un altro”, non è così semplice. Questa è la storia di un conclave “vero”, benché inventato: Robert Harris ha non solo gli strumenti giuridici (procedurali) necessari - come tutto ciò che è “romano”, si può dire, dopo “Pompei” e la trilogia ciceroniana - ma anche la perspicacia e la sensibilità di analizzare e presentare il conclave come oggi si presenta. Come si presenterà: scrivendone nel 2015 antivede la successione del papa Francesco. Che caratterizza in anticipo come sarà nei dieci anni successivi – come era già stato nei tre anni scarsi di pontificato, dal 13 marzo 2013. Nei particolari: la modestia esibita, l’individualisno, esacerbato dalla diffidenza (il plot gira attorno al vezzo della segretezza del papa defunto), e i troppi cardinali, la profluvie di nomine cardinalizie (l’ultima è di tre settimane fa….) per annacquare l’aria europea e curiale della Chiesa. C’è già anche l’alloggio di Santa Marta, pretenzioso e scomodo malgrado le pretese di semplicità.
“Non abbiano bisogno di una Chiesa che si muova con il mondo ma di una Chiesa che muova il mondo”, dice il vecchio cardinale, non elettore, quasi centenario, scelto dal conclave per la “seconda meditazione”, prima della prima votazione – in sintonia col papa defunto. Contro la “dittatura del relativismo”, ma anche contro lo spirito curiale, cortigiano.
Un racconto non complimentoso, anzi cattivo. Di manovre, e anche sgambetti, attorno ai quattro candidati. Che sono senza scandalo, e senza finta modestia, autocandidati. Tra essi anche un africano, il nigeriano Adeyemi, a un certo punto a un passo dal soglio. Ma il racconto è dal di dentro, da “buon cattolico”: sofferto, e speranzoso.
Un racconto, alla fine, prolisso – dettaglista, come R. Harris suole: non rinuncia a nessuna delle sue tantissime, precise, conoscenze in materia di procedure, mentalità, personalità. Con spreco anche dello Spirito Santo. Ma tanto più per questo realistico. “Siamo un’arca”, riflette il decano del Collegio cardinalizio (dei cardinali elettori, max 75nni), cui toccherà organizzare e dirigere il conclave, “un’arca circondata dalle acque tumultuose della discordia”. Un’elegia, anche, alla “centralità perduta” di Roma. Fuori, fuori del conclave e del Vaticano, le proteste rumorose e anche violente – vetri rotti anche entro le mura – per i diritti e ogni trasgressione, e contro le istituzioni.
Il nuovo papa s’indovina a metà lettura. Ma non per il motivo che si pensa – la trattazione da vero fedele Harris termina con uno sghignazzo (conservatore? non volendolo?).   
Robert Harris, Conclave
, Oscar, pp. 265 € 14

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