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venerdì 20 dicembre 2024

L’anima di Dante in francese

Una raccolta di scritti – saggi e testimonianze – in memoria di Jacqueline Risset, la poetessa francese, francesista alla Sapienza dagli anni 1970, erede del francesista principe Giovanni Macchia, morta dieci anni fa: Bonnefoy, Kristeva, Ossola, Balestrini, Trevi, Citati e molti altri. A cura del suo compagno, il latinista Todini – morto ora anche lui. Con una silloge di suoi scritti.
Poetessa di molteplice ispirazione, aveva esordito giovanilmente con la sperimentazione. Sulla rivista “Tel Quel” di Philippe Sollers - altra presenza un tempo significativa e presto dimenticata. Per virare successivamente verso la “poesia delle origini”, i provenzali e Dante. Dante soprattutto, di cui fu cultrice assidua nella maturità – così come del Joyce “italiano” (il Joyce italiano, articoli, lettere, saggi, si può dire recuperato per la sua acribia).
La raccolta rende conto di una produzione, d’autore e critica, vasta e sempre stimolante. Numerosi i lavori su Dante, che divenne presto la sua passione – la estese anche a Fellini, che provò con lei a immaginare una riduzione cinematografica della “Commedia”. Resta soprattutto importante la sua versione in francese della “Commedia”, basata sul ritmo, page-turner, di forte leggibilità ( senza perdere in complessità e dignità) – per una lettura come De Sanctis la consigliava, senza le note. Come un racconto di avventure “mirabile”.
Una versione meglio spiegata da un altro italianista - qui tra quelli che le rendono omaggio - René de Ceccatty, nella presentazione della sua propria versione della “Commedia”, popolaresca, tipo “I Reali di Francia”, il “Guerin Meschino”, in settenari. Anch’essa si era posta “la necessità della leggibilità”, spiega Ceccatty, e c’è riuscita, senza tradire il poema, per la “sua sensibilità poetica”: “Poeta lei stessa nelle due lingue, italiano e francese, sa perfettamente ciò che vuole dalla poesia, fatta di concentrazione e folgorazioni, che ricerca e riproduce in francese”. Per cui “la versione di Jacqueline Risset è la sola che dà un’idea della vita, dell’invenzione, dei cambiamenti di ritmo, degli effetti di realismo, della sensualità, degli scherzi o dei momenti di profonda meditazione, di questo testo sempre inatteso”.
Umberto Todini-Andrea Cortellessa-Massimiliano Tortora (a cura di), Avanguardia a più voci
, Edizioni di Storia e Letteratura, pp. 286, free online

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